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USA, Pearl Jam, Guns N’ Roses, Green Day, prestiti dal governo per tutelare l’industria musicale dopo l’emergenza Covid-19

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L’emergenza legata agli effetti del Covid-19, da quanto leggiamo, osserviamo ed ascoltiamo tramite dichiarazioni e interviste degli esperti del settore, ha sferzato un duro colpo al mondo della musica. Se in Italia le istanze di tutela professionale ed economica di artisti e addetti ai lavori sono passate attraverso petizioni e flash-mob volutamente “in silenzio” prima di trovare ascolto ai tavoli del governo, negli Usa sono stati stanziati ingenti prestiti PPP (di partenariato pubblico-privato) a favore delle più rilevanti band d’oltreoceano.

Conseguenza della pandemia è stata – infatti – la cancellazione di tour ed eventi promozionali. Per effetto a cascata, l’occupazione di migliaia di lavoratori è stata messa a repentaglio per un tempo ancora non quantificabile. All’interno dell’articolo editato da Rolling Stone USA si specifica che il programma “cares act” della Small Business Administration and Treasury Department, varato dall’amministrazione Trump, soccorre la piccola media impresa con somme di svariate zeri.

Il minimo comun denominatore per tutti i gruppi e artisti rimane l’identica condizione di attivazione. A cambiare, in base al peso specifico dei nomi in ballo, risulta l’ammontare del finanziamento. Pearl Jam, Guns N’ Roses, Eagles e Green Day avrebbero ricevuto tra il mezzo milione e il milione di dollari. Fondi proporzionalmente calcolati sono poi arrivati a Tool, Nickelback, Imagine Dragons, Slipknot, Papa Roach, My Chemical Romance, Bon Iver ed anche ad artisti del panorama hip hop – vetrina per eccellenza di sfarzo e ricchezza nell’immaginario comune – come Wiz Khalifa, Lil Jon e French Montana.

Resta certa ed immutabile la categoria di destinazione dei prestiti PPP: touring staff, organizzatori, roadies, tecnici del suono e tutti quei professionisti così fondamentali e così – troppo spesso – invisibili.

Photo credits Luigi Rizzo

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