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Interviste

Calvino torna con E tu, un valzer sugli ossimori dell’amore

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“Un valzer sugli ossimori dell’amore”: Calvino torna con E tu, il suo nuovo singolo uscito il 22 gennaio, che segue Saturno e Che male c’è. Nato nelle nebbie della val Padana alla fine degli anni ‘80, Calvino pubblicherà a breve Astronave madre, il suo album: E tu è un vero e proprio atto di psicanalisi musicale, un modo per capire quanto coraggio ci voglia davvero per amare qualcuno.

E’ un valzer tra il desiderio e la solitudine dove i due ballerini possono solo avvicinarsi ma mai toccarsi – spiega Calvino – Il testo è formula che tenta di spezzare questo incantesimo in modo che Pinocchio diventi un bambino vero, che la sirena diventi interamente umana, ma queste cose avvengono nelle favole”.

 

Prima di tutto: Calvino. E’ un nome importante. Non so se l’hai adottato in omaggio allo scrittore, ma in ogni modo: sei più il Calvino del Sentiero dei nidi di ragno o quello del Visconte dimezzato? O magari di Marcovaldo! O sei tutto questo, tutto insieme?

Il nome è stato preso come protezione, un santo a cui votarsi nell’iniziare questo viaggio. Ho pensato che per i territori che avrei voluto esplorare Calvino potesse essere la migliore guida possibile. Se dovessi scegliere un libro in particolare forse sceglierei Il barone rampante.

 

E tu è uscito il 22 gennaio. Sai già come sta andando? E quali sono i tuoi prossimi passi?

Per capire come una canzone arriva a chi l’ascolta non mi sono molto di aiuto i numeri degli ascolti o le condivisioni. Per me è sempre stato il momento del live quello fondamentale per capire se quello che scrivo arriva a qualcuno. I prossimi passi spero proprio che siano legati al tornare a suonare dal vivo queste canzoni.

 

Il disco si chiamerà Astronave madre. Uno dei tuoi singoli si chiama Saturno. Ti piace lo spazio, sei un alieno, o hai una voglia di scappare che porta via?

Forse nel tempo mi sono sentito un po’ in tutti e due i modi. Penso però che lo spazio sia una metafora ricchissima e un pozzo senza fondo da cui pescare suggestioni e immagini. Credo anche che in questo disco lo spazio non abbia tanto a che fare con quello cosmico ma con quello interiore.

 

Domanda strana (non che quelle sopra fossero normali): sei cresciuto nella nebbia della Pianura Padana. Io amo la nebbia, ma tu che ne pensi? Credi che possa ispirare la creazione? Che il fatto che non vedi a due centimetri dal naso ti permetta di poterti immaginare un mondo? E credi che questo allenamento alla creatività ti abbia fatto bene, in un certo senso?

Credo che tu abbia centrato il punto. Nella nebbia tutto è possibile, qualsiasi forma può essere fraintesa ed è solo l’immaginazione a poterle dare un senso da lontano. Credo anche che la nebbia sia una buona immagine per descrivere l’infanzia e l’infanzia sia uno dei luoghi principali dove poter trarre le emozioni che metto nelle canzoni. Nel ricordo le forme si modificano, prendono sembianze mostruose o surreali e la nostra interpretazione può cambiare tutto.

 

Ultima domanda, che tocca a tutti: immagina che la pandemia sia finita, e di poter suonare dove vuoi, con chi vuoi, come vuoi. Anche sulla luna, o nella Fossa delle Marianne. Dove vai?

Ci ho dovuto pensare un po’: credo che mi piacerebbe molto suonare su un vulcano sommerso ancora attivo, magari “l’imperatore della Cina” a meno 3000 metri in Indonesia. Poter vedere i pesci che vagano alla luce della lava e magari essere in compagnia di Franco Battiato che presenta una canzone scritta per l’occasione. Che sogno!

 

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