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The Heavy Countdown #152: Whitechapel, Mastodon, Bad Wolves

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Whitechapel – Kin
Dopo lo statement di “The Valley” (2019) e anche se a livello molto più embrionale, “Mark of the Blade” (2016), per i Whitechapel era impossibile tornare indietro. “Kin”, infatti, dimostra quanto la strada tracciata da Phil Bozeman e soci sia ormai ben segnata e battuta, lontana dal deathcore tout-court ma ancora fedele alle origini nei rimandi presenti in molti brani del disco (“A Bloodsoaked Symphony”, “To the Wolves”), e sempre più vicina a quelle atmosfere melodiche e malinconiche che hanno fatto la fortuna del precedente lavoro (la seconda metà di “Lost Boy”, “Without Us” o la title track).

Mastodon – Hushed and Grim
È ormai da tempo che definire i Mastodon come una “semplice” band metal è a dir poco riduttivo, e Brent Hinds e compagni ci tengono a sottolinearlo a ogni release. “Hushed and Grim” però segna un ritorno a sonorità più heavy e granitiche, ed è un’opera titanica, pardon, mastodontica, che sia nella durata, nella forma, o nei contenuti, colma di sfumature e spunti. Partendo dalla energica “Pain with an Anchor”, passando per il progressive di “Dagger”, e indagando anche il lato più diretto e melodico del combo (“Teardrinker”, “Eyes of Serpent”), “Hushed and Grim” è l’ennesima dimostrazione di quanto i Mastodon non abbiano la minima intenzione di abbandonare la loro posizione di potere nel proprio genere, e non solo.

Twelve Foot Ninja – Vengeance
Come sempre, la follia è di casa nell’ultima fatica dei Twelve Foot Ninja, con i loro cambi repentini e schizofrenici di generi e tempo nel giro di pochi minuti e all’interno di singoli pezzi. Se consideriamo quanto già prodotto dagli australiani, “Vengeance”, pur nel suo essere “estremo” non è niente di sconvolgente. Questa volta, come suggerisce la copertina, il fulcro al centro del full-length sono i videogames anni ’80 (e non è un caso se proprio in contemporanea al singolo “Long Way Home” è stato pure rilasciato un videogioco a tema), tradotti in musica da un largo utilizzo di elettronica e synth (vedi la title track e “Shock to the System”), anche se l’episodio migliore di “Vengeance” è la pecora nera heavy e incalzante “Culture War”.

Starset – Horizons
Il dono della sintesi non è di certo una delle qualità di spicco degli Starset (“Horizons” viaggia sui settanta minuti di running time), ma ne hanno altre, tipo beccare spesso e volentieri refrain catchy e appiccicosi (“The Breach”, “Symbiotic”). La formula è quella collaudatissima dei dischi precedenti: viaggi interstellari, vocoder, chitarre (prog)-core e sensibilità pop elettronica contemporanea, che sovente prende il sopravvento su tutto il resto (“Otherwordly”). In un fluido abbastanza omogeneo, segnaliamo la chiusura atipica di “Something Wicked”, in cui i ritmi rallentano ma si urla di più.

Bad Wolves – Dear Monsters
Ultimamente i Bad Wolves hanno fatto più notizia per le vicende giudiziarie contro (e di) Tommy Vext che per la loro musica. “Dear Monsters” arriva quindi a calmare le acque e a introdurre il nuovo frontman Daniel ‘DL’ Laskiewicz. Nuovi lupi cattivi, ma vecchia storia quella dell’ultimo album della formazione: solito sound bombastico, ganci melodici ficcanti, e in più, Laskiewicz è perfetto nella veste di “capobranco” (“Never Be the Same”, “Lifeline”, “Gone”, anche se il country pop-rock di “Springfield Summer” lascia un po’ il tempo che trova). Insomma, il loro lo sanno fare, per quanto sia tutto già sentito e già lo sapessimo.

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