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The Heavy Countdown #156: Korn, Rolo Tomassi, Venom Prison

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Korn – Requiem
Ancora una volta il susseguirsi di tristi vicissitudini personali e professionali ha portato i Korn a considerare il dolore come una spinta creativa per un viaggio introspettivo e catartico nell’abisso della psiche umana, che questa volta porta il nome di “Requiem” e si attesta tra i migliori lavori degli “ultimi” anni per il combo di Bakersfield. Il quattordicesimo full-length dei Nostri, ancor meglio dei suoi più recenti predecessori, si sporca nel sound e nel cantato di Jonathan Davis arrivando a toccare profondità melmose (“Hopeless and Beaten” varca la soglia dello sludge/doom), senza dimenticare le proprie radici (“Forgotten” e “Worst Is On Its Way”) sublimandosi al meglio in pezzi simbolo di questo nuovo corso come “Lost In the Grandeur”.

Rolo Tomassi – Where Myth Becomes Memory
Potrà suonare come un’ovvietà, ma gli unici in grado di ricreare la magia dei Rolo Tomassi sono soltanto i Rolo Tomassi stessi. Come già provato nel precedente “Time Will Die And Love Will Bury It” (2018), che aveva distillato al meglio le qualità di James Spence e soci, parlare di “semplice” mathcore, progressive metalcore o post-metalcore (e anche post-rock, diciamolo) risulta limitante per una band fondata sui contrasti, sempre in bilico tra mite dolcezza e crudele spietatezza (“Cloaked”, “Drip”).

Venom Prison – Erebos
I Venom Prison dovevano essere la next big thing del (melo) death contemporaneo, e in effetti, “Erebos”, letteralmente il figlio del Caos, non fa nient’altro che confermare lo status della giovane formazione. Rimanendo con la testa e con i piedi ben saldi nell’immaginario mitologico greco (e chi ha alle spalle studi classici, concorderà sul fatto che le tragedie spesso sanno essere molto “metal”), Larissa Stupar e i suoi avvalorano (oltre a una tecnica invidiabile) la capacità di svecchiarsi, non avendo nessuna remora a utilizzare elettronica e melodia e a sperimentare ad ampio raggio (“Comfort of Complicity”, “Pain of Oizys”, “Gorgon Sisters”).

Next Time Mr. Fox – Babylon
Per i Next Time Mr. Fox “Babilonia” è il mondo in cui viviamo, una giungla resa ancora più selvaggia dalla pandemia e dalla conseguente crisi che stiamo tutti attraversando. Il nuovo EP della band metalcore nostrana, “Babylon” per l’appunto, offre uno spaccato feroce e a fuoco non solo della situazione globale, ma anche di un certo tipo di -core che rare eccezioni a parte (“Under the Moon” e gli arpeggi in chiusura della title track stessa) predilige l’aggressione diretta e frontale a qualsiasi tipo di volo pindarico.

Sunset Radio – Youth Roots
Riscaldare i motori prima dell’uscita del nuovo album di inediti, atteso il prossimo aprile, omaggiando nel frattempo le proprie radici (come si può facilmente evincere dal titolo di questo EP). Per i Sunset Radio un gioco da ragazzi, considerando anche quanto debbano loro stessi e il proprio sound pop punk old school agli artisti coverizzati in “Youth Roots” (No Use For A Name, The Ataris, NoFx, Yellowcard, Lagwagon e Blink 182, senza contare la partecipazione alla raccolta di nomi noti della scena, sia internazionali che nazionali). Un vero e proprio tuffo nella nostalgia.