Interviste
The White Buffalo: Jake Smith porta a Milano la nostalgia e un sacco di belle canzoni
Jake Smith, in arte The White Buffalo, sarà all’Alcatraz di Milano il 2 maggio e porterà in Italia “On the Widow’s walk”, il suo nuovo album. Ascoltare i pezzi di The White Buffalo è, per esperienza personale, catartico: è dura non restare colpiti dai testi e dalla voce e, se ci riuscite, probabilmente è perché non prestate attenzione (ma noi vi vogliamo bene lo stesso). Le sue canzoni sono state incluse nelle colonne sonore di serie come “The Punisher” o “Sons of Anarchy” e, proprio per “Come join the murder” , parte della serie dedicata ai motociclisti di Charming, ha ricevuto la nomination all’Emmy. Noi abbiamo parlato di musica, di ciò che sta succedendo negli Stati Uniti, di guerra e di quanto facciano male i suoi pezzi.
Spoiler: parecchio.
Sarai a Milano a maggio, se non mi sbaglio, e non so se lo sai ma il governo italiano ha annunciato la fine dello stato d’emergenza, quindi il tuo dovrebbe essere uno dei primi concerti normali nel nostro paese, da due anni a questa parte.
YAY! (ride)
Si, con la gente in piedi che può godersi il concerto.
Da come avevi iniziato mi avevi spaventato! (ride) Qualche rara bella notizia. E’ da tempo che aspetto notizie come questa.
Com’è la situazione negli Stati Uniti?
E’ un po’ a metà strada, con persone senza la mascherina, le cose sembrano di nuovo normali, pare ci sia un miglioramento.
Finalmente puoi vedere la faccia della gente.
Si, non ci eravamo più abituati.
A volte qui ci sentiamo quasi nudi, a girare senza mascherina.
Mi sono dimenticato quanto siamo brutti, fra tutti!
Io mi sono scordata come si mette il rossetto.
Ecco, dovrai allenarti.
Posso chiederti una cosa sul titolo dell’album? “On the widow’s walk” in italiano significa “sul belvedere”, come mai chiamate un belvedere “la passeggiata della vedova?”
All’inizio volevo fare un concept album, ma poi…sulla East Coast ci sono città di pescatori, cittadine, villaggi, con un sacco di case che hanno queste specie di terrazze a tetto, e gli uomini vanno in mare a pescare per giorni, settimane, e spesso le donne escono e si affacciano a queste terrazze. E ho pensato che fosse un modo molto bello per descrivere la mancanza che sentono dei mariti, o delle persone che amano, e la speranza che tornino a casa sani e salvi. L’idea iniziale era di partire da qui e raccontare questa storia come un concept album, ma alla fine non è successo. Ci sono state altre canzoni che mi sono venute in mente ma poi ho abbandonato l’idea, anche se il filo conduttore è l’isolamento, la mancanza, la nostalgia, l’acqua…queste cose sono tutte nell’album, ci sono entrate da sole, non so nemmeno come mai.
Credo sia molto bello.
Grazie, penso sia un’idea che funziona. Romantica e triste. La canzone “Sycamore” e la canzone “On the Widow’s walk” sono nate da quell’idea, le altre canzoni poi sono nate in seguito, ma non sono collegate al concept che avrebbe dovuto esserci.
Ora, quello che dirò può sembrare strano ma tanto mi hanno già detto che dico cose strane quindi lo dico lo stesso.
Io ascolto un sacco di cose strane.
Vedi? Perfetto! Il fatto è che…non so se lo sai, ma c’è un modo di dire, in internet, che è “it’s a White Buffalo kinda day”.
Davvero? Mai sentito. Cosa significa? Che tutto è possibile?
No, è più un senso di nostalgia.
Davvero? Oh, ok. Non lo sapevo. (ride)
Credo che le tue canzoni colpiscano, anche nel senso fisico del termine: è come sentire la mancanza di qualcosa che non c’è mai stata o non ci sarà mai più. È un tipo di dolore positivo, ma che fa male lo stesso. Tipo, se suoni “The woods” potrei mettermi a piangere così, in automatico. Come fai?
(ride) Vorrei saperlo! Non lo so, cerco sempre di arrivare a quelle emozioni profonde, un po’ oscure, che ci sono alla base delle cose. Cerco di colpire le persone, e me stesso, al cuore. Scrivo quello che mi commuove, quello che ha senso, è sempre stato questo il mio obiettivo. Credo che chi scrive musica cerchi sempre di avere un contatto con gli altri, è un approccio al songwriting e alla vita in generale. Ma non so come lo faccio! Magari è solo fortuna (ride).
Credo ci siano più o meno due persone al mondo in grado di farlo: una è Bruce Springsteen, e l’altro sei tu.
E’ una compagnia importante! (ride)
Hai un sacco di canzoni in parecchie colonne sonore, fra serie tv e film. Ti piacerebbe comporre una vera e propria colonna sonora?
Si, mi piacerebbe! Ho avuto qualche opportunità, all’inizio della mia carriera, per cose più piccole forse. L’idea di scrivere per questo tipo di cose è diversa: mi piace l’idea di trarne ispirazione, non l’ho mai fatto e credo mi piacerebbe.
Hai mai visto un film o una serie e pensato “oh, mi piacerebbe un sacco scrivere qualcosa a posta per questo”.
Voglio dire…certo, continuamente. I pezzi che trovi nelle colonne sonore, che ci sono in giro, sono canzoni che avevo già scritto e che poi sono stati scelti in seguito. Quando vedo qualcosa che ha dentro emozione o oscurità, qualcosa che ce l’ha come base, penso che potrei scriverne o farci qualcosa.
Ti piace fare del male alla gente.
(ride) si, fare del male e aiutare però. Credo ci sia uno strano matrimonio fra sofferenza e guarigione.
Sei una specie di psicologo stravagante.
Non saprei, credo di sapere qualcosa e di non sapere niente, che è una bella posizione in cui trovarsi.
Tipo Socrate. Sai, quando diceva “so di non sapere”.
Si, una cosa del genere. Così sei nella posizione giusta per imparare cose nuove.
In Italia avevamo un cantautore che si chiamava Fabrizio De Andrè, è morto anni fa, e faceva ciò che fai tu, raccontava storie della gente e del nostro paese. È morto prima del 2001, quando a Genova, la sua città, un ragazzo di 23 anni è stato ucciso dalla polizia durante il G8. Mi sono sempre chiesta cosa avrebbe scritto di una cosa del genere, e dopo 20 anni tu hai scritto “Guiding light” e credo che sia stata la risposta che non ho mai avuto. Quindi: cosa sta succedendo negli Stati Uniti? Com’è la situazione?
Le cose stanno..cambiando un po’. Volevo davvero far uscire quel pezzo prima delle elezioni, e tutto era così confuso e difficile. C’è sempre una divisione così strana, politicamente…le persone sembrano così divise, da un lato e dall’altro, su un sacco di questioni. Non sembra migliorare, sembra molto simile a prima, pare che il clima politico sia rimasto sempre lo stesso. Non c’è più quel caos per strada che c’era prima, ma sembra che le cose viaggino così velocemente e che non ci sia l’attenzione giusta per stare loro dietro come dovremmo. Magari le cose sembrano migliorare perché ci sono meno proteste, ma le persone sono più divise che mai.
Anche qui in Italia la sensazione è la stessa, non so nemmeno se sia una situazione che può guarire, in un certo senso.
Esatto, e non so nemmeno se l’isolamento abbia esacerbato la cosa: il fatto che la gente fosse chiusa in casa ha fatto si che tutti si chiudessero in se stessi, nelle cose che credono e nei loro pensieri, che fossero meno aperti e curiosi. Non saprei, non ho la risposta.
Non so nemmeno come puoi aprire la mente se sei bloccato in casa, senza poterti confrontare con gli altri.
Ecco, e le persone sono così ferme sulle loro posizioni! Anche quando ci parli, ci sono situazioni in cui pensi “ma che cazzo?”. Anche persone che conosco, e con cui magari inizi a parlare di qualcosa di politico o religioso, e tirano fuori teorie cospirazioniste…non lo so. Mi sento sempre disinformato. Sono moderatamente informato, ma disinformato allo stesso tempo.
Se poi ti metti a seguire tutti i ragionamenti esci pazzo. È come cadere nella tana del Bianconiglio.
Puoi dire qualsiasi cosa, ora, e trovare il modo di renderlo credibile, e ci sarà chi ti seguirà. Social media, tv…fa un po’ paura.
Faccio la giornalista, e non so mai come fare a far capire alle persone che devono controllare che ciò che dicono sia vero.
La realtà…è difficile capire cosa sia vero. Almeno con i media in America, visto che sono divisi in opinioni e parti che dicono cose diverse. Manca la “voce della ragione”, adesso anche quella è divisa.
Ok, torniamo a cose divertenti!
Ok (ride).
Cosa ti aspetti dal tuo show in Italia? Perché non so se lo sai, ma noi siamo rumorosi e caciaroni.
Si, adoro questa cosa! La cultura e la comunità italiana sono sempre così piene di vita, e le adoro! Il casino! Più c’è casino meglio è anche per noi che stiamo sul palco. C’è una comunione che accade con la musica dal vivo che non succede con altre cose: più entusiasta ed eccitato è il pubblico più lo siamo anche noi (ride). È una specie di cerchio, di sentimento, emozioni, gioa, tristezza…e speriamo che succeda durante lo show.
È una specie di rituale.
Si, è sacro.
Anche perché dopo due anni di concerti in sordina ci scommetti che saremo rumorosi e caciaroni.
Lo spero! (ride).
Ho un amico che lavora a scuola e ha fatto vedere ai suoi ragazzi la scena di “The Punisher”, la serie di Netflix, in cui c’è la tua canzone, “Wish it was true”. Il protagonista combatte in Afghanistan e la tua canzone dice proprio in quel momento che “paese, sono stato un soldato per te, ho fatto ciò che mi dicevi e so che ciò che ho fatto è sbagliato”. Lo hanno usato per parlare dell’ingiustizia della guerra, del fatto che ci sia gente che muore in guerra e che venga mandata a morire in quel modo, che ci siano persone che sanno che ciò che fanno è sbagliato, ma gli ordinano di farlo comunque.
Sembra il mio intero catalogo (ride). Non so se ho visto la scena, ma il messaggio è quello. Spesso cerco di stare molto, molto lontano dalla politica, cerco di stare lontano dal conflitto, ma quella canzone…dovevo scriverlo.
Non so se…non è politica: stai semplicemente dicendo che la guerra fa schifo, e che essere obbligati a fare cose orribili fa schifo. Non devi essere di destra o di sinistra per saperlo, è semplicemente vero.
Si, non è un discorso di politica. Sono sempre stato incuriosito dalla guerra, dall’idea di questi ragazzi che se ne vanno alla cieca, facendo cose terribili che poi li distruggono, cose che nessun essere umano farebbe, e lo fanno per una motivazione che spesso non ha nemmeno senso. E poi tornano indietro a pezzi. Non puoi tornare indietro e stare bene, dopo aver fatto certe cose. Pensi che ciò che hai fatto è sbagliato. La guerra è terrificante. Tornano indietro scioccati, con un sacco di problemi, e il nostro paese non fa molto per loro. Dice solo: “ok, grazie del servizio e buona fortuna”.
Ho letto che negli Stati Uniti i veterani non hanno molto appoggio, sia per la salute in generale che per la salute mentale. Qui in Italia forse va un po’ meglio, ma non mi pare che da voi le cose siano messe molto bene.
Non saprei esattamente, ma credo che una volta che esci dall’esercito tu non abbia nessun tipo di aiuto. Soldati e veterani che sono finiti in prima linea sono per strada, magari fanno scelte sbagliate, non hanno nessun tipo di aiuto. Non sanno nemmeno come iniziare una nuova vita fuori dall’esercito.
Ok, io ci ho provato a dire che avremmo parlato di cose più allegre, ma ho miseramente fallito.
(ride) ma va bene lo stesso.
L’ultima cosa che ti chiedo è facile e divertente: se tu potessi suonare con chiunque, ovunque e con lo strumento che preferisci cosa faresti?
Oh, wow, non saprei. Credo che sarebbe fico suonare con un’orchestra. Qualcosa del genere, qualcosa di più elaborato. Quando siamo in tour abbiamo un set molto scarno, molto semplice, tentiamo di tenere tutto più puro e vero possibile per fare in modo che la canzone respiri. Sarebbe fico fare qualcosa di super elaborato e gigantesco e avere un sacco di strumenti in più, tipo fiati e archi eccetera.
THE WHITE BUFFALO sarà finalmente dal vivo in data unica nel nostro Paese il prossimo lunedì 2 maggio all’Alcatraz di Milano.I biglietti sono disponibili sui circuiti ufficiali TicketOne e Mailticket.
www.thewhitebuffalo.com
www.facebook.com/thewhitebuffalomusic
THE WHITE BUFFALO
Special Guest: L.A. EDWARDS
Lunedì 2 maggio 2022 – Alcatraz – Milano
Biglietto: € 25,00 + prev. su TicketOne: http://bit.ly/TWB_T1
Mailticket: http://bit.ly/TWB_Mailticket
€ 30,00 in cassa la sera del concerto
Apertura porte ore 19:00
Inizio concerti ore 19:30