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Ghost, il report del concerto a Milano del 5 maggio 2022

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Devo ammettere che tornare a scrivere di live, dopo un periodo di stop forzato di oltre due anni, mi faceva un po’ paura. Aprire la pagina vuota, bianca e candida, ma nella quale perdersi come un pozzo nero in preda al “blocco dello scrittore”, era qualcosa che mi terrorizzava. Ho procrastinato, atteso, ponderato, sperato che qualcuno (se non me stessa medesima) mi dicesse “ma no, lascia perdere”. Invece, tant’è. Le parole hanno iniziato a rincorrersi veloci una dietro l’altra, andando a riempire quello spazio immacolato tanto spaventoso. Complice il fatto che il concerto di cui sto per scrivere è l’unica data italiana dell’Imperatour dei Ghost, svoltasi lo scorso 5 maggio al Mediolanum Forum di Assago, sotto una pioggia battente e costante. Ma perché davvero, volevate il sole al concerto dei Ghost? Certo che no, non si addice per nulla.

Bando alle ciance, vorrete giustamente sapere cos’hanno combinato Tobias Forge e soci mascherati, che dopo un’assenza di oltre tre anni dal suolo italico e l’uscita di un disco come “Impera”, erano attesissimi dai fan italiani. Vi spoilero subito la cosa più importante: la promessa di uno show grandioso, con una produzione di altissimo livello, degna di colleghi del calibro di Slipknot o Slayer, è stata più che mantenuta.

Non appena calato il pannello che nascondeva il palco sulle note della intro di metallicana memoria “Imperium”, siamo stati catapultati in una cattedrale con tanto di vetrate istoriate con l’effige delle varie incarnazioni di Papa Emeritus, e tra i fumi di esplosioni, fuochi e fiamme, ecco arrivare i Nameless Ghouls con i nuovi costumi steampunk, fedeli “minions” del frontman che non si è fatto attendere per l’urlo iniziale della cavalcata di “Kaisarion”.

Il mattatore dello show è stato sicuramente Forge, e scusate se è poco, con i suoi cambi d’abito frequentissimi degni di una co-conduttrice di Sanremo, ma anche i Ghouls, che proprio per riempire i momenti in cui il cantante si eclissava per indossare i suoi intricatissimi costumi di scena, si sono difesi egregiamente, intrattenendo il pubblico con i loro duelli di chitarra e i reciproci scherzi goliardici. Proprio il lato ironico è stato una di quelle sorprese che non ti aspetti durante un live dei Ghost, ma che ha reso il tutto ancora più godibile, mandando a quel paese la seriosità e prendendosi in giro con battute anche pesanti (vedi poco prima dell’esecuzione di “Ritual”, tratta dal debutto del 2010, “Opus Eponymous”), accompagnandolo a una squisita blasfemia che ci rimarrà impressa a lungo, anche visivamente (i giochi di luci e fumo sull’anti-preghiera “Year Zero”, con le corna levate al cielo degli spettatori in sovrimpressione, sarà un’immagine che porterò con me molto a lungo).

Passando alla scaletta, ha avuto ovviamente la meglio la carriera più recente dei Nostri, con una fortissima presenza di “Prequelle” (2018) e “Impera” (segnalo “Call Me Little Sunshine”, durante la quale il nostro Papa preferito brillava di luce propria come un’icona bizantina, con tunica e tiara glitterate), lasciando manco a dirlo ampio spazio a “Meliora” (2015), album che grazie alla pluripremiata “Cirice” ha visto i Ghost intraprendere un cammino sempre più costellato di successi (anche commerciali) fino ad oggi. Super chicche gli estratti dall’EP psichedelico del 2019 “Seven Inches of Satanic Panic”, in particolare la tanto coinvolgente quanto blasfema “Mary on a Cross”.

Parlo per me, ma penso anche a nome del qualche migliaio di persone presenti al Forum, facendomi una domanda retorica: quanto avevamo bisogno di rivivere momenti come questo? Seppur ancora con le mascherine e qualche timore nel dover condividere lo stesso spazio vitale con estranei, il mio ritorno ufficiale ai live è stato il migliore che mi potessi aspettare. La solidità e la credibilità che i Ghost si sono costruiti negli anni, insieme all’indiscutibile abilità nel marketing di Forge, sono conflagrate in uno spettacolo ineccepibile sotto ogni punto vista (togliendo il suono un po’ impastato del Forum, ma non è di certo una novità), degno di una band al culmine della propria carriera.

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