Dischi
PITCH3S, Doxa è la loro ricerca della verità

I Pitch3s sono usciti il 22 aprile con “Doxa”: “rappresenta un’opinione soggettiva, di ciò che l’umano spirito riesce ad esprimere di più e allo stesso tempo a tacere di più”. Un disco che è, contemporaneamente, un elogo e una critica alla capacità umana di studiarsi e scavarsi dentro, cercando i lati positivi o non riuscendo a vedere altro che la negatività delle situazioni. “Doxa” è un disco di cinque brani, nati dall’incontro in studio fra due batteristi (Sergio Tentella e Davide Savarese), che unisce musica elettronica, cantautorato e le sonorità tipiche del Nord Europa.
Per curiosità, cosa significa PITCH3S?
Pitch3s si rifà all’inglese Pitch, stante (tra i tanti significati) per intonazione, intonare, vibrare ad una determinata altezza: è il nostro modo di esprimere la volontà di incontrarci musicalmente, seppur venendo da intonazioni (influenze) musicali molto diverse tra loro, e di vibrare ad un’altezza comune, un po’ come il celebre “concert pitch” o A440 funge da standard fra strumenti diversi. Consapevoli di essere due personalità musicali distinte e di forma a tratti molto divergente, c’è la voglia di trovare punti di contatto tra i nostri modi di fare musica e di creare dei ponti da questi ultimi.
Ho qualche reminiscenza di filosofia del liceo, e mi ricordo la differenza fra doxa e aletheia, la via della verità oggettiva e la via della verità soggettiva. Come mai avete scelto la doxa e non l’aletheia?
Innanzitutto grazie per aver colto uno dei maggiori riferimenti!
Δόξα (Dóxa) è a nostro avviso una delle caratteristiche portanti dell’epoca digitale che stiamo vivendo. La scelta ha al contempo due intenti: una sottolineatura negativa ed una personale.
La negativa è una critica all’opinione di stampo sofista che, assumendo le sembianze di informazione incontrollata e incontrollabile, il più delle volte elargita ed assimilata con ritmi da fast-food e derivante da shitposting ed altre sfaccettature virulente del web, imperversa nella nostra vita quotidiana talvolta condizionando il nostro continuo slancio potenza-atto-potenza-atto.
La sottolineatura personale invece trae ciò che di positivo riscontriamo nell’etimologia del termine, scevro da un contesto accademico e dal bagno filosofico, ed è tutto ciò che il nostro incontro ha prodotto: un singolo punto di vista musicale in una miriade di punti di vista che ogni 24h vengono pubblicati da ogni parte del globo. Ci sembrava una cosa bellissima.
Come può una doxa essere “sia personale che universale e collettiva”, come dite voi?
Apparentemente suona come un equivoco, è vero. In realtà la risposta alla precedente domanda è già per metà esplicativa di questo punto:
prendi per esempio la capacità di diffusione di una fake news, coi mezzi d’informazione di cui disponiamo oggi non ci sarebbe il tempo di verificarne la veridicità o la fonte che già una qualsiasi assurda versione dei fatti su qualsivoglia oggetto di discussione partita da un bar di Dallas è sulla bocca di qualche lettore online alle isole Fiji o nel Lesotho. Temporaneamente una doxa nel senso più dispregiativo del termine assume una funzione di collante collettivo, in un lasso di tempo brevissimo ed in mutamento costante. Capovolgendo in positivo questo concetto di diffusione virulenta, ci piace immaginare che chi si imbatte nella nostra musica possa ricevere degli stimoli che gli/le attivino dei ricordi o delle sensazioni, positive o negative che siano, simili a quelle che hanno spinto noi a comporre questi brani, e che questa “scia” di sostanze chimiche attivate possa propagarsi in quantità sempre maggiore, dando uno slancio collettivo a delle energie che fino a pochi mesi fa esistevano soltanto nella nostra testa e nel nostro corpo.
Avete registrato in giro per l’Italia: come mai, non sarebbe stato più comodo scegliere un posto e fermarvi? Perchè avete scelto questo modo di lavorare?
È stata una scelta figlia di una necessità più che di una comodità. Ci servivano dei giorni di detox dai ritmi romani e dalle distese di cemento, così abbiamo preso l’attrezzatura e ci siamo spostati in una casa di Sergio, in campagna, di fronte ad una vallata enorme dove non si vede altro che verde per chilometri. Oltre a questo, viaggiamo spesso per lavoro e ci ritroviamo a dover chiudere dei brani o delle prod a distanza.
Domanda tecnica: come promuoverete questo lavoro, avete già delle date in ponte?
L’ufficio stampa Sfera Cubica ci sta dando una grossa mano, così come l’apporto di Metatron come editore. Stiamo iniziando a preparare un live che speriamo di portare in giro dall’estate in poi.