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Interviste

Gaia Gentile, un viaggio leggero attraverso il mondo

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Gaia Gentile ci delizia con il suo nuovo album “TANTO TUTTO PASSA”, per la realizzazione di questo nuovo lavoro avvenuta durante la sua tournée in Brasile, Gaia Gentile ha collaborato con artisti del calibro di Alegre Correa, chitarrista della band The Zawinul Syndicate e Sandro Haick, produttore e direttore musicale di molti progetti che vantano la vittoria dei Latin Grammy.
L’album “Tanto Tutto Passa” è un gioco di suoni e parole che racchiude tutta l’esperienza vissuta e assaporata in giro per il mondo. Il disco è composto da 10 brani scritti da Gaia Gentile insieme a Nicolò Pantaleo e Antonello Boezio, e in ogni traccia c’è la voglia di sorprendere in maniera originale, senza prendersi mai troppo sul serio. Ogni brano del disco vuole far sì che chi lo ascolta possa intraprendere a sua volta un viaggio. «Questo album è per me una nuova prova di maturità. È un viaggio che regala leggerezza a chi lo ascolta, un viaggio nel mio essere donna e nei miei sogni, ma anche un viaggio in giro per il mondo e nei posti del cuore. Se la musica viaggia a velocità quasi estreme, questo disco aiuta ad alleggerire, provando a far fermare il tempo e lo spazio per dimenticare le ansie e le paranoie, perché infondo: “Tanto Tutto Passa”»

Gaia Gentile, classe 1992, è una cantante, cantautrice e performer nata a Bari. Ha iniziato la carriera artistica all’età di 17 anni, ha collaborato con artisti del calibro di Caparezza, Noa, Giò di Tonno, The Swingle Singers, Mario Rosini, Vinicio Capossela e tanti altri.

Un disco allegro, spensierato ma fatto terribilmente bene! Ci sono collaborazioni dietro delle quali vorrei sapere il più possibile: “Tanto tutto Passa” il brano che dà il titolo e apre l’album. Ci credi veramente che tutto passa e se passa che segno ci lascia?
“Tanto Tutto Passa” l’ho scritta quasi come un inno alla pace interiore. Credo davvero che inevitabilmente tante cose ci sfuggano dal controllo o ci fanno stare male e credo anche davvero che la vita sia un cerchio energetico che vada alimentato di entusiasmo. Sia le cose belle che le cose brutte prima o poi passano, restano sono quelle essenziali, le cose che custodiamo in noi e quelle di cui abbiamo veramente bisogno.

Tu hai viaggiato molto e ho letto che ti piacerebbe che chi ascolta questa tua fatica musicale possa viaggiare ad ogni brano. Quante città tocca, musicalmente, il tuo album?
Sia il mio primo album che quest’ultimo ‘Tanto tutto passa’, sono nati in pandemia e le limitazioni territoriali sono state tante. Per fortuna con la fantasia ci è sempre permesso viaggiare ed in molte canzoni mi sono guardata dentro e i miei sogni. Ma ho avuto modo di spaziare, partendo nella seconda patria del mio cuore: Parigi. “Come in un film” è tutta ispirata al romanticismo, all’arte che evapora da ogni vicolo di Montemartre, all’amore che ho per questi posti magici e per la lingua francese. Infine, dall’Italia sono passata ad una lunga tournée brasiliana che ha segnato le sorti di molte canzoni del disco. Tutti quei colori, questa ospitalità ricevuta, questa enorme tradizione musicale da lasciar senza fiato, hanno reso questo disco ancora più gioioso e spumeggiante.

Sei giovanissima e hai un’esperienza incredibile, collaborazioni importanti e esperienze, come dicevamo, in giro per tutto il mondo. Ma a che età hai preso per mano il tuo talento e lo hai portato a zonzo?
È successo quando ho capito che avrei voluto passare tutta la mia vita sul palco! Da appena adolescente mi sono ritrovata un po’ per caso all’interno di compagnie amatoriali di musical. Il musical ha fatto scattare qualcosa in me e da quel momento in poi ho cominciato a studiare la musica è da appena maggiorenne è cominciata professionalmente la mia carriera di turnista all’interno di un gruppo a cappella in giro per quattro continenti.

Di tutti questi tuoi viaggi musicali, e non, quale nasconde il ricorso più prezioso?
L’Africa è un posto che mi ha rubato il cuore. Ho conosciuto festival immersi nella natura più selvaggia, circondata da sorrisi di persone che non avevano nulla ed amavano la vita.

E quale la collaborazione che più ti ha arricchito?
Difficile scegliere, ma di getto dico Noa. Oltre che l’incredibile artista poliedrica e internazionale, ho conosciuto una donna umile e super attivista. Conoscerla e condividere il palco con lei, grazie a Bach, è stata un’esperienza meravigliosa.

Ti senti davvero fortunata come canti nell’album?
Moltissimo! Ho scritto “sono fortunata” 7 anni fa in un treno. Mi sono sentita così viva, da avvertire l’esigenza di urlare quasi quanto mi sentissi fortunata. Oggi è esattamente così, anche di più. Non è la fama quella che inseguo, quindi avere l’affetto delle persone a me care, avere sempre voglia di mangiarmi la vita, un team di persone con cui progetto la musica e il mio futuro, mi fa sentire fortunata.

Hai una voce davvero bellissima, si sentono influenze e colori diversi nelle tue modulazioni. Qual’ è il tuo primo amore musicale?
Il primo amore musicale è quello che mi è stato inculcato senza volerlo dai miei genitori. Ricordo quante volte al giorno in casa mia si ascoltassero Zucchero, i Dire Straits, Eros Ramazzoti, Shade. Da quando ho cominciato a studiare musica mi sono affacciata al mondo del jazz ed è stato amore senza ritorno. Da Frank Sinatra a Billy Holiday a Rachelle Ferrell, Stevie Wonder e infiniti altri.

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