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Interviste

Anzj, un artista tra realtà empirica e dimensione onirica

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Anzj, il talentuoso artista e producer milanese torna con il suo nuovo EP intitolato “CAMMJNO”), un lavoro in otto tracce tra brani inediti e singoli già pubblicati, che hanno regalato al pubblico un’anticipazione di questo nuovo progetto. Anzj si muove tra sonorità indie pop e twist di elettronica che rendono il suo stile unico e riconoscibile. “CAMMJNO” è un progetto in cui la ricerca melodica è accurata e accompagnata da una visione avanguardistica nella scelta del sound delle produzioni. Per annunciare il nuovo lavoro, nei giorni scorsi Anzj ne ha dato un’anticipazione ai suoi fan attraverso una call to action in un post su Instagram nel quale ha rivelato i titoli delle tracce inedite codificati in Braille. A dimostrare l’attenzione di Anzj su ogni dettaglio anche la cover dell’Ep, una composizione di otto fotografie che rappresentano il significato profondo di ogni brano che la compone, andando ad intensificarne il concept. Il titolo “CAMMJNO” fa riferimento al viaggio che l’artista compie lungo le tracce di questo progetto. Un percorso a volte confusionario, fatto di contraddizioni e di importanti rivelazioni.Nel racconto del dualismo tra realtà empirica e dimensione onirica, l’artista vuole dar voce a ciò che accade intorno a lui, creando immaginari sempre nuovi. I suoi brani non sonocircoscrivibili ad alcun genere, ma spaziano dal lo-fi alla trap, dall’indie-pop al rap, restando sempre coerenti con il suo stile, unico e attraversato da una forte impronta introspettiva.

Mi sono fatta una bella mangiata del tuo nuovo lavoro, me lo sono ascoltata più volte e lo trovo molto interessante. Io partirei proprio da questo nuova pagina musicale, parliamone un po’.

Il modo in cui l’ho concettualizzato io è come la naturale evoluzione del progetto artistico, del macroprogetto artistico, che ho sviluppato diciamo fino adesso, la vedo come una naturaleevoluzione di un altro EP che ho pubblicato nel 2020 che si chiama “Spazio e che ho scritto in epoca del lockdown, quindi primo e secondo lockdown. Quello che è successo in “Spazio” è che essendo confinato nei muri di casa ho cercato di dare, il più possibile, sfogo alla mia immaginazionequindi, ho portato l’immaginario che già avevo dentro verso l’esterno, come una sorta di viaggio oniricocercando di narrare questa sorta di tic che avevo in testa. In “Cammjno, invece, ho fatto proprio l’opposto. Quando ha ripreso la vita post pandemia e quello che ho vissuto esternamente e quindi tutto ciò che era la vita a Milano in quel periodo l’ho subito e ho cercato di farlo mio e da queste esperienze ho poi tratto effettivamente questo EP, quindi un po’ il contrario di “Spazio”. Se “Spazio” era dall’interno verso l’esterno, “Cammjno” è dall’esterno verso l’interno.

Ti è piaciuto quello che hai trovato fuori o c’è qualcosa che ancora non si è messo dritto da quando sei uscito dalla pandemia come tutti?

In realtà l’isolamento ha avuto un impatto che è durato parecchio anche dopo il termine dei lockdown veri e propri. soprattutto sulla mia psicologia ma immagino sulla psicologia di tutti. Diciamo che l’impatto c’è stato proprio perché nel periodo della pandemia c’è stato anche il periodo in cui ho subito la maggiore crescita e interazioni con il pubblico ecc. Poi quando ho ricominciato a vivere mi sono ritrovato in questa realtà frenetica a Milano in cuicontinuavo a sviluppare nuovi contatti, nuove idee e quasi mi ha assorbito completamente. Era una cosa nuova per me perché essendo cresciuto in questo paesino piccolo del Piemonte non ho mai vissuto questo tipo di cose. Msono trasferito a Milano nel 2017, i primi anni che avevo appena iniziato a fare musica e quindi non avevo i contatti giusti e non era un lavoro full time.Subito dopo la pandemia lo è diventato con le variabili del casole varie paranoie legate al prodotto in sè, piuttosto che cercare la direzione artistica giusta da prendere, piuttosto che contatti da cercare, posti da frequentare e cose di questo tipo. Cose che sono tutte raccontate nell’EP.

Da quello che ho letto e da quello che mi dici mi confermi che l’album è un cammino attraverso la tua storia, le tracce sono collegate tra loro?

Si esattamente, infatti, se a primo impatto può sembrare che, sia a livello visivo e timbrico dei vari brani, sia a livello testuale sembrino scollegati, in realtà il contesto è proprio quello dellastessa passeggiata, dello stesso percorso. quindi ci sono varie istantanee e vari momenti di questo percorso che ho voluto esprimere sia a livello visivo, (come vedi nella cover con questefoto di still life, natura morta, scattate da un mio caro amico, Lorenzo, un fotografo, che ci tengo molto a ringraziare anche il grafico e l’art director mi hanno aiutato tanto a elaborare almeglio poi quello che è il concept grafico) sia a livello musicale, anzi in realtà siamo partiti dalle canzoni per poi sviluppare il concept visivo.

Immagino che il tuo amico Lorenzo il fotografo abbia scattato una serie di immagini che chiaramente non sono solo quelle che noi vediamo presentate come cover, con quale criterio hai scelto le foto?

In realtà tutte le foto sono state prima pensate da me e Mattia che è l’art director e successivamente scattate. Siamo arrivati sul set, abbiamo creato il set ad hoc per fare queste foto. Non erano foto già esistenti che abbiamo voluto adattare. Ci siamo messi su di un quadernino, mi ricordo ancora, eravamo a febbraio diquest’anno. Ci siamo messi lì una sera con un quadernino e ci siamo detti “cosa voglio fotografare per questa canzone? cosa voglio esprimere con questa canzone?” C’è stato un dialogo artistico in cui poi siamo giunti alle immagini che vedi. Per es. in Luna Storta” volevamo rappresentare un po’ il ritorno trascorso nell’infanzia e la contaminazione della città. I palazzi della cittàperò sotto forma di gioco. Oppure in “Dentro” l’assurdità di fare una grigliata dentro casa proprio perché spinti dall’ansia da prestazione che ti provoca una città come Milano. Magari ti porta anche a chiuderti in questo tuo luogo di confort che potrebbe essere appunto la casa e ti spinge a fare queste assurdità come grigliare sul water. Per ogni canzone c’è stato un concept che poi è diventato fotografia, non il contrario. Non abbiamo scelto dellefoto già esistentiquesto ci tengo a specificarlo perché è stato sinceramente molto faticoso farlo perché abbiamo dovuto fare otto set tutti autoprodotti, otto fotografie in giorni diversi. È stato anche molto istruttivo come progetto sotto l’aspetto organizzativo.

Ascoltando anche dei tuoi vecchi lavori si nota come tu spazi molto, sembra che tu ti muova attraverso diversi generi che caratterizzano i tuoi brani. Con quale ti senti più a tuo agio o, meglio ancora l’essere a tuo agio è dato del fatto che tu ti senti comodo in questa situazione un po’ sinuosa dove li attraversi senza mai rimanerci tanto dentro?

Io a mio agio mi sento proprio quando produco in tutte le sue forme. Ci sono cose che magari mi vengono meglio di altre perché ho più esperienza nel farle, in generale la mia zona di confort èproprio mettermi lì, aprire il computer, suonare il pianoforte, avere un amico che suona la chitarracreare e fare qualcosa di nuovo. Questo è quello che mi stimola di più, poi avendo unacompagnia di amici che sono quasi tutti produttori ascoltiamo tendenzialmente tutti la stessa musica. Diventa quasi una sfida creare qualcosa di nuovo, qualcosa di diversonon ciaccontentiamo del type beat su cui canto, cerchiamo sempre di aggiungere un layer in più, che sia un suono particolare oppure un cambio di tonalità che è una cosa che si sente poco nellamusica attuale o cose di questo tipo. Sono cose che proprio mi diverte fare, diventa quasi un giocoquindi, direi che è quella la mia zona di confort: la sperimentazione che non è che siaeccessiva, perché, comunque rimango all’interno del panorama della musica leggera, però cerco sempre di spingere un po’ più in là quello che è il limite.

Lo considereresti comunque una ricerca d’avanguardia e nel caso cos’è per te l’avanguardia nel campo musicale?

Dipende molto dal contesto, nel senso che la ricerca d’avanguardia in maniera assoluta no. C’è gente che fa cose molto più pazze di me sicuramente senza ombra di dubbio già da moltissimi anni, non nel panorama mainstream ovviamentenon con questo taglio pop che comunque io cerco di mantenere proprio perché mi piace. Mi piace che la gente possa effettivamente ascoltare queste cose e dire ok, può esistere questo layer in più anche nella musica mainstream, questa è la cosa che mi interessa e mi affascina ed è anche una sfida con me stesso perché avrei potuto continuare a fare solo strumentali, invece,proprio la scelta di cantare sulle mie strumentali, la scelta di cantare e creare la commistione di vari generi è un po’ giustificata da questo

Si, infatti ti avrei proprio chiesto qual è stato il momento in cui hai fatto lo switch tra lo strumentale alla canzone con testo e quindi voce?

Proprio essenzialmente perché solo con gli strumentali era molto più difficile venire ascoltato e apprezzatsoprattutto in Italia. Ero molto piccolo quando producevo solo strumentali e in realtà in Italia quel tipo di musica sono per un ascolto più adultoo comunque più mature rispetto a quello che stavo vivendo io. Era il panorama edmdrum & bass, ecc. Mi ero fatto una piccolissima nicchia di ascoltatori anche in quello lo-fi ma parliamo di era200/300 persone su Soundcloud. rispetto ai numeri che faccio adesso che comunque non sono tanti però erano sicuramente quasi ignorabili.

Ho letto la tua biografia e la tua musica ti accompagna praticamente da tutta la vita. Ho letto il tuo percorso e chi ti segue e chi ti conoscerà nel futuro scoprirà che la musica tiaccompagna da sempre. Mi una domanda un po’ bizzarra da farti. Leggendoti e ascoltandoti mi sono chiesta se fossi uno spartito che spartito saresti?

Non saprei proprio un opera specifica, però se dovessi definirmi invece con una forma di spartito ti direi quelli utilizzati nel jazz. nei quali solitamente vengono delineate solo le forme melodiche e gli accordi vengono soltanto consigliati, un po’ a libera interpretazione.

In questo periodo che purtroppo di cose nuove se ne sentono pochela musica italiana si sta un po’ appiattendorientra tutto nell’indie senza sapere cos’è veramente l’indieDove pensi che ci sia una foce a tutto ciò?

In realtà dipende molto dalla cultura del paese in cui uno cerca di inserirsida noi funziona molto bene l’indie perché abbiamo tutto il background del cantautorato italiano. In altri luoghi funziona molto meglio la musica elettronica anche leggermente sperimentale perché hanno quel tipo di background. secondo me però si sta tendendo sempre di più ad emulare il mercato americano che è quello che sta in vetta alle classifiche ed è anche quasi monopolistico a livello globale. É un po’ difficile rispondere a questa domanda poichè non prevedendo il futuro non saprei dirti, però, io vedo che la musica iper-pop secondo me nei prossimi anni prenderà molto piede, o comunque quel genere di musica che si prende anche meno seriamentequalcosa di leggermente più ironico e autoreferenziale, mi viene in mente l’aggettivo inglese quirkyQualcosa che effettivamente potrebbe funzionare anche da noi per il tipo di background che abbiamo. Iopoi sono veramente convinto che, come il fatto che stiamo usando solo il 10% del nostro cervello, noi in realtà, a livello di produzione, con i tipi di strumenti che abbiamo e lo stato dell’arte 2022 che il produttore di musica può avere, siamo ancora super super super limitati rispetto a quello che potenzialmente si può fare. perché abbiamo infinite tracce, possiamo registrare le tracce infinite volte abbiamo infiniti tipi di sintetizzatori digitali. C’è tantissimo da esplorare sotto questo aspetto. É proprio infinito rispetto a prima che dovevi spendere soldi per registrare sul nastro

Quindi la ricerca è fondamentale?

Adesso è fatta meno rispetto a quanto si potrebbe fare. ma proprio per questione di comodità e pigrizia. nel senso che si, se funzionano i beat che ci metto dieci minuti a farli perché fare altro?

Ovvio. Quindi questa fruibilità è quasi veramente eterea, si ascolta una cosa, soprattutto i ragazzi, ascoltato una cosa e dopo due ore cercano ha qualcosa di nuovoSecondo te sarà sempre più determinante il fatto che quello che oggi è nuovo domani sarà già vecchio?

In realtà, ormai, secondo me siamo arrivati ad un punto in cui le cose si evolvono così in fretta che c’è una parte di popolazione che l’apprezza come qualcosa di nuovo e una parte che l’apprezza come un revivalanche con l’indie sta avvenendo così. Non so se ci hai fatto casoparadossalmente di veramente nuovo, nell’arte,c’è veramente poco anche quando sembrano avvenire grandissime rivoluzioni. É già stato detto quasi tutto. Sono comunque convinto che l’evoluzione della musica tenderà sempre ad avere proprio integrata nel suo scheletro componenti elettroniche sempre più preponderante

Mi vorrei togliere una curiositàl’importanza della j nel tuo nome, nel tuo EP eccC’è un motivo particolare per il qualesostituisci la i con la j? 

È nato per gioco, anzi per necessità. Quando ho iniziato a pubblicare i primi brani mi chiamavo Anzi con la y, un nome un po’ da teenager. Sembrano quei nomi che usi per giocare allaplaystation. Quando poi volevo pubblicare su Spotify esistevano già moltissimi artisti di nome Anzi” e visto che le prime canzoni le ho distribuite da indipendente volevo evitare poi problemi di caricamento di brani su profili non miei e cose del genere e allora ho detto “come posso mantenere la mia identità evitando questi problemi?” quindi ho sostituito la i con la j. Io la leggo come se fosse una i quella j poi è diventato una sorta di simbolo del brandperché comunque leggi una j e pensi che c’è stato lo zampino diAnzj almeno questo è poi il mio obiettivo.

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