Interviste
Oara: ballare con “Je danse” è molto meglio di mollare tutto
“Je danse” di Oara sarà in rotazione radiofonica a partire da venerdì 7 luglio, e disponibile sulle piattaforme digitali dal 30 giugno. “Je danse” è un pezzo elettropop che ci riporta alla dance degli anni ’90 e racconta di una storia d’amore finita (anche se, come ci ha raccontato Oara qui sotto, è un concetto che possiamo applicare praticamente a tutto). Occhio però, perché Oara non racconta di tristezza e disperazione: in “Je danse”, infatti, la reazione è “che mi frega, io ci ballo sopra”. “Je danse” esce a circa un anno di distanza dal singolo “Sono in vacanza” e a qualche mese da “Un bacio blu”, uscito a inizio 2023. Oara, all’anagrafe Eleonora Albrecht, ha iniziato a lavorare come modella a 14 anni fra Roma, Londra e New York, ha frequentato l’Institut Francais de la Mode di Parigi e ha studiato recitazione e cinema nella capitale francese, a Roma e a Los Angeles, recitando in fiction televisive e film per il cinema, dirigendo video art e cortometraggi presentati in vari festival internazionali. Il suo debutto musicale è iniziato nell’estate del 2022.
Ascoltando il tuo pezzo vengono in mente la dance degli anni ’90 e le atmosfere degli anni ’80, ma il testo in realtà non è proprio una passeggiata coi mini pony. Questo cortocircuito è voluto o è il tuo modo di fare musica in generale?
In generale voglio fare musica che mi diverta, in questa fase della mia vita poi di sicuro. Voglio avere energia e ritmo, sentirmi carica. Puoi raccontare delle cose tristi o impegnative anche col sorriso. A me non piace piangermi addosso, dopo questi tre anni adesso è il momento di prendere in mano la propria vita e andare avanti. Al momento il mio obiettivo è fare musica dance perché voglio ballare, la mattina o dopo il lavoro la sera, quando ascolti la musica in auto, o ti metti le cuffie, che fai, ascolti i pezzi demoralizzanti per iniziare la giornata? Io no, io cerco il sorriso intorno a me ed è quello che voglio dare alle persone.
Di solito le canzoni che parlano di una rottura amorosa sono deprimenti: “mi hai lasciato oh mio Dio come farò senza di te”, invece tu dici “che mi frega, io ballo”. Lo adoro. Non è nemmeno una domanda, in effetti.
Ti ringrazio. Dedico questa canzone a tutte le persone che si sentono perse dentro una storia, dentro una strada della propria vita, da cui pensano di non poter uscire. La via di fuga c’è sempre, serve solo il coraggio. Ed è questo che volevo trasmettere: non siamo obbligati a stare in una storia che ci fa stare male, nessuno può dirti cosa devi fare. “Je danse” è un atto di liberazione, non per forza amoroso, anche verso altre situazioni opprimenti che avvengono nella propria vita. C’è sempre una via di fuga, va colta per mantenere la propria salute mentale! E ballare è sempre utile perché ti fa sentire bene e ti fa sentire bella. Sarà che i miei genitori sono stati entrambi ballerini classici professionisti!
Hai girato mezzo mondo, poi sei tornata qui in Italia: come mai hai deciso di rientrare, e pensi che sia una decisione che manterrai? (a me verrebbe da chiederti chi te lo fa fare di stare qui, ma questa è un’altra storia)
Il periodo del lockdown mi ha fatto fermare per vari motivi familiari a Roma, la mia città. Ed ultimamente trovo che, nonostante il grande caos quotidiano, sia proprio una bella città dove avere la propria base. Di questo mi sono resa conto negli anni e viaggiando tanto. Però non vedo mai una cosa come “per sempre” quindi non posso assolutamente dire che vivrò la mia vita qui e basta, io affronto ogni giorno come una novità, un percorso ancora da esplorare, amo il cambiamento o anche solo l’idea di esso. Mi piacerebbe vivere a Tokyo per esempio!
Restiamo sul tema: com’è il mondo dello spettacolo all’estero? È davvero diverso da qui, un po’ come ce lo immaginiamo?
Certe dinamiche sono le stesse, il problema è che all’estero sei uno straniero e come performer non hai le stesse possibilità di un artista locale per colpa della lingua e l’accento, che non è mai perfetto a meno che tu non sia nato in quel posto. Gli italiani poi sono sempre una minoranza, non se li fila nessuno. Noi in Italia siamo esterofili e abbiamo tanti stranieri in tv, con accenti improbabili, che lavorano una vita e si costruiscono carriere pure interessanti. Per gli italiani questo avviene molto meno. A Los Angeles hai però la sensazione di poter fare le cose in grande, di poter sfondare davvero, perché anche il produttore più importante ti ascolta, ti dà un minuto per considerarti e darti una chance. Parigi è già molto più simile all’Italia. Alla base di tutto devi mantenere una connessione con te stesso e con quello che vuoi raccontare. Poi credo che il motto “nel posto giusto, al momento giusto” valga sempre.
Il tuo pezzo mi ha ricordato anche “I wrote a song” di Mae Muller, che ha partecipato anche all’Eurovision 2023. Anche lei dice che avrebbe potuto reagire in modo diverso, invece ci ha scritto una canzone e poi è uscita a divertirsi. Ergo, ti piacerebbe collaborare con artisti e artiste come lei? Con chi vorresti collaborare?
In effetti anche io quando l’ho ascoltata ho pensato la stessa cosa. Mi piacciono molto i suoi pezzi. Io vorrei collaborare però con Loreen che ha vinto Eurovision. Per me era stupenda! A livello internazionale senza parlare dei miti assoluti c’è Doja Cat che adoro, e mi piacerebbe lavorare con Mark Ronson. In Italia mi piacerebbe collaborare con Fabri Fibra e Dargen D’Amico.
Domanda tecnica: come promuoverai la tua musica, hai già idee in ponte?
Il mio brano “Je danse” uscirà il 30 giugno sulle piattaforme e poi in radio il 7 luglio. Lo promuoveremo nelle radio e mi auguro che alcune stazioni che mi piacciono molto, tipo M2O, gli diano una chance. Ci sarà un balletto Tik Tok (che dovrai fare anche tu, mi raccomando ci tengo!) e secondo me è una canzone che ha molte possibilità, e poi il videoclip vi stupirà davvero!