Editoriali

LOTD – Una storia di periferia

Published

on

Ci sono realtà che orbitano nel mondo della musica che sono paragonabili a piccoli frammenti di asteroidi; chi guarda il cielo, spesso non ci si ricorda o non sa della loro esistenza.

MusicAttitude vuole incominciare a ricordare che spesso queste realtà riescono, con pochi mezzi ma con tanta passione ,a dare vita ad eventi in piccoli locali e club che spesso noi non immaginiamo

In occasione dei suoi 15 anni di attività, abbiamo voluto sviscerare e conoscere meglio uno di questi piccoli asteroidi del mondo dell’underground.

Last One To Die (LOTD) e’ un’idea senza casa, le fondamenta sono i ragazzi che ne fanno parte e non i mattoni, per questo ha inizio e non una fine, un gruppo di gente che va e se vuole torna.

L’idea è semplice: Il loro mondo è l’ underground, può nascere e crescere ovunque, in città o ai margini dell’impero perché si muovono col cuore e il cuore si occupa delle periferie,  irrora sangue fino alle zone più remote del corpo e così tutto funziona.

 LOTD è anche lo sforzo con piccoli mezzi di promuovere eventi che son riusciti a portare in provincia di Cuneo e Torino nomi come  Agnostic Front. Exploited, Total Chaos, G.B.H, Lee Scratch Perry, Hi-Fi Spitfire e molti altri

Abbiamo avuto modio di conoscere Dario Audisio anima di LOTD nonché anima de “Il Complesso Street Punk” band che nei testi delle loro canzoni ricama la visione del mondo underground e la trasposizione in fatti di quello che reincarna lo spirito di LOTD

Last One To Die (LOTD)

Per Parlare dei 15 anni di Last One To Die e de Il Complesso Street Punk bisognerebbe correre dietro a Dario altri 15 anni allora abbiamo approfittato della prima serata della rassegna cinematografica “Vedere x Capire”, con la proiezione di Margini, e l’abbiamo messo a sedere su un divano e ne è uscito questo:

MusicAttitude: In questi giorni pensavo che cos’è il “Do It Yourself” e come è applicato nella vita di tutti i giorni e ho capito che il DIY è la cosa più antica del Mondo e l’essenza è: “Fare qualcosa di cui abbiamo bisogno”. Qual è stata la prima volta che ti sei approcciato al DIY nella musica?

Dario: Quando abbiamo deciso di non guardare più in faccia nessuno, io in primis, e con altri amici siamo andati contro tutti: famiglie, fidanzate, la politica locale, le forze dell’ordine…. e abbiamo iniziato a organizzare concerti in una metropoli come Caramagna. Il DIY è anche immaginazione, è vedere un concerto dove nessuno se lo immagina. Ancora oggi Band ci scrivono per chiederci di suonare e allora Noi organizziamo proponendo di andare a suonare dalle loro parti ma ci sentiamo rispondere: “ma dalle Nostre parti non ci sono posti”. Fermi tutti! Non hai un posto? Anche noi non avevamo un posto ma abbiamo trasformato un teatro completamente in disuso, un Palasport che era vuoto in cemento armato, un locale di Motociclisti, o qualsiasi altro posto in quella che potesse diventare per una sera casa nostra e lo è diventata facendo suonare tutti! Senza immaginazione e sogni non c’è progettazione. Secondo me il DIY è questo!

Last One To Die (LOTD)

MusicAttitude: Oltre all’immaginazione e ai sogni quali sono, secondo te, le qualità per essere DIY?

Dario: Umiltà. Perché questa roba qui non è nata con te e non morirà con te. Per fortuna se domani smettiamo abbiamo seminato e qualcuno continuerà. Nessuno è fondamentale,  tu devi fare la Tua parte e ognuno la Sua. Io ad esempio mi emoziono sempre quando assisto alle riunione de I Ragazzi Fan da Se, che sono di età media metà della mia e dico ok! Ci sono anche loro. Secondo:  voglia di sbattersi. Qui è tutto più difficile. Già in Italia è più difficile perché i numeri sono più piccoli figuriamoci in provincia! Se sei troppo Rockstar per queste situazioni forse il Rock’n’Roll non fa per te. Abbiamo avuto esempi lampanti a Caramagna di gruppi, come ad esempio gli Agnostic Front, che suonano in Festival enormi o posti importanti con grandi numeri all’estero e vengono da Noi, si adattano e sono contenti! Terzo: la capacità di non arrendersi ed essere testardi e cocciuti…… e questo ci viene bene!

MusicAttitude: “Ognuno è artefice del Suo destino” cantava De Gregori.

Dario: “Quale destino per Noi” cantavano i Banda del Rione.

MusicAttitude: qual è secondo te la differenza tra chi si costruisce da solo il proprio cammino e chi tramite un’agenzia? Qual è la differenza nel raggiungere l’obiettivo?

Dario: se lo raggiungi senza via traverse, come tanto va di moda in questo stato, e cioè comprando potrei dire si bello ho tirato fuori dei numeri…….. però vuoi mettere l’emozione di essere li perché qualcuno ti ha voluto o l’emozione di aver portato dei gruppi che tu hai ascoltato per anni in una piccola città e averli fatti ascoltare e conosce ad altri. Secondo me così è impagabile! Oggi è tutto una questione di numeri, ti chiedono il concerto com’è andato. Noi facciamo un distinguo: il lato economico è andato in un modo e molte volte non come si sperava. Il lato umano è andato benissimo! Se guardo davanti a me e vedo i ragazzi che vengono ai concerti o che si sono messi a organizzare abbiamo vinto a mani basse! Perché staremmo tutti a morire di noia diversamente e invece abbiamo costruito qualcosa, e a differenza di chi sa fare solo i conti noi non siamo soli!

MusicAttitude: e alla lunga forse è il lato umano che vince. Rimanere dopo i concerti a parlare, a fare Karaoke sino alle 2 di notte con i gruppi inglesi, o fare i cori del Cosenza calcio… Ricordo il tour degli Hospital Food e degli Eddies, che torneranno a breve, li abbiamo trattati come membri della famiglia. E non è portarli in Hotel fighi con piscina o cos’altro… noi li portiamo a bere al mercato di Racconigi in mezzo agli agricoltori…

Dario: per me Punk Rock non vuol dire avere una casa fighissima ma è avere un amico che ti ospita nel suo letto!

Articolo e foto a cura di Omar Lanzetti.

Exit mobile version