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I Baustelle intimi e sexy al Teatro Petruzzelli di Bari
«Niente di pornografico. Non è un concerto vietato ai minori». Francesco Bianconi, in apertura di concerto dei Baustelle, puntualizza un aspetto fondamentale, che ha destato la curiosità dei fan della band sin dal primo momento in cui è stato reso noto il tour nei teatri questa primavera, intitolato Intimo Sexy.
Cosa può essere, dunque, intimo e sexy in un concerto? I Baustelle lo hanno svelato già nelle prime note, come teneri amanti dinanzi alla persona tanto desiderata. L’intimità e la sensualità sono state tutta da scoprire negli arrangiamenti nuovi dei loro vecchi e recenti brani, spogliati della loro natura originale per mostrarsi in un modo del tutto inedito.
Quando ho ascoltato le prime due canzoni, Amanda Lear e L’amore è negativo, qualcosa era diverso. In effetti, una sensazione nuova avvolgeva i sensi, perché il sound tipicamente anni ’70 e le note calde sprigionate dalla band e dalle suadenti voci di Bianconi e Rachele Bastreghi, mi hanno donato una percezione seducente, capace di trasportarmi in una relazione davvero intima tra me e la musica.
I Baustelle, infatti, con un’operazione elegante e professionale, hanno donato una nuova veste ai loro brani storici, rendendoli affascinanti, psichedelici e sexy.
L’intimità, però, non si percepiva solo dalla musicalità nuova e penetrante. Il concerto è stato un vero e proprio viaggio nella profondità di se stessi, verso una ricerca di ciò che potrebbe aiutarci a trovare un senso alla nostra esistenza. Come lo stesso Bianconi ha affermato durante il concerto, «prima o poi guardando in basso o in alto, si ha bisogno di un dio». I brani dei Baustelle parlano di vita e di morte, di speranza e di sconfitte, di emozioni talmente intime che sono in grado di coinvolgere ogni essere umano il quale, come il protagonista de La canzone del riformatorio, si chiede: “Chi ci rende prigionieri?”.
Ma, se nemmeno un dio riesce a salvarci, la soluzione in cui potersi rifugiare sono i rave. Ed è proprio con la canzone Andiamo ai rave dell’ultimo album, Elvis, uscito lo scorso anno, che il concerto ha cominciato a prendere una piega diversa. Da quel momento, quasi in chiusura di concerto, tutte le persone che, come me erano in platea, hanno cominciato ad alzarsi per fiondarsi sotto il palco e cantare a squarciagola Gomma e Charlie fa surf. Un momento necessario, nonostante la compostezza del luogo. Un momento che ha commosso tutti e che ci ha reso ancora più intimi.
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Testo di Maddalena Pagliarino
Foto di Federica Signorile