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Placebo: dopo le polemiche arriva la musica al Rugby Sound di Legnano
E’ una tiepida serata di luglio, fortunatamente non particolarmente afosa, quella che vedrà susseguirsi sul palco del Rugby Sound i Peaks! e i tanto attesi Placebo.
Arriviamo che sono quasi le 19.30 e ci accorgiamo fin da subito dell’enorme serpentone di persone che si accalca per entrare ed accaparrarsi la tanto agognata prima fila (che meraviglia quando non ci sono i VIP ticket e vince il più veloce). Il numero di persone in coda è importante e questo fa sì che sulle prime note dei Peaks!, italiani e unici supporter per la data Legnanese, non vi è ancora una gran folla, ma ciò non toglie che il trio fin da subito si mangia il palco, dimostrando coesione, grande cura nella proposta musicale e soprattutto carisma.
Conosciuta o meno, la band ha intrattenuto dall’inizio alla fine, coinvolgendo a più riprese il pubblico che si è dimostrato totalmente partecipe ed interessato. Stare su un palco importante è un’occasione preziosa che i Peaks! hanno saputo sfruttare al 100%, portando messaggi importanti. La depressione è un male oscuro che si annida anche dietro il più candido dei sorrisi e anche noi di MusicAttitude, tra un contenuto e l’altro, appoggiamo il discorso fatto dai Peaks! e diciamo a gran voce di non avere paura, di usare la musica come valvola di sfogo ma anche di chiedere aiuto.
Lo show dura circa mezz’ora e allo scoccare dell’ultimo pezzo dispiace vedere i tre musicisti andare via, ma è quasi ora dei Placebo e bisogna allestire alla velocità della luce il palco.
Sono circa le 21.15 quando Brian Molko (figlio mio levati quei baffi che non ci siamo) e Stefan Olsdal entrano in scena, non prima di aver fatto passare a più riprese l’annuncio sul divieto di utilizzo dei cellulari durante la loro esibizione.
I suoni sono, per dirla alla Alongi, “belli da paura” e, cosa non assolutamente scontata in un festival all’aperto, calibrati così bene da far sì che indipendentemente dalla vicinanza al palco, fosse tutto estremamente pulito e scandito. Molko, in perfetta forma, scalda fin da subito l’atmosfera con la sua voce, utilizzata unicamente per cantare. Se i Peaks! hanno continuato a coinvolgere la platea e hanno utilizzato il loro spazio per dare dei messaggi, i Placebo non hanno mai cercato, nonostante il messaggio iniziale, un contatto con il pubblico facendo sì che se da un lato l’esibizione è stata tecnicamente eccelsa, dall’altro è stata un po’ senz’anima.
Se una band si ritrova a girare il mondo e a vivere della propria passione è grazie alle persone, a generazioni intere, che si sono identificate nella loro musica e hanno fatto sì che si diffondesse fino ad arrivare ai grandi numeri. Quindi, carissimi Placebo, ricordatevi che non siamo solo persone che devono tenere il cellulare in borsa, ma siamo anime che vogliono essere coinvolte.
La setlist, della durata di un’ora e mezza circa, ha fatto si che venissero suonati i maggiori successi, sempre uno via l’altro senza particolari pause, alternati a brani meno radiofonici ma ugualmente profondi.
Da segnalare, quasi all’inizio, “Happy Birthday In The Sky”, uno degli ultimi pezzi prodotti e per questo ancora poco conosciuto, ma suonata sul tramonto ha fatto in modo che il suo significato, così bello e struggente, arrivasse di più. Non sono mancati i grandi classici, ovvero i brani più attesi che hanno saputo smuovere solo in quel frangente il pubblico, come “Every You Every Me”, “The Bitter End”, “Too Many Friends” e “Running Up The Hill”, a chiusura di una setlist che ha visto un bel po’ di assenze in favore di pezzi più recenti.
A conti fatti possiamo dire scenografia molto bella, suoni ottimi, performance impeccabile ma gravemente carente di contatto ed empatia con il pubblico.
Un appunto in chiusura, perché è importante dirlo.
Il successo di un concerto si misura con diversi fattori e la performance dell’artista è soltanto una delle tante. Andare a sentire un concerto, soprattutto durante la settimana, è un sacrificio sia in termini economici che di tempo ma siamo disposti ad affrontarlo in nome dell’ amore verso un artista e della passione verso la musica, nonostante un momento storico cosi incerto.
In virtù di questo mi chiedo come sia accettabile che i costi del food & beverage siano così esageratamente alti: sette euro per una birra, per di più praticamente piccola, sono una mancanza di rispetto verso chi decide di provare ad evadere per un’esperienza musicale. Undici euro un cocktail, senza analizzare la qualità, non sono tollerabili, così come sono incomprensibili due euro per un mezza naturale. Tutto questo, ovviamente, da pagare con un sistema cashless su app, con ricariche minime a partire da 5 euro.
Siamo persone che amano la musica, non polli da spennare.
Clicca qui per vedere le foto del concerto dei Placebo al Rugby Sound di Legnano, oppure sfoglia la gallery qui sotto:
Foto di Mairo Cinquetti
Testo di Francesca Carbone