L’ultima volta che ho pronunciato il nome di Max Petrolio invano ho ricevuto una scomunica, ma questa è un’altra storia. Meglio parlare del suo nuovo disco, una svolta elettronica che lo vede abbandonare, grazie all’appoggio dei due “consulenti di stile” Paolo Messere (chitarre elettriche e Farfisa) e Alessia Della Ragione (basso e tutti i suoni elettronici), i suoni scuri del vecchio album in cambio di sintetizzatori e drum machine.
Non c’è continuità musicale, quindi, fra “Discussioni In Farmacia Con Animali Abili” e il nuovo “Telefoni Mortimer”: l’unico filo conduttore, l’unico marchio di fabbrica, rimane il surreale e sconclusionato modo di scrivere del nostro Max. Questo, sebbene maturo e finalmente ben indirizzato verso una scimmiottatura precisa, quella della poesia futurista, invece che sparante a caso nell’ampio campo che andava da Giovanni Lindo Ferretti a Battiato, non riesce a colpire neanche un po’, e non è una novità.
L’impressione che si ha all’ascolto conferma le premesse: tante parole, alcune belle, alcune brutte, alcune geniali, alcune scopiazzate, qualche bella idea, pochissima originalità musicale e, soprattutto, troppa, troppa carne al fuoco. Se questo fiume di parole venga dall’urgenza di dire qualcosa o sia piuttosto un’incapacità di arginare la logorrea, non ci è dato saperlo, perché non ci sono dati gli strumenti interpretativi per farlo: Max sputa, come un adolescente nel suo diario segreto, e pretende che si capisca.
Unica nota positiva, l’onirica “Foreste Sottomarine”, un piacevole intervallo nella declamazione forsennata e ossessiva che è la cifra stilistica di tutto il resto, nonché una delle poche, se non l’unica traccia, ad avere un qualche genere di fascino melodico.
Francesca Stella Riva