Cattle Decapitation – Death Atlas
Di certezze nella vita ce sono ben poche, ma una di queste è la genuina malignità dei Cattle Decapitation. Tra blast beat forsennati, growl dall’oltretomba e vocette malefiche degne dei Gremlins, i Nostri cementano quanto già magnificamente esposto nel precedente “The Anthropocene Extinction” (2015), dimostrando di essere rilevanti anche sul lungo periodo. Ma il vero segreto del successo dei CD, che li ha fatti conoscere e apprezzare anche fuori dalla ristretta cerchia death/grind, è questa vena melodica irresistibile e inaspettatamente convincente (vedi la title track).
Archaelogist – Winter’s Wake
Con un titolo azzeccatissimo per la stagione, gli Archaelogist mettono in bella mostra tutto il loro arsenale in un EP composto in pratica da una singola canzone in più varianti (strumentale inclusa), ma tanto basta. “Winter’s Wake”, con un occhio di riguardo ai Between the Buried and Me, è un piccolo compendio del progressive metal contemporaneo, arricchito anche dalla partecipazione di due ospiti illustri nel loro genere (Carstairs dei Fallujah e Thraikill dell’omonima band ex Mammoth). La promessa degli Archaelogist è difficile da mantenere, ma noi vogliamo crederci.
Fen – The Dead Light
I Fen sono una nostra vecchia conoscenza, una di quelle formazioni che trovano il loro habitat naturale nel gelo invernale (e infatti, guarda caso, la loro precedente fatica si intitolava proprio “Winter”), e che, molto coerentemente, non possono fare a meno di pubblicare i loro album nei mesi più freddi. “The Dead Light”, pur veleggiando nelle nebbie fitte e perigliose dell’atmospheric black metal, risulta più accessibile di “Winter”, complice soprattutto una durata inferiore dell’opera, ormai scevra di inutili orpelli, ma epica e intima allo stesso tempo (ascoltate “Nebula”, giusto per farvi un’idea).
Life Awaits – Fluorescent
Dopo qualche anno di gavetta in Asia, i cinesi Life Awaits sono pronti a esplodere in tutto il mondo con la loro seconda fatica in studio, “Fluorescent” appunto, pubblicata a due anni di distanza dall’esordio ufficiale “Waves”. Il quartetto di Pechino prova un buon bilanciamento tra grinta, melodia e sonorità più moderne, pescando a piene mani per la loro proposta metalcore/post-hardcore dai Bring Me The Horizon post “Sempiternal” e pre “Amo” e dagli Architects ultima maniera (prendete per esempio “Blind Belief” e “Better Now”).
Perihelion – Agg
Andiamo fino in Ungheria per scoprire questa band che si destreggia a cavallo tra post-rock e blackgaze. I Perihelion, proponendo canzoni nella loro lingua madre, se ne fregano delle barriere linguistiche. Problema che in effetti non sussiste, dato che ci pensa la musica a comunicare nel migliore dei modi. Dimostrazione? Pezzi come “Erdő”, in grado di rivelarsi contemporaneamente lievi e drammatici come sanno essere, giusto per citare due tra i nomi affini più ovvi, Deafheaven e Alcest.