The Heavy Countdown #72: Dirge, The Further I Go, Shrezzers, Callejon, Legion Of The Damned

Dirge – Lost Empyrean
Sebbene il nome della band suggerisca il contrario (“dirge” infatti sta per nenia, soprattutto funebre), “Lost Empyrean”, pur essendo tutt’altro che un lavoro solare, non è un disco di litanie. Un album di contraddizioni quindi, in cui, in qualche modo, i pezzi si concatenano armoniosamente uno dentro l’altro, in un’opera post metal davvero intrigante. Un bel salto dall’industrial sludge che caratterizzava i primi full-length della formazione francese.

The Further I Go – Every Morning Is An Afterlife
Come possono andare d’accordo post-rock, drone e dark ambient (magari in un singolo pezzo)? La risposta non è semplice né univoca, ma i The Further I Go sembrano possederne una dal titolo “Every Morning Is An Afterlife”. Il segreto del combo sta nel mantenere le cose il più semplice possibile, senza accartocciarsi su se stessi come spesso può accadere quando si tratta di generi così diversi. La dimostrazione è in “Flying Fast Against The Wind”, un’opener che funge da biglietto da visita per l’intero album e l’idee contenute in esso. Per sognatori ad occhi aperti.

Shrezzers – Relationships
Gli Shrezzers portano il biebercore al livello successivo con questo “Relationships”. Mi spiego meglio. Oltre a essere dei gran furbastri (in aggiunta alle melodie supercatchy e ai synth i Nostri non sono contrari all’utilizzo di belle fanciulle spesso poco vestite nei loro video promozionali), i ragazzi sanno suonare, nello specifico qualcosa che ricorda molto da vicino il progcore. Ma non finisce qui, perché udite udite, il filo conduttore di “Relationships” è il sassofono. Uno strumento inusuale nel genere, ma che ci sta bene. Sfrondando un po’ qualche eccesso di troppo, e giocando maggiormente sull’autoironia (Jared Dines insegna), gli Shrezzers hanno tutte le carte in regola per provare a farsi un nome.

Callejon – Hartgeld im Club
Il brutallaro e il gangsta rapper da club che limonano sulla copertina di “Hartgeld im Club” fotografano alla perfezione lo spirito del disco. Il nono album dei Callejon a due anni scarsi di distanza da “Fandigo” è una raccolta di cover in salsa (nu)metalcore di alcuni successi rap tedeschi (fatta eccezione per un paio di inediti), e a sorpresa fa pure capolino nientepopodimeno che Ice-T in “Porn from Spain 3”. Continua imperterrito il revival rap metal, nella sua accezione più tamarra e ignorante.

Legion Of The Damned – Slaves of The Shadow Realm
Settimo full-length per i Legion Of The Damned, una band che sa benissimo come far andare a braccetto il death e il thrash metal (e che ha la sua bella esperienza con il black, quando ancora si chiamavano Occult). In “Slaves of The Shadow Realm” l’artiglieria pesante nonché gli highlights sono offerti dal cantato lancinante di Maurice “Sephiroth” Swinkels e dai riff puntuali e intricati di Twan van Geel. Morte e distruzione a palate, ma con qualche sbadiglio di troppo.