Curtains up – Evil deeds – Never enough – Yellow brick road – Like toy soldiers – Mosh – Puke – My 1st single – Paul – Rain man – Big Weenie – Em calls Paul -Just lose it – Ass like that – Spend some time – Mockingbird – Crazy in love – One shot 2 shot – Final thought – Encore. Extras: We as Americans – Love You More – Ricky Ticky Toc; DVD: Just Lose It (two versions), ‘Encore’ trailers.
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Bizzarro il mercato giapponese. Immettere nel 2005 materiale già datato può essere controproducente, tuttavia il cd da noi analizzato contiene bonus tracks e un dvd scarsamente ripieno di contenuti. Insomma roba da collezionisti, ma occasione per parlare di un disco non sufficientemente sviscerato all’epoca della sua uscita nel 2004.
Il ritorno discografico del pallido Mc from Motor Town, già dal titolo, ne rimarca l’ormai proverbiale ego. “Encore”…Dovremmo davvero chiedere il bis prima ancora di averlo ascoltato?! A dire la verità in parte si. Marshall è stratosferico percussionista di parole e questo ormai sta scritto sui dizionari; che Dre produca beatz inestimabili è altrettanto noto. Che aspettarci dunque? Un album sicuramente completo, prodotto da Dr. Dre ma anche dallo stesso Eminem, le cui tecniche dimostrano quanto si possa imparare osservando un maestro all’opera. Fra le prevedibili tracks dall’atmosfera cupa e il contenuto sovversivo, spicca senza dubbio Mosh, metriche sopraffine su una base essenziale ma trascinante. Like Toy Soldiers è invece il classico pezzo ideato per la massa, strizza l’occhio ai buoni sentimenti facendoci quasi dimenticare che chi giunge le mani coi bambini dell’orfanotrofio è un rapper pregiudicato, senza filtri e con qualche rotella un po’ smussata dagli eccessi: poco credibile, ma sicuramente d’effetto. Il meglio di Dre a mio parere è nell’ arrangiamento di Just Lose It, un pezzo si commerciale ed orecchiabile, ma insolito, praticamente un breakbeat con quella spruzzatina di G-Funk Californiano che lo rende più croccante e festaiolo, ma sempre dannatamente electro!
Strappalacrime ma coerente è invece l’atomsfera di Mockingbird, viaggio nell’infanzia di uno sfortunatissimo bianco americano. Per gustarci una collaborazione “pesa” dobbiamo skippare fino alla track 18, dove quei mattacchioni dei D-12 fanno visita a Mr. Matters in uno storytelling intasato di spari e adrenalina, molto potente! Le altre collabo con 50 Cent, Nate Dogg e Obie Trice soddisfano più i rispettivi conti in banca che le orecchie dei rassegnati Hip Hop Soldiers: business is business, ma preferivo sentirlo dire da Eric Sermon e Parrish Smith (chi ne sa lo sa). Concludendo se questo fosse stato il disco di esordio di Eminem probabilmente nessuno si sarebbe più ricordato di lui, ma data la fase discendente della sua carriera, ci sta tutto e si apprezza senza però farne un altarino come era successo con i suoi primi album.
N.C.