http://www.myspace.com/theautomatic
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Prove di crescita per una delle band più fastidiose dell’indie rock inglese (è ancora vivo il ricordo orribile del debutto con quella seconda voce fastidiosa). I The Automatic ormai viaggiano nel limbo di chi vuole ancora far colpo a suon di ritornelli con voce da ragazzino ma capisce che c’è in giro gente che lo fa mille volte meglio, allora prova a crescere tecnicamente…ma in quel campo non ha le basi per competere, allora spera di buttare dentro più cose che gli vengono in mente, provocando solo ‘maccosa!?’ a ripetizione.
Non sono gli Arctic Monkeys, non sono nemmeno i Kaiser Chiefs (gli ‘oooh yeah nah nah nah’ di ‘Intestate’…ma ancora?). Meno pesante del precedente This Is a Fix (2008), cercano il ritornello a tutti i costi, a volte finendo spudoratamente nel teen rock (‘Run And Hide’ sembra dei Paramore), a volte mascherandosi pure da figli dei Foo Fighters (‘Sweat Heat Noise’). Le ‘divagazioni’? Boh, non si capisce cosa vogliano fare nel minuto e mezzo più heavy dì ‘Something Else’, nei synth che scandiscono la melodia di ‘Cannot Be Saved’, nella prova di Franz Ferdinand di ‘List’. Davvero, dove sarebbero coraggio e innovazione? Nel mettere come opener ‘Insides’ che ritarda a tutti i costi il ritornello, piazza in apertura drum n’ bass e organo da chiesa? Maddai…
Marco Brambilla