Wow è un disco doppio quindi lungo, 27 tracce, e da assimilare. In un’epoca in cui le nuove generazioni sono abituate a masticare e digerire la musica in tempi decisamente brevi e in cui in Italia assistiamo all’involuzione di una scena che spesso non riesce neanche ad arrivare in ritardo rispetto alle tendenze mondiali, questo lavoro è decisamente degno di nota. I brani trasudano il lavoro che ci è stato fatto sopra, musica e testi sono stati composti e suonati/cantati, vissuti e dopo elaborati.
La band per prima ha metabolizzato questo cd per tre anni e questo non sfugge già ad un primo ascolto. Si è parlato tanto del cambiamento dei Verdena, della loro maturazione da grunge band incazzata per ragazzini con gli anfibi consumati a realtà concreta e anomala del panorama italiano. Che questo aspetto esista è indiscutibile anche se tutto sommato il fatto che ci stupisca dovrebbe in realtà preoccupare: una band che non si scioglie deve avere un’evoluzione di suono per avere ragione di esistere e chi a trent’anni suona come a venti dimostra solo di non avere nulla di più da dire. Loro ce l’hanno e vivaddio. Si è parlato anche tanto delle influenze importanti di questo disco dai Beatles (l’apertura “Scegli me” è un vero e proprio omaggio), al Lucio Battisti di “Anima Latina”, ai Beach Boys (“Sorriso in spiaggia pt1” e pt2 su tutti) più volte sottilmente o evidentemente evocati anche nell’utilizzo dei cori, tuttavia ciò che di derivativo si può trovare è comunque filtrato dalla personalità artistica dei tre.
L’assetto sonoro è stato ampiamente modificato con la voce di Alberto, che è presente al piano più che alla chitarra, la quale viene assorbita dagli strumenti diventandone parte, anche grazie alla vecchia tecnica dei testi che assecondano la musica, tecnica che i Verdena conoscono bene avendola messa in pratica sin dall’inizio. La batteria di Luca è più protagonista che mai e gli inserti di elettronica danno respiro a delle dinamiche che nel suono della band pre-Wow potevano risultare ostiche ai più.
Analizzare i brani uno ad uno sarebbe opportuno dato che ognuno ha qualcosa da dirci ma per limiti di spazio e di pazienza del lettore ci limiteremo a segnalarne alcuni: Razzi arpia inferno e fiamme è il singolo che ha dato il via alla curiosità spasmodica verso il disco: video e brano sono da vedere/ascoltare a ripetizione, non c’è altro da dire; Loniterp sta per Interpol e sembra una loro canzone; Mi coltivo e Attonito faranno piacere ai fan della prima ora; Badea Blues e Rossella roll over sono tutte da capire e amare con il procedere degli ascolti; Scegli me e Lei disse sono i due brani che rispettivamente aprono e chiudono questo viaggio nel mondo artistico della band per come è adesso; entrambi dall’atmosfera rarefatta in cui il piano è protagonista assoluto, si differenziano per il mood che generano nell’ascoltatore: guarda caso il primo apre orecchie e cuore a musica e parole, mentre il secondo si accomiata in maniera soft da chi ha avuto voglia di fare questa esperienza. Wow.
Claudia Piras