Enigma, o meglio En?gma, finito il sodalizio con la Machete, è già al suo secondo disco da indipendente. Shardana è il nome dell’antico popolo del mare, che riconduce, presumibilmente, all’attuale Sardegna, patria del rapper, che non smette di influenzare nemmeno per un attimo la sua musica. La presenza di miti e leggende è quel che, da sempre, affascina della lirica di Enigma: basta fare un salto nella sua discografia per imbattersi in brani come “Il simposio”, “Gaia”, fino al più recente “Rapa Nui”, per citarne solo alcuni. Un rap colto, quello di Enigma, che lo distanzia, probabilmente, da qualsiasi altro artista del suo genere.
“Krav Maga”, prima traccia e sono subito botte, “e quando rimo è ancora Satana a Fatima”, chiaro riferimento ai tempi di “King’s Supreme”, tradotto: spaccavo allora e spacco ancora adesso. “Nuvole e cupole”, altro singolo di lancio dell’album, è probabilmente il pezzo che più rimane impresso di tutto il disco: “io non faccio la star perché so che prima o poi sarà San Lorenzo”. Game, set, match. Se la filastrocca dei giorni di novembre può aiutarvi con i mesi dell’anno, “Copernico”, in 2:22, ci fa girare il Sistema Solare; si tratta del pezzo più elaborato dell’album, dove fotta e flusso di pensieri diminuiscono e sale in cattedra il Professor Scano. Enigma non dimentica di lasciare uno spazio alla vecchia scuola, “Father & Son” con Bassi Maestro ha una strumentale, sempre by Kaizén, che mette d’accordo puristi e non. Enigma sta a “Da Vinci” come Iverson a Philadelphia (vedi Jumperz, ndr), nel pezzo spazio per figure come Cagliostro e James Delaney, denominatore comune? Il mistero.
“Che roba è?!” feat. Madman, insieme a “Malasuerte” feat. Gemello, sono due strade diverse che portano l’ascoltatore in un mondo diverso rispetto al concept del disco: la prima è un mix di incastri, la seconda ci porta a esplorare atmosfere tipicamente Gemelliane, più astratte e volatili. “Françisco Marcelo” è una sorta di autobiografia di En?gma (Francesco Marcello, ndr), lo scenario è la sua Olbia, con il Palazzaccio e San Simplicio lì a suggerircelo, ed “il punto di domanda è manifesto”. Che Enigma nutrisse ammirazione nei confronti di James J. Braddock lo si poteva intuire già ne “Il rumore dell’umore” (contenuto in Foga, ndr), ne “La Cenerentola del ring” viene data voce a una rivincita, senza risparmiare di mettere a nudo le proprie debolezze; senza dubbio il pezzo più intimo del disco. Dal brano più intimo al più introspettivo, “Sobborghi” è un viaggio nella testa di Enigma, un soliloquio grazie al quale si intravede una via d’uscita. “Cerbero” può esser letta come un’analisi che il rapper fa della società nella quale viviamo, “a volte mi chiedo: ma se t’ammazzi che mondo lasci?”. A chiudere il disco c’è “ImmagiNazione”, una via di fuga dalla realtà, un mondo a parte.
Questo è Shardana, è impossibile parlarne senza però far riferimento alla coerenza dimostrata negli anni da En?gma: se mi presentassero un foglio con su scritto un testo di una di queste canzoni e non ne conoscessi l’autore, non esiterei ad attribuirla lui. Questo, in musica, fa tutta la differenza del mondo. Mettiamoci pure le giuste strumentali, la possibilità di poter dare del tu a Copernico, Chaucer, Da Vinci, Wilmot ed è fatta. Nonostante qualche passo falso, tra i quali annovero Indaco (non il suo miglior lavoro, ndr), senza troppi stravolgimenti, En?gma, è riuscito a rialzarsi. Un Cinderella Man, con lo spirito di uno Shardana.