[Electro Goth/Industrial] Project Pitchfork – …

 

[Electro Goth/Industrial] Project Pitchfork – Dream, Tiresias! (2009)

If I Could (first dream) – Nasty Habit (second dream) – The Tide (third dream) – Promises (fourth dream) – An End (fifth dream) – Your God (sixth dream) – Feel (seventh dream) – Full Of Life (eight dream) – Darkness (ninth dream) – Passion (last dream)
Bonus Tracks: Feel! [:SITD:] Remix – Feel! Remixed by NOISUF X – Feel! Die Krupps Remix

http://www.pitchfork.de
http://www.trisol.de

I Project Pitchfork hanno una grande storia alle spalle. In mezzo a innumerevoli altri complessi electro – goth si sono sempre distinti per la loro abilità nel rivestire di strutture marziali e tonanti i ritmi ballabili del synthpop e le suggestioni dark del post punk inglese; dai Laibach hanno preso il gusto per le cadenze pesanti e militaresche, dalla darkwave d’oltremanica certe melodie torbide e misteriose, dal kraut – rock l’estetica gotica e drammatica. La loro musica è tedesca sin nelle fondamenta, non solo per casualità geografica, e il successo che riscuotono in patria da quasi vent’anni non stupisce affatto. I Rammstein devono molto anche a loro.

“Dream, Tiresias!” rientra perfettamente nei confini del loro consolidato stile. Chiaramente, dopo una decina di album e innumerevoli collaborazioni e progetti paralleli, il suono del trio si è ormai cristallizzato ed è divenuto piuttosto di maniera, mantenendo tuttavia una certa scorrevolezza e una notevole spettacolarità. E fin quando queste due qualità vengono mantenute vive e operanti le cose vanno bene. Infatti, la prima metà del cd è ricca di momenti ispirati e ben organizzati, quasi esaltanti: “If I Could” è un mid – tempo granitico, potenziato dalla voce stentorea e roboante di Peter Spilles; “Nasty Habit” accelera i tempi, sfoderando techno beat e movenze da dancefloor, così come “Promises”; “An End” guarda all’industrial americano, mentre le ampie campate di “The Tide” sono cariche di oscuri presagi di un ineluttabile destino che deve necessariamente compiersi.

Non altrettanto convincente è la seconda parte del disco. Le idee paiono scemare progressivamente, la maniera si fa insostenibile, le melodie e i ritmi divengono troppo ripetitivi. “Feel”, il singolo estratto dall’opera, è sì ballabile, ma di una piattezza e monotonia sconcertante; “Your God” è EBM raffazzonata; “Darkness” e “Passion” sfruttano gli spunti dei primi brani fino allo sfinimento, e “Full Of Life” guadagna la palma di peggior pezzo in assoluto, essendo nient’altro che un maldestro esperimento di electro – funk non andato in porto. Completano i 77 minuti del disco – troppi – tre remix diversi di “Feel”, uno più inutile dell’altro.

Raro trovarsi a che fare con un’emissione del genere, nettamente divisa a metà per quanto riguarda la qualità artistica. “Dream, Tiresias!” è una sorta di Giano bifronte, che mostra due volti ben distinti l’uno dall’altro. Uno in grado di far ben sperare per il futuro – sembra che i Project Pitchfork abbiano ancora parecchie frecce al proprio arco – l’altro indice di un netto calo d’ispirazione e di songwriting. Chissà quale sarà quello che prevarrà.

Stefano Masnaghetti

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