[Nu Metal] Korn – See You On the Other Side (2005)

Twisted Transistor – Politix – Hypocrites – Souvenir Of Sadness – 2-Way – Throw Me Away – Love Song – Open Up – Coming Undone – Getting Off – Liar – For No One – Interlude#3-I’ve Seen It All – Tearjerker

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I Korn sono ormai dei monumenti della musica dura, capaci di produrre dischi con regolarità, di piazzarli regolarmente in cima alle classifiche e di riempire altrettanto regolarmente i palazzetti.
E quindi l’attesa di questo ‘See You On The Other Side’ era parecchia, per tastare il polso al gruppo dopo la clamorosa svolta mistica di Head, con il conseguente abbandono del gruppo per seguire la strada del Signore. E certo era molta la curiosità di capire quale direzione avrebbe preso il gruppo dopo avere guardato nello specchio ed essere passati dall’altra parte lasciando dietro un membro della famiglia, quali sarebbero state le evoluzioni del loro suono dopo il primo cambiamento in più di dieci anni di attività. Ci sono voluti un po’ di ascolti per cercare di capire questa strana imitazione del primo Marilyn Manson, questa semplicità estrema nella struttura dei pezzi, queste ritmiche così lineari, questi brani così privi di energia, questa produzione così sporca e confusa. Ma ascolto dopo ascolto si fa strada un sospetto che diventa man mano una certezza: il disco è brutto.
In una carriera di alti e bassi, dove gli alti sono state vette di qualità e di innovazione che li mettono di diritto nel novero dei grandi classici, i Korn toccano con questo lavoro il basso più clamoroso: un disco senza verve, senza idee, dove nemmeno il ripescaggio della cornamusa riesce a dare freschezza e dinamismo a brani sfiatati. E’ evidente la volontà di rendere il suono più accessibile, con le classiche melodie alla Jonathan Davis innestate su brani semplici e non troppo aggressivi, senza quella caratteristica vena di follia capace di distinguerli dalla massa. Ma mancano le melodie catchy per passare veramente dall’altra parte dello specchio e trasformarsi nei Linkin’ Park, manca la patina da copertina, mancano in fondo le canzoni. Anche l’uso dell’elettronica suona scontato e banale, senza donare spessore e profondità ai pezzi.
Evidentemente la ferita dell’abbandono è ancora aperta, e i nostri devono in qualche modo riprendersi dalla mazzata e ritrovare unità, insieme a una direzione artistica. Ci auguriamo che questo accada al più presto, altrimenti il rischio è quello che la trasformazione in un quartetto segni anche l’inizio del declino, che sarà sicuramente dorato e lastricato di successi, ma che rischia davvero di non avere più nulla da dire sul piano della musica.

S.R. 

La dipartita di Head non ha fatto bene a Davis e soci. Provo con questa scusetta a iniziare un pezzo in cui il nuovissimo e pompatissimo “SeeYou On The Other Side” verrà distrutto. E’ vero che oramai il trademark Korn si riconosce subito, chei ragazzi possono fare un po’ ciò che vogliono e che, grazie soprattutto ai primi due dischi, hanno garantito un posto di rilievo nella musica dei nineties. Ciò non vuol dire che ci si debba gasare perché il nuovo album sia pregno di elettronica, di effettini strani e che ogni tanto ci sia qualche riff che richiama i bei tempi. Salviamo “Twisted Transistor”, che pur essendo un brano pop si lascia ascoltare, e qualche pezzo un po’ più cattivo come “Liar”, chiudiamo un occhio sulle soluzioni alla Nine Inch Nails che troviamo ovunque ma non sottacciamo il fatto che questo platter sa di puzzle fatto male: i Korn provano soluzioni diverse e inusuali per loro, lasciano da parte quasi del tutto l’atmosfera cupa che permeava solitamente i loro lavori e decidono di pettinarsi e di presentarsi vagamente più positivi, confezionando un disco brutto che piacerà a chi va in brodo di giuggiole per quei gruppi che “si rinnovano, cercano soluzioni alternative, sperimentano ed evolvono” e farà rimanere male quelli che erano contenti di sentire giusto un paio d’anni fa “Y’all Want A Single say fuck that Fuck That”. Io non ho molta voglia di vederli on the other side, al massimo gli mando un sms per giustificare l’assenza, ma dopo un disco così non mi muovo proprio.

P.N.

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