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Due cd, 13 pezzi, un’ora e 24 minuti di durata: questi sono i numeri di “The Guessing Game”, nono album per la band di Lee Dorrian, che intende celebrare i due decenni di carriera dei Cathedral; anche se, a ben vedere, il ventesimo anniversario è scoccato l’anno scorso.
Al di là delle cifre di presentazione, quest’opera è davvero ambiziosa, non solo per la sua mole, ma soprattutto per quello che il quartetto inglese ha tentato di condensare al suo interno. “Edwige’s Eyes” (non credo ci siano attinenze con la Fenech), singolo apripista piuttosto anonimo, non rende merito a un lavoro che scandaglia in profondità tutte le sfaccettature di un suono che i Cathedral si sono pazientemente costruiti uscita dopo uscita, e che oggi ha raggiunto livelli di manierismo davvero notevoli: e per una volta quest’aggettivo lo si usa con una valenza positiva.
“The Guessing Game” è senz’altro il disco più intricato e multiforme del complesso. Il contrasto con il capitolo precedente è quasi stridente: “The Garden Of Unearthly Delights”, infatti, basava il proprio fascino sulla snellezza d’insieme e sull’impatto immediato, a suon di riff epidermici e ritornelli facilmente assimilabili; probabilmente il momento più ‘pop’ della loro storia, tanto che la conclusiva suite “The Garden” era piuttosto forzata e poco c’entrava con il resto dell’album. Quest’ultima emissione, invece, rappresenta l’esatto opposto: Dorrian e compagni hanno deciso d’immergersi ulteriormente nel clima dei Settanta, fra occultismo d’antan e riposanti visioni folk – prog d’autore, tenendo insieme la cupezza di fondo del doom con i colori più sgargianti della psichedelia albionica. A spiccare è soprattutto la vena folk di molte composizioni, quali ad esempio “Cats, Incense, Candles & Wine”, “Death Of An Anarchist”, “Funeral Of Dreams” e la stessa title – track, breve strumentale nascosto fra i boschi che usavano percorrere Jethro Tull, Gentle Giant e Genesis. Non a caso è stata invitata a partecipare Alison O’Donnell, voce dei Mellow Candle, ottimo gruppo di progressive folk attivo sul finire degli anni Settanta e nei primissimi anni del decennio successivo. L’introduzione di “Immaculate Misconception” poi, con archi e organo liturgico, è puro dark prog di quarant’anni fa: sembra di star ascoltando qualcosa degli Jacula o, più recentemente, dei nostri Il Segno Del Comando.
Non mancano gli episodi più propriamente metal: “Painting In The Dark” inizia con un riff vicinissimo agli Iron Maiden, per poi farsi più acida e saltellante, mentre “Requiem For The Voiceless”, dedicata ai diritti degli animali, è puro doom lento e asfissiante, e ricorda certe atmosfere di “Endtyme”. Ma sono tutti tasselli che s’incastrano in un disegno più ampio, che certamente ha bisogno di ripetuti ascolti per essere compreso fino in fondo. Tra pennellate di flauto, garbati sussulti di mellotron e stilettate hard’n’heavy c’è anche il tempo per l’incontro fra Black Sabbath e Black Flag di “One Dimensional People”, piccola gemma strumentale che ribadisce l’ottimo stato di forma dei Cathedral. Che festeggiano le loro quasi ventuno primavere con una delle loro migliori creazioni. “The Guessing Game” necessita di calma e concentrazione, per rivelarsi il gran disco che è.
Stefano Masnaghetti