The Ballad Of Solomon Eagle – Vagrant Stomp – The Ale House Braves – Cities Of Frost – Hot Knives And Open Sores – Hounds Ditch – Mortlake (Dead Water) – They Come Back (Harvest Of Skulls) – Beginners Guide To Suicide
www.orange-goblin.com
www.sanctuaryrecordsgroup.co.uk
La prima notizia è che il sesto album di una delle band più rappresentative della Rise Above, sia per lo stile sia per l'attitudine, non esce per la Rise Above. Quale che sia la ragione del cambio di label, "Healing Through Fire" è targato Mayan Records, una sotto etichetta specializzata in suoni "duri" della più potente Sanctuary. La seconda notizia è che il disco in questione non convince pienamente.
Certo, il quartetto Inglese è garanzia di qualità e anche nei frangenti meno ispirati non delude del tutto le aspettative: in questo semi – concept sulla peste e l'incendio di Londra del 1666 le canzoni dal sicuro impatto live e dal groove trascinante non mancano affatto. "The Ballad Of Solomon Eagle" è stoner dai suoni saturi e grassi e contiene uno dei loro migliori assoli di chitarra di sempre, "Cities Of Frost" è più lenta e sabbathiana e mostra il lato più cupo e sulfureo degli Orange Goblin, ma quando si cercano atmosfere maggiormente rock tout court la sensazione che si ha è quella di aver a che fare con musicisti dalle idee leggermente confuse: così accade che "The Ale House Braves" vorrebbe essere un anthem cadenzato e coinvolgente, ma finisce per essere prevedibile e scontato, mentre "Hounds Ditch" pare quasi uno scarto proveniente dal loro masterpiece "The Big Black". Un disco altalenante, quindi, che rivela l'indecisione e l'inquietudine di un gruppo alla ricerca di nuove soluzioni sonore, sempre più vicine all'hard rock dei Settanta e alla psichedelia più distorta. Prova ne sia il fatto che le due canzoni di gran lunga più belle ed esaltanti si distaccano in modo notevole da tutto quanto gli Orange Goblin hanno prodotto in passato: "Mortlake" è un breve interludio acustico – strumentale dal flavour rinascimentale, e la conclusiva "Beginners Guide To Suicide" (il vero capolavoro del disco) altro non è che un caldissimo pezzo di blues elettrico, con tanto di chitarra slide e armonica a bocca, al punto da sembrare una jam dei Ten Years After (o di un altro mostro sacro del british blues) rifatta dai Black Label Society: stupefacente.
Ci si augura che in futuro gli Orange Goblin tengano presente i risultati eclatanti di questi esperimenti, senza tergiversare ulteriormente.
P.S: l'edizione limitata di "Healing Through Fire" contiene un DVD con la registrazione di un concerto tenuto in quel di Londra: per tutti i fan più accaniti, che non hanno ancora avuto la fortuna di vederli in azione sul palco, si tratta di una chicca da non lasciarsi sfuggire assolutamente.
S.M.