[Thrash Metal] Megadeth – United Abominations (2007)


Sleepwalker – Washington Is Next! – Never Walk Alone…Call To Arms – United Abominations – Gears Of War – Blessed Are The Dead – Play For Blood – A Tout Le Monde (Set Me Free) – Amerikhastan – You’re Dead – Burnt Ice

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Veniamo subito al sodo: il nuovo album di Dave Mustaine è la sintesi della mediocrità. Non ci sono errori madornali, anzi un paio di occasioni divertono pure, ma il tutto galleggia nel mare dell’anonimato. E fa incazzare perché vuol dire che la band americana si è limitata ad un compitino onesto per andare in tour e ciao e poi fa incazzare ancora di più perché alla fine uno sotto sotto ci spera sempre…in un album spaccaossa intendo.

Anche perché, bizze comportamentali a parte, Mustaine sarebbe ancora capace ma è ormai concreta la possibilità che anche questo album possa essere l’ultimo. Svanita la piacevole sorpresa del precedente ‘The System Has Failed’ (2004), il nuovo disco continua sulle stesse coordinate, presentando una produzione più pulita ma pezzi decisamente meno graffianti, meno ispirati e con addirittura un paio di furti dal mitico ‘Rust In Peace’ (1990).

L’album parte pure bene con ‘Sleepwalker’: un pezzo vario, ben costruito, con buoni riff e un coro originale. Anche ‘Washington Is Next!’ non è male: una cavalcata abbastanza atipica per i Megadeth, con assoli magari banali ma molto orecchiabili. Poi il nulla. Davvero, in sostanza non c’è niente che rimanga in testa. Forse ‘Play For Blood’ col suo groove e il riff ossessivo lascia il segno, ci sono certamente un paio di testi brillanti (da attacco politico di altri tempi) come la title-track e ‘Amerikhastan’ ma sfruttati male in due canzoni più parlate che cantate. Il remake di A Tout Le Monde (pezzo forte di ‘Youthanasia’, 1994) con Cristina Scabbia dei Lacuna Coil in realtà non esiste, o almeno così mi piace pensare. Insomma, il tutto non è neanche riconducibile ad un’epoca precisa dei Megadeth: forse potrebbe ricordare una versione per bambini degli episodi meno incisivi di ‘Countdown To Extinction’ (1992).

Il rosso e stronzo chitarrista a questo giro è stato ben poco ispirato, tutto qui, e di certo i suoi comprimari non hanno dato una mano: Lomenzo al basso è praticamente inesistente e i fratelli Drover avranno anche l’entusiasmo necessario in ambito live e la competenza per non sfigurare su disco ma di sicuro non il tocco, la classe e la testa per fare la differenza e dare la marcia in più. Peccato, un’occasione sprecata. 

M.B.

 

Mi fa davvero male dover parlare male del nuovo Megadeth. Sono un fan devoto alla causa di Padre Mustaine da sempre, avevo pianto con “Risk” e all’epoca dell’infortunio al braccio del ‘roscio’, mi ero esaltato con “The System Has Failed” e al loro show da headliners due anni fa. Non nutrivo aspettative incredibili in “United Abominations”, ero già contento che Dave fosse ancora sulle scene con una carica sicuramente ritrovata rispetto ai tempi bui di inizio duemila.

Il disco parte bene, poco male se “Sleepwalker” ricorda “Blackmail The Universe” (anche se dall riff iniziale pensavo a una rielaborazione di “Kill The King”!), è comunque godibile come opener; “Washington Is Next” spacca, è veramente un bel pezzo, uno dei migliori degli ultimi anni. Arriva dunque “Vortex 2007”, che non è male ma ha un ritornello banalotto che dopo un po’ smarona, nonostante abbia un buon break prima della conclusione. La title track si perde troppo nel parlato che spadroneggia in tutto il pezzo, il testo è sicuramente interessante, ma il brano non graffia per nulla. “Gears Of War” ci sta anche dentro, mid tempo classicissimo sorretto da un buon riff, diciamo che su “Hidden Treasures” non avrebbe sfigurato…

Comincia il declino con l’hard rock lineare di “Blessed Be The Dead”, bellina ma che non c’entra proprio niente con lo svolgimento del disco, un bel filler-one insomma. Preferisco sorvolare sulla triade seguente, non c’è niente che salvo di “Play For Blood”, “A Tout Le Monde” II e “Amerikhastan”. Se il rifacimento del pezzo di Youthanasia è patetico, la prima è “Something I’m Not” del 2004 riproposto in salsa diversa (e già allora il pezzo era bruttino), la terza invece potrebbe anche essere vagamente una b-sides di Countdown To Exctinction, ma risulta emblematica nel contenere spunti interessanti, struttura bella nervosa e solos azzeccati, che però non vengono portati a compimento.

Gli ultimi due brani invece risollevano un po’ il morale dopo minuti di noia: “You’re Dead” è abbastanza fuori di testa, con una bella accelerazione a metà (già, la velocità, non certo il punto forte di questo platter, se la viaggiava di più System, e ho detto tutto…), mentre “Burnt Ice” ha un finale indemoniato, dove Mustaine ripropone un solo ispirato a The Punishment Due degli anni d’oro.

Insomma, un ep con quattro/cinque brani sarebbe stato un lavoro interessante e da valutare positivamente, un album costruito male invece, con diversi filler e brani mediocri, non raggiunge certo la sufficienza, nonostante qualcosa di gustoso emerga qua e là. Con una produzione nitida e un sound così aggressivo si doveva fare di più! Alla prossima?

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