La Sindrome di Kessler – La Sindrome di Kessler

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Interessante. È questa la prima impressione che suscita l’ascolto dell’album d’esordio de La Sindrome di Kessler. Un disco, nato da un processo di lavorazione durato circa tre anni, nel quale grunge e noise si arrotondano in sinuosi viaggi dal sapore prog e le sonorità di matrice anglo-americana incontrano quelle della migliore tradizione rock italiana.

È scuro e introspettivo il carattere che “La Sindrome di Kessler” esprime nei testi, tutti rigorosamente in italiano e con un gusto particolare per la trasposizione ermetica di esperienze vissute dai membri della band, così come nelle sonorità ora ruvide e compatte, ora più pulite e carezzevoli proposte da Antonio Buomprisco (voce e chitarra), Canio Giordano (chitarra, voce e sequenze), Roberto Cola (basso) e Luca Mucciolo (batteria). Unico spiraglio di luce in tanta oscurità, il cantato di Buomprisco, che svela con discrezione le origini partenopee della band sia per le melodie tracciate, sia per il timbro, che ricorda piuttosto da vicino quello di Edoardo Bennato, solo più graffiato.

Dieci tracce che, a episodi più rilassati come “Parabola di un desiderio”, “Le Direzioni”, “Condizione immune”, alternano i momenti suonati pesanti dell’opening track, “Fanfarlo”, “Spiraglio”, “Sinuose alterazioni” e “In Attesa”. Come influenze siamo in ambito Verdena, Marlene Kuntz, I Ministri, ma poi arrivano le suggestioni prog, su tutte quella degli Osanna, formazione napoletana la cui influenza ben simboleggia il legame della band con la propria città natale, un tratto distintivo che regala profondità al disco, senza però limitarne gli orizzonti.

Un bell’esordio, insomma, ben architettato nella sua globalità e nelle singole canzoni, intenso nell’arco di tutta la durata dei dieci brani che lo compongono e ricco di intriganti richiami alla migliore tradizione musicale italiana.

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