Venus Doom – Love In Cold Blood – Passion’s Killing Floor – The Kiss Of Dawn – Sleepwalking Past Hope – Dead Lover’s Lane – Song Or Suicide – Bleed Well – Cyanide Sun
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Il successo degli HIM può essere considerato un crimine contro l’umanità? Forse no, ma di sicuro è un crimine contro l’intelligenza umana la coniazione del termine ‘Love Metal’.
Un altro album di troppo per i Finlandesi, che già al terzo (essendo buoni) avevano detto tutto quello che avevano da dire. Mai seriamente ‘pesanti’ per impressionare gli amanti del rock, mai memorabilmente melodici e accessibili per uno spaziale successo mainstream, i cinque galleggiano orami da anni nel sottobosco di fans composto da ragazzine che si credono gothic rock e ragazzini che cercano di rimorchiare le suddette ragazzine…età media da mezze superiori, diciamo.
Finché il buon cantante Ville Valo riuscirà a tenere a bada ciccia e brufoli il tutto potrebbe continuare imperterrito, auguriamoci una tragedia. Magari un incidente con l’amico Bam Marghera di Jackass (vero colpevole del loro ingresso in America).
A questo giro il loro rock assolutamente patetico, unito ai soliti cori incredibilmente melensi e ai testi da gotico del venerdì sera, cerca di proporre come novità delle parti più rallentate in stile quasi doom e seventies e una produzione decisamente meno pulita che in passato. Cosa vogliano fare lo ignoriamo, di sicuro arrivare alla fine di ogni pezzo diventa sempre più difficile. Voler fare un disco più pesante semplicemente abbassando il volume delle tastiere e alzando quello delle chitarre, senza avere un riff degno di nota, non è un’idea brillante, evidentemente. I cori non hanno mai una presa interessante, dato che sembrano sempre gli stessi da ormai 10 anni, e le parti heavy sono innaturalmente forzate…come se la band si fosse imposta una sterzata sul pesante pur di dire qualcosa di nuovo. Molto meglio quando erano sfacciatamente pop. Almeno ci si divertiva.
M.B.