Sono passati sei anni dall’ultimo album solista di Stef Burns, sei anni in cui la vita privata e non del chitarrista americano è cambiata non poco, così come il suo approccio allo strumento. Un periodo che ha portato Stef ad una maturazione che in molti si aspettavano da tempo, ma che forse lo stesso musicista non aveva ancora avuto il coraggio di fare. Roots & Wings, da questo punto di vista, potrebbe dunque rappresentare il disco della svolta per la sua carriera: un lavoro maturo, che lo ha portato a rischiare qualcosa, a tirare fuori tutte le sfaccettature del suo animo, a mostrarsi completamente per quello che è.
Già “What Doesn’t Kill Us”, il primo singolo estratto dall’album, aveva fatto capire molto della nuova via intrapresa da Stef: riff ultra classico, melodia un po’ alla Foo Fighters e gran tiro. Nel complesso, però, “Roots & Wings” è un mix ben bilanciato delle influenze che hanno accompagnato la sua carriera, dal rock di Alice Cooper alle armonie hendrixiane, il tutto permeato da un gusto per la melodia che probabilmente gli ultimi vent’anni in compagnia di Vasco hanno incrementato.
Chi era abituato agli strumentali che avevano caratterizzato quasi completamente la carriera solista di Burns rimarrà stupito da brani come “Home Again” o “Something Beautiful”, ma è solo dandogli fiducia che scoprirà un artista completo che, tra le altre sorprese, sfodera una vocalità in grado di non sfigurare sui registri più vari. Bentornato, anzi bevenuto.
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