Queens of the Stone Age – Villains

Attesa spasmodica e anticipazioni fuori di testa danno a questo “Villains” dei Queens of the Stone Age una luce che ora sta illuminando la stanza e le nostre pupille mentre guardiamo l’artwork davanti a noi, in attesa che la magia del gruppo statunitense si sprigioni ancora una volta all’apice dei nostri gusti musicali. E badate, con i QOTSA abbiamo a che fare con una band che fa arte musicale a tutto tondo, ormai lo abbiamo imparato.

Per questo e non solo l’artwork dell’album non è da guardare con occhio leggero e disinteressato anzi, potrebbe dare una chiave di lettura al significato profondo che ancora una volta e forse mai come in questa occasione sovverte tutte le certezze che il gruppo ci aveva innestato sotto pelle, proprio alla base del collo.

Due figure contrastano il bianco su tela e una è il deus ex machina del gruppo, quel Josh Homme che a ogni secondo che passa a comporre gli anni della sua carriera musicale (i QOTSA nascono ventuno anni fa, ma prima Kyuss) incrementa il suo carisma e sex appeal, fino a trasformare di fatto il gruppo nella sua band di supporto, a ogni sua idea musicale e di immagine. Vestito come già mostrato nell’esilarante video teaser dell’album, giubbotto di pelle e t-shirt bianca suggerisce subito un mood rockabilly, ritmo e rock and roll scanzonato nella migliore tradizione e radice americana. Alle sue spalle, appeso come una scimmia portatrice di malefica dipendenza, una figura luciferina, rossa, con le corna. Niente di più iconico a raffigurare il diavolo e in qualche modo una retta via che viene oscurata a favore di una più oscena, ammiccante e disturbante. Una deviazione provocatoria e provocante in assoluto e riservata ai soli fan di un certo sound sorpassato dei Queens.

Il diavolo ha preso possesso delle facoltà mentali di Homme e lo ha deviato dalla retta via, un Homme non del tutto succube però, perché l’animo umano è portato naturalmente a trasgredire e il cantante ne è il più magnifico esempio. Le mani del diavolo sono bucate e da questi buchi spiccano gli occhi del cantante chitarrista che rivela di non essere così inerme a questo cambio di rotta che potrebbe e anzi sicuramente farà storcere il naso a molti puristi della prima ora.

Il diavolo in questione non è uno qualunque ma Mark Ronson, un nome che richiama molti altri altisonanti e tutti lontanissimi dall’universo dei QOTSA che conosciamo. Abbiamo ancora nelle orecchie il ritmo irresistibile di “Uptown Funk” scritta e suonata insieme a Bruno Mars (si certo, al milionesimo passaggio in radio non se ne può più) ma il suo nome si accosta anche a quello di Amy Winehouse (il più grande e compianto talento della nostra generazione, signore e signori) e Lady Gaga, tra gli altri.

Sono emersi tutti gli elementi per prepararci a un’opera psichedelica e dance, veloce. Le dichiarazioni pre-partita di Homme ammonivano a risparmiare il fiato per ballare e dimenarsi anziché lamentarsi perché a lui non interessa più fossilizzarsi sotto il rassicurante manto della soddisfazione apatica dei gusti dei propri fan. Non dopo la faccenda Bataclan, dove i suoi colleghi e amici Eagles Of Death Metal sono rimasti coinvolti da vicino e che lui stesso ha appoggiato nel periodo successivo di incertezza e paura. Da allora Josh ha deciso che è necessario muoversi, fare arte in divenire per rifocillare la propria creatività e voglia di rinnovarsi in continuazione.

La sua nuova creatura senza più la voce luciferina di Mark Lanegan e la personalità dissacrante e disordinata di Nick Olivieri è una macchina perfetta e omogenea che cresce come un rampicante intorno all’ego del frontman.

Questa situazione di copertina è resa magnificamente dai sei minuti e mezzo di “The Evil Has Landed“, il male è arrivato e sussurra mellifluo ‘Close..come close..’ per poi partire con un riff di stampo Led Zeppeliano che smuoverà i piedi più pesanti, avvolto poi da una melodia che solo Homme e il suo riconoscibilissimo timbro può rendere in maniera così sensuale. La canzone si snoda tra melodie e accelerate nel pezzo forse più energico dell’album ma che guarda comunque a distanza siderale gli esordi stoner della band. Questi nuovi QOTSA sono veloci ma leggeri, immediati ma al tempo stesso ricercati e profondi, creando un mix di atmosfere ritmi e suoni che si amalgama in maniera perfetta.

I Led Zeppelin irrompono subito con il loro mood già da inizio disco, perché sfido chiunque a non pensare a “Trampled Under Foot” mentre si ascolta il riff di “Feet Don’t Fail Me”. Piedi non traditemi, perché ora si inizia a ballare. Ed è così che i Queens si propongono, come una banda di bulli che irrompono in una balera di frontiera e prendono possesso dei balli con la loro designazione luciferina. I rumori che iniziano a smuovere i sensori dell’amplificatore del nostro stereo sembrano provenire da un tunnel che ombroso ci porta verso la sala da ballo dove si accendono tutte le luci e Homme imperioso con il suo chiodo di pelle e brillantina a impomatare la sua capigliatura rockabilly. ‘I feel like a rock fool, I just want to move on’ canta affermando gli intenti di questo “Villains” che vuole diventare un fool del rock, uno stupidotto che vuole muoversi in preda a una possessione da parte del demone del non aspettato, un middle finger a che vuole sentire i QOTSA uguali a se stessi per poi lamentarsene.

Spediti si arriva allo strabiliante primo singolo che già molto ha fatto discutere in queste settimane, “The Way You Used To Do“. Velocità forsennata e leggerezza con ritmo ‘clappato’ nel classico stile rockabilly, già un classico nel repertorio della band. Una melodia contro la quale non si può nulla, il pezzo in barba ai brontoloni irrompe tra le nostre reticenze e si insinua come un demone tarantolato.

Domesticated Animals” richiama alle armi di una rivoluzione contro la calcificazione in onore di uno stile di vita wild contro ogni tipo di regola e costrizione, con un ritmo leggermente più oscuro e ossessivo, quasi una filastrocca picchiettante contro il muro della nostra coscienza che si apre sporadicamente a momenti di classica melodia alla quale i Queens ci hanno abituato dall’ultimo “Like Clockwork”, in questo pezzo che è probabilmente il giunto di connessione più vicino al lontanissimo album precedente, lontanissimo di atmosfere e suoni. Se “Villains” è Yang “Like Clockwork” era lo Ying.

Torniamo ancora un po’ più indietro a “Lullabies To Paralyze” del 2005 per riconoscere questa atmosfera sprigionata da “Fortress“, così echeggiante e sensuale, costruita su un riff compatto e cadenzato. La melodia anche qui è uno dei punti di forza e richiama l’incredibile sensazione che dà tutto questo “Villains”, quella bipolare di ascoltare qualcosa di totalmente nuovo ma al tempo stesso di ritrovare i Queens Of The Stone Age in tutte le sfaccettature che di loro amiamo.

Head Like a Hounted House” porta all’estremo una sensazione che ho da tutto l’ascolto dell’album: che a Homme manchino parecchio i Them Crooked Vultures, un super trio formato in compagnia di Dave Grohl e di (guarda un po’) John Paul Johns il gancio a quei Led Zeppelin che sono dietro a ogni angolo di questo “Villains”. Accompagnati dal fantastico polistrumentista Alain Johannes portarono in tour nel 2009 il loro favoloso self titled album che ancora oggi non ha seguito ma chissà. Da allora mai nulla dei tre musicisti si è mai avvicinato a quel sound come questo album dei QOTSA che potrebbe rappresentare una pre scossa al terremoto di un clamoroso ritorno.

Sbruffonaggine a chili in “Un-Reborn Again” che bulleggia con un mood che conquista inesorabilmente e con “Hideaway” forma una coppia di guasconi mattacchioni che trovi agli angoli delle strade a offrirti sussurrando ogni tipo di trasgressione a buon prezzo, trasgressioni alle quali cederai inesorabilmente se solo compierai l’errore di soffermanti la frazione di secondo necessaria a guardare dentro i loro occhi incantatori.

Dopo la clamorosa “The Evil Has Landed” di cui abbiamo già parlato ecco la chiusura affidata alla ballata “Villains Of Circumstance” che affresca un’atmosfera cupa con echi inquietanti, frutto della lezione importata dalla collaborazione dell’album precedente con Trent Reznor, ma che si apre nel ritornello a una melodia di bellezza esagerata, un lamento o una preghiera, salvami dai cattivi della circostanza.

Villains è un album che ripete ossessivamente un modo d’essere e di creare arte e musica che è quello di muoversi in continuazione per creare un flusso di creatività che si pone a contrasto della morte. Per fare questo Homme ha fatto un patto con il diavolo, con la nemesi del rock in assoluto, il pop. Uno dei suoi esponenti di maggior spicco ha ricevuto le redini di questo capitolo musicale dei QOTSA, Mark Ronson. Il risultato non è qualcosa di altro rispetto al gruppo che amiamo, ma un’evoluzione verso una direzione provocatoria che ci risveglia dal torpore. Se con rabbia o con amore è una faccenda che a Homme importa relativamente. L’importante è alzarsi e muoversi e se questo possiamo farlo ballando, che male c’è? Non vogliamo essere di certo noi i cattivi in questa circostanza.