Trivium – The Sin And The Sentence

Qualche anno fa i Trivium avevano il mondo nelle loro mani. C’era addirittura chi li definiva i “nuovi Metallica”, ma in ogni caso, i Nostri avevano tutte le carte in regola per entrare nella leggenda, tra dischi di ottima qualità, tour internazionali senza fine e consensi raccolti senza sosta. Ma la croce e delizia di Heafy e soci si può riassumere in una sola parola: perseveranza. La perseveranza che ha fatto sì che ogni due anni, cascasse il mondo, uscisse un disco di inediti. La perseveranza nell’intraprendere le tournée sopra citate. E la perseveranza nel non deviare più di tanto dal loro sound, senza troppe concessioni al commerciale. Questo (e anche forse un management poco accorto) ha causato un blocco improvviso nella carriera dei Trivium, che, cresciuti troppo in fretta, non sono mai davvero riusciti a fare il grande salto e trasformarsi nelle nuove leggende del metallo moderno.

Detto questo, non si può parlare male di “The Sin And The Sentence”. Sia prendendolo singolarmente, che comparandolo alla carriera dei Nostri e ad altre produzioni del genere, “TSATS” è un disco completo. Come se avessero quasi voluto chiudere un cerchio, cosa che però, dato il percorso della formazione, sarebbe dovuta accadere per lo meno un paio di lavori fa. Aggiungete un nuovo batterista, Alex Bent, che sembra volersi divertire come un pazzo a dimostrarci che ci sa fare, la rinnovata chimica tra Matt Heafy e Corey Beaulieu, che danno vita a intrecci memorabili, il suddetto vocalist/chitarrista più in forma che mai e avrete idea della sostanza di cui è fatto “The Sin And The Sentence”.

Inoltre è molto raro trovare una opener come la title track, che ti spezza subito il cervello trascinandoti senza troppi complimenti nell’atmosfera del disco, che a tratti risulta davvero epica. Come nella maestosa “Beyond Oblivion” o nei corettoni di “The Revanchist”. A sprazzi, vedi gli assoli di “The Wretchedness Inside”, troviamo molto degli Avenged Sevenfold, uno di quei gruppi, che a differenza dei Trivium, si è piegato fin da subito alle logiche del mercato (per poi fare di testa propria solo molto più di recente, ma questa è un’altra storia ancora). Concessioni che, anche se troppo tardi, arrivano anche per la band di Orlando (vedi la melodia ultra catchy di “Endless Night”).

Sta di fatto che la perseveranza dei Trivium, che in passato può aver giocato dei tiri mancini a livello di alcune scelte, è il motivo per cui “The Sin And The Sentence” è un disco inattaccabile su ogni fronte. Un consiglio: godetevelo senza troppi pensieri, perché ne vale davvero la pena. Ne riparleremo comunque tra un paio d’anni.