È possibile diffondere la propria musica gratuitamente?
Secondo Rich Ward degli Stuck Mojo è possibile. Anzi. Loro lo hanno fatto.
"Perché dovremmo dar via le nostre canzoni gratis? Beh, abbiamo registrato dischi gratis per quasi 12 anni comunque! Ovviamente non erano gratis per i nostri fans".
Questa la sua motivazione. La band ha quindi prodotto il disco interamente a proprie spese, rendendolo poi disponibile al download gratuitamente sul proprio sito. Chi vorrà, potrà poi acquistare il CD completo di artwork e un paio di video bonus direttamente dal gruppo, senza più passare per l'etichetta discografica.
Parliamoci chiaro, che scaricare un disco con un programma peer to peer sia illegale non interessa a nessuno e il fallimento di I-Tunes dimostra che nessuno vede la differenza tra un mp3 pagato e un mp3 rubato. Inutili le sanzioni, le protezioni e altre menate. La gente acquista solo i dischi degli artisti che reputa realmente meritevoli, il resto viene scaricato gratis… ed è ora di venire a patti con questa innegabile realtà.
C'è anche un altro fattore da non trascurare. Attualmente gli artisti, dalla vendita dei CD guadagnano una percentuale che si aggira attorno al 4% (spesso anche inferiore). Pagando un CD 10 euro (all'ingrosso) diamo ben 40 centesimi all'artista. Quando in negozio lo paghiamo 18-20 euro, diamo sempre 40 centesimi all'artista. A questo punto 20.000 copie fanno guadagnare al compositore 8000 euro, il resto va ad ingrassare l'etichetta.
Pagando 15 euro direttamente all'artista lo andiamo a finanziare molto più di quanto abbia mai guadagnato prima: per tirar su gli 8000 euro di prima infatti gli sarà quindi sufficiente vendere 540 copie.
In questo modo addirittura il concetto stesso di album potrebbe diventare obsoleto o meglio, tornare a ciò che era nei tempi remoti. Gli artisti potrebbero pubblicare on line brani singoli, senza dover necessariamente dover comporre altre canzoni per riempire almeno 60 minuti di disco. I nuovi brani sarebbero presentati direttamente in concerto, per poi essere pubblicate gratuitamente sul sito.
Raggiunto un certo numero di brani si potrebbe confezionarli in un album, con copertina, testi e magari video e venderli sempre tramite il sito andando a finanziare direttamente l'artista.
Restituendo finalmente la musica alla dimensione che le è più consona, quella del palco.
Il problema è qui, servono più artisti disposti a svincolarsi dalle convenzioni imposte dal mercato. Ci sarà abbastanza coraggio o gli Stuck Mojo saranno solamente un fenomeno isolato?
S.D.N.
PS.: mi perdonino i lettori più pignoli per la voluta (e forse eccessiva) banalizzazione del processo del pagamento delle royalties!