Il rock è morto, sentenziava Lester Bangs in tempi davvero non sospetti. Lo hanno ammazzato, diceva. La sua intuizione oggi è evidente.
La macchina commerciale iniziava a capire che un manipolo di ragazzini ubriachi, sfatti ma col carisma necessario a far muovere, commuovere e urlare decine e decine di migliaia di persone, poteva essere una fonte di estrema ricchezza. Eccoli quindi a setacciare cantine, locali, teatri per scoprire talenti a portarli in giro, su palchi sempre più grandi… l'industria al servizio dell'artista in cambio fiumi di denaro sonante usato in parte per far crescere l'artista, per soddisfarne i capricci con la speranza (tutt'altro che vana) che questo ne ampliasse la creatività…
Poi tante filosofie e approcci diversi, i minimalisti, gli intellettuali, i nichilisti, gli aggressivi, i sofisticati, c'è chi intuisce e si ribella, ma poi non mantiene le promesse e c'è chi reagisce tutto e se ne frega, e cerca il divertimento.
Ma la svolta è dietro l'angolo, qualcuno travisa e inverte i valori, il fine ultimo non è più artistico ma puramente economico. Per fare più soldi, la prima regola è tagliare le spese. Concetti come rodaggio, crescita artistica, disco coraggioso, rischio sono anti economici e vengono tagliati. Si fa prima a studiare il mercato, studiare la tendenza, come si fa quando si deve decidere se comprare vacche o tabacco, e creare il nuovo prodotto bello, a tutto tondo, fatto, finito e darlo in pasto a una folla quanto più grande possibile.
Il discorso funziona, la macchina cresce e mangia. Ci cascano tutti. Persino i metallari, quelli che erano davvero feroci, cattivi, rabbiosi e che spaccavano tutto, quelli che se li ascoltavi il prete ti guardava male e a scuola ti consideravano un reietto, quelli, insomma. Ecco, anche quella rabbia che ci dicevano estrema, anche quella è stata ingabbiata, ingelatinata, truccata, illuminata per bene e patinata.
Guardiamo al futuro con ottimismo, il sistema prima o poi, collasserà su sé stesso. Già si sentono forti scricchiolii, il coltello ce l'abbiamo noi, noi che i dischi li compriamo ancora (e non ditemi che sono solo, che piango) a poter scegliere, a premiare le autoproduzioni, gli indipendenti veri, chi ha sul serio il carattere e qualcosa da dire.
S.D.N.