One Direction recensione inusuale di Midnight Memories

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Mi chiamo Denise, ho 24 anni e ascolto senza nessuna vergogna gli One Direction. E sì, si dice e si scrive GLI One Direction, spero di non dover ripeterlo mai più. Adesso vi spiego anche il perché – il perché li ascolto, non il perché si dica “gli” anziché “i”, quello dovrebbe esservi piuttosto chiaro almeno dalla prima elementare – nella maniera più dettagliata e semplice che conosca.

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Ho i due dischi precedenti nell’iPod e mi capita di ascoltarli anche piuttosto spesso, in momenti diversi, e soprattutto alternati a musica più seria. Probabilmente è perché sono una zitella, e se pensate questo di me non posso proprio darvi torto, e anche perché sono di base una persona estremamente triste (nonostante questo non traspaia quasi mai) ma la cosa importante è che entrambe le cose possono essere addolcite da due semplici azioni:

– ascoltare musica non troppo impegnativa, così da farsi due risate e anche due saltelli in mutande in giro per la casa con il proprio coinquilino;

– ascoltare musica piuttosto triste e romantica per deprimersi ancora di più e andare a mangiare tutta la cioccolata del proprio coinquilino.

Per fare entrambe le cose mi vengono in mente un centinaio di gruppi o di singoli cantanti che non sono gli One Direction, ma se invece sono proprio gli One Direction che soddisfano entrambe le caratteristiche, che male c’è? Se qualcuno mi dedicasse “Little Things” probabilmente mi metterei a piangere da qui al giorno del mio trentesimo compleanno (che nonostante quello che pensino alcuni no, non è dopodomani, manca ancora qualche anno), se qualcuno decidesse di dichiarasi a me usando una frase estratta da una loro canzone non penserei di avere davanti un perfetto idiota, anche perché uno è un perfetto idiota a prescindere, anche se mi dedica un pezzo di De André.

Voglio prendere ad esempio la mia adolescenza: sono stata una sfegatata fan dei Blue – e dai che lo siamo state tutte, non diciamoci bugie. Contemporaneamente ho ascoltato Green Day e Nirvana, riuscendo a distinguere ovviamente la qualità di ciò che stavo ascoltando. Ho passato anni a non essere all’altezza perché “NOOOO I BLUE NOOOO”, perché i Jonas Brothers non fanno musica ma sono solo tre ragazzini raccomandati, perché se ti vedono al concerto degli Editors poi non puoi sporcarti le orecchie con la musica commerciale. Poi a un certo punto la svolta: gente che portava il ciuffo e le Vans che rivaluta i Backstreet Boys e i Take That e si rendeva conto che, in fondo, se sono arrivati dove sono arrivati, evidentemente il lavoro che è stato fatto su di loro non è poi così pessimo. E ve lo dice una che i Backstreet Boys non li ha mai ascoltati, ma ammettere che a questo mondo ci sia bisogno anche di loro mi sembra un comportamento più che maturo. E così ascoltare il pop o anche la musica dance non è più un taboo, le bacheche facebook si intasano, tutti fanno outing, le persone si fanno addirittura vedere ai concerti senza vergogna, si arriva a capire che ogni tanto si può trasgredire, si può uscire fuori dal proprio personaggio.

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Per gli One Direction, però continua a esserci questo schieramento di haters che criticano senza fondamento, come se essere carini e ben pettinati debba per forza essere una maledizione. Allora, prima di iniziare una lunga e fastidiosa disquisizione sul significato di boy band oggi, che non sono mica Simona Ventura, credo che si debba un attimo riflettere sul concetto di pop. Perché certe cose pop ci piacciono e altre pop no? Io, ad esempio, ascolto Rihanna ma sopporto poco Lady Gaga, ho i dischi di Katy Perry ma credo che Miley Cyrus debba coprirsi un po’ di più, ma sono d’accordo sul fatto che facciano tutte lo stesso mestiere. Perché, dunque, vanno bene i Backstreet Boys, va bene ammettere di averli ascoltati non solo in gioventù ma di essere anche oggi dalla loro parte, ma non gli One Direction? Perché non si può semplicemente ammettere che sono un perfetto prodotto pop, sicuramente confezionato, ma perfetto? Perché non si può sinceramente dire sì, ok, non sono il mio genere ma hey, complimenti, quello che fate lo fate da paura? Perché in fondo a cantare cantano, qualcosa la suonano pure, sono simpaticissimi, hanno dimostrato di saper anche fare un sacco ridere nel video di “Best Song Ever”, sono giovani e non è colpa loro. Sono una meteora? Forse. Finché durano, però, io me li godo.

Siamo nel 2013, gente, forse a qualcuno di voi è sfuggito. Io sono riuscita ad accettare che gli youtuber siano diventati speaker radiofonici in radio importanti prima di me che la radio la faccio da cinque anni, Benedetta Parodi è la persona che vende più libri in Italia, l’essere alternativi e tatuati è arrivato sul palco di X Factor, non c’è più la possibilità di fare finta che niente sia successo e che sia tutto uguale a prima. Apriteli questi occhi, la maggior parte di quello che succede fa schifo, molto schifo, ma tant’è.

Se le critiche arrivano da uno che ascolta Black Metal da quando ha imparato ad accendere una qualunque fonte di musica allora sono d’accordo, se arrivano da qualcuno per il quale il genere in generale non esiste o, qualora ne ammettesse l’esistenza, pensa che non dovrebbe esistete allora ok, ma se voi avete almeno una volta ascoltato i Boys Like Girls non potete fare quelli che storcono il naso perché i Boys Like Girls li ho ascoltati tanto anche io, e vi posso assicurare che certi brani degli One Direction – forse non quelli usciti come singolo – non hanno un granché da invidiare.

Lo avete mai ascoltato, voi, un brano degli One Direction? E ditemi, avete davvero il coraggio di dire che l’ultimo disco degli All Time Low sia così diverso? Solo perchè gli All Time Low non fanno le mossette sul palco e imbracciano uno strumento? Non ci sono i ritornelli catchy? E’ così necessaria la divisione per genere musicale? E le fan dei primi sono così diverse dalle fan dei secondi? A prescindere dai personaggi che sono stati creati, dai tatuaggi brutti e dai ciuffi perfettamente pettinati, dalla confezione più che dal contenuto, pensateci…

Insomma avete mai sentito Justin Bieber cantare dal vivo? Avete mai sentito il suo disco acustico? Non si può semplicemente ammettere che abbia una bella voce, senza stare a pensare al fatto che la maggior parte delle sue fan sia completamente fuori di testa e che lui sia in effetti un pochino antipatico con quella sua ostentazione della ricchezza a suon di orologi costosi e Porsche? Volete farmi credere che trovate simpatico Kanye West con la sua spocchia nei confronti di chi non è famoso come lui? No. Ma ascoltate la sua musica? Sì.

Raga, essere alternativi a tutti i costi non va più di moda, non siamo nel 2007.

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Tornando a “Midnight Memories” ho detto tempo fa che se fosse uscito un disco degli One Direction tutto uguale a “Rock Me” (brano contenuto nel disco precedente ), probabilmente sarebbero stati presi in considerazione di più da chi ora li addita come “musica di merda”. “Rock Me” non sembra nemmeno un brano loro, e forse è proprio questo che mi piace, il riuscire a trovare di tutto un po’. Ho trovato più brani simili a quella “Rock Me” che a me piace così tanto, e questo mi rende felice come una bimba al cinema a vedere Cattivissimo Me, perché, sono sicura, che se io vi mettessi le cuffie in testa e vi facessi ascoltare “Right Now”, voi tirereste giù una decina di nomi di band prima di arrivare a dire il loro nome.

Partendo dal presupposto che per molta gente io di musica non ci capisco un cazzo perché non scrivo per Rolling Stone, voglio dire che per me “Midnight Memories” è un disco che è addirittura oltre quello che ci si aspetta da un gruppetto del genere, perché sembrano quattro gruppi diversi ma in realtà sono uno solo. Se “Best Song Ever” mi fa solo venire voglia di scendere in strada con dei pon pon e un gonnellino da cheerleader e “Story of my life” sia palesemente scopiazzata da qualcosa che però non riesco a capire – come tutte le altre loro canzoni! Dirà qualcuno e sì, può essere, ma a parte che credo fermamente in quella tacita regola del “nella musica pop a un certo punto qualcuno deve per forza copiare un altro“, così come Lady Gaga e Madonna e la storia di Katy Perry e Sara Bareilles, credo anche che fino a che i plagiati sono The Who e The Clash e non i Westlife boh, a me va bene così – quando arriviamo a “Diana” prima e a “You and I” poi mi è davvero difficile non farmi stringere un pochino il cuoricino come fa un Ed Sheeran. Sono solo le solite canzonette romantiche? Sì. Ho pianto? Sì. E tanto mi basta.

C’è, come in tutti gli album che ho ascoltato nella vita (a parte “Sam’s Town” dei The Killers) qualcosa che non mi piace, in questo caso mi ritrovo a skippare “Don’t Forget Where You Belong”, “Strong”, “Something Great”, canzoni che non ti restano nel cervello per nemmeno un secondo e che suonano identiche tra loro, ed è giusto che sia così perché qua non si gioca a far uscire l’album dell’anno, si gioca a fare tre dischi in nemmeno due anni, si gioca ai record e alle vendite, si gioca al non lasciarli troppo tempo nell’ombra perché poi finiscono nel dimenticatoio. Però io una “Little Black Dress” nella playlist “musica ok” ce la metto.

Conclusione: sì, il disco è abbastanza tutto uguale e soprattutto uguale ai due precedenti, a parte qualche piccola nota che chiamerei semplicemente “crescita“, anche anagrafica, ma è così che funziona. Insomma io “Midnight Memories” me lo sono messo nell’iPod e, quando voglio svagarmi un po’ e ascoltare qualcosa di non troppo impegnativo mi butto a capofitto nel loro mondo, e ormai non abbasso più nemmeno il volume quando sono sui mezzi pubblici perché non provo nemmeno un briciolo di vergogna. Ascolto senza problemi Taylor Swift e Demi Lovato su Spotify senza mettere la sessione privata, provateci una sola volta a staccare un attimo il cervello e a staccarvi dalla vostra immagine di persone troppo interessanti per ascoltare qualcosa di troppo semplice. Certo, se siete donne vi sarà più facile immedesimarvi nelle disastrose storie d’amore di Taylor Swift o piagnucolare “i just wanted to be you and i forever” ma anche se siete maschietti un balletto vi è concesso. Ve lo giuro, non vi giudicherò. Insomma non stiamo parlando dei Modà. Non siete meno virili di quando vi mettere i jeans skinny così skinny che sembrano i leggins push up di Calzedonia, o quando indossate le camicie fiorate di American Apparel perché se le mette Josh Beech.

Se potrò, andrò a un loro concerto. Così come ho provato ad andarci quando sono venuti mesi fa. Se potrò, mi metterò in mezzo alle ragazzine a cantare. Se potrò, tirerò pure le mutande con sopra scritto il numero di telefono a Zayn Malik, e dopo tornerò a casa a leggere Italo Calvino. Ogni volta che cercherete di far passare per stupida la mia idea riguardo a qualcosa dicendo ” sì ok ma tu ascolti gli One Direction”, io vi risponderò “sì, te l’hai scritta mai una canzone che dice “I’m in love with you, and all your little things?” Ok nemmeno loro, ma almeno hanno avuto il coraggio di cantarla. E trovatemi la differenza di contenuti con un qualunque testo degli 883, gruppo che va così tanto di moda idolatrare.

Denise D’Angelilli

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