Intervista a Paolo Bianco, fotografo e giornalista di Soundsblog

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Soundsblog è una delle innumerevoli derivazioni di Blogo, gigantesco editore nativo digitale che pubblica oltre 50 magazine. Paolo Bianco fa parte della sezione musicale della testata, ricoprendo il doppio ruolo di scrittore e fotografo.

Con quali testate musicali online lavori? Scrivi di musica anche altrove?
Scrivo per Soundsblog.it – non scrivo per nessun altro online, sono sempre stato molto monogamo nelle mie collaborazioni.

Qual è il tuo attuale ruolo nella/e testata/e per cui lavori?
Redattore e live reporter, principalmente nel campo metal (e, a sorpresa, anche nel campo del rap italiano contemporaneo più arrabbiato – sì, le due cose possono convivere se si sono superati i vent’anni e le lotte ideologiche)

Il tuo lavoro principale è questo?
No, non lo è. Vendere orologi mi fa pagare le bollette, il giornalismo mi permette di togliermi molti sfizi con lo stipendio che prendo, e mi permette di appagare la voglia di scrivere (soprattutto in maniera creativa nei live report e interviste esclusive), che dopo diciotto anni brucia ancora in me. Ma sì, per vivere vendo orologi. Per deformazione professionale noto tutti i modelli dei Casio indossati dai rapper italiani. Potrei farci un articolo, se non fosse in conflitto di interessi…

Qual è l’introito principale della testata per cui lavori?
Posso dire, in piena sincerità, che non lo so? Direi advertising online, ad occhio, ma non ho mai approfondito con i grandi capi come si sostiene il tutto. Sono un umile redattore di una macchina molto grossa e ben oliata.

Quante persone lavorano per la tua stessa testata? Vengono tutte retribuite?
Su Soundsblog.it lavorano una decina di persone, ma Soundsblog è la “sezione musicale” di Blogo.it, la testata principale. Per Blogo lavorano oltre cento persone. E sì, sono tutte retribuite, tutte in maniera puntuale e corretta.

Per quale motivo, a tuo parere, difficilmente c’è chiarezza sulle visite e sugli introiti di un sito? Per quale motivo questo accade? Ritieni che sia invece giusto mantenere una minima privacy sul tema, eccezion fatta per chi investe sul sito stesso?
Premetto che parlo da una posizione di vantaggio, quindi le mie parole potrebbero sembrare un po’ ipocrite. Blogo.it, come testata online, è costantemente la terza o la quarta testata più letta in Italia, alle spalle di Corriere.it e Repubblica.it che sono colossi che hanno ben altre strutture di base. Recentemente una serie di statistiche hanno posizionato Soundsblog come la testata musicale con più visitatori nel mese di Ottobre.
Quindi ok, per me non c’è problema a rivelare certi numeri: ce l’abbiamo abbastanza grosso. Personalmente poi sono amante delle statistiche, passerei ore a guardare i picchi di tutti, cosa ha funzionato e cosa no (scoprendo probabilmente che il gattino salvato dagli Slayer ha tirato più del live report del concerto degli Slayer, ahimè).
Però capisco che, in una società in cui contano solo i numeri, in molti cerchino di bluffare un po’, o perlomeno di giocare a carte coperte.

Quanto gli addetti ai lavori (etichette, promoter, uffici stampa, artisti…) sono sufficientemente informati (e formati) per capire le dinamiche del web e la reale efficienza di un sito piuttosto che di un altro?
No, non li vedo molto preparati. Ci sono uffici stampa che danno tutto il peso di un evento alla quantità di “parteciperò” ricevuti su Facebook, ma anche prima di questo, ci sono molti (sì, MOLTI) uffici stampa che ancora fanno enormi (sì, ENORMI) distinzioni fra carta stampata e giornali online, e fra giornali online e “blog”. Il management di un enorme gruppo metal inglese voleva bloccarci l’accesso al photo-pit perchè compare la parola “blog” nel nome del sito “Soundsblog”.
E ditemi voi quanto è interessante per il lettore del Corriere Della Sera mezza pagina di intervista con i Rammstein con domande banali, piuttosto che aprire le interviste a riviste online specializzate che garantirebbero più precisione ne genererebbero più interesse.

Quanto credi che i social network abbiano influito nel cambiare (potenziandoli, diversificandoli o depotenziandoli) il ruolo dei siti stessi? Pensi che una fanpage sia allo stato attuale più o meno importante del sito stesso?
Inutile negare che le pagine social abbiano influito sulla fruizione dei siti. Però penso sia necessario avere un articolo solido a cui linkare, un sito rispettabile a cui affidarsi, piuttosto che creare titoli da clickbait (mai fatto dal nostro sito), per poi “truffare” gli sprovveduti che cercano notizie sulla “data sicura del concerto-reunion dei Guns N’Roses” finendo per trovare 2000 caratteri di fuffa.
La fanpage non può essere più importante del sito stesso, perchè su Facebook spesso la gente commenta il titolo (e l’occhiello se va bene), senza approfondire con l’articolo. Non lo dico per il click che mi perdo, ma lo dico perchè mi piacerebbe informare veramente la gente, andando oltre al titolo cool.

Come convivi con la notorietà nell’ambiente e con l’essere preso come riferimento da altri colleghi per quanto fatto fino a oggi?
Notoriechè? Sono la persona più invisibile che ci possa essere, io mi vergogno ancora a far le foto al pubblico ai concerti, spero nessuno mi noti… non sono della scuola Lester Bangs, le mie soddisfazioni me le godo in privato.

Perché secondo te c’è così tanta gente che fa, o prova a fare, il tuo stesso mestiere? C’è a tuo parere sufficiente preparazione? C’è solidarietà tra colleghi o aspiranti tali, oppure prevalgono invidie e frustrazioni?
Innanzi tutto, molti sono della scuola Lester Bangs, ecco. E poi i cd gratis (anche se la pacchia è finita un decennio fa), gli ingressi gratis ai concerti. Niente di male, se ci si sa fare. Sono i bonus del mestiere, ma si conquistano se lo si merita. Parlavo di “fuoco della scrittura”, prima, e ce l’ho. Ma mi è arrivato dopo aver iniziato a scrivere con la motivazione di ascoltare i dischi in anteprima e incontrare le rockstar.
Per fortuna sapevo l’italiano e l’inglese. Materie che in molti non sembrano padroneggiare al giorno d’oggi, se mi chiedi della preparazione sulla scrittura, prima ancora che quella musicale.
Invidie ce ne sono, come in ogni campo, ma non me ne occupo nè preoccupo. Mi ricordo solo delle chiacchierate di cazzeggio prima di interviste e concerti.

Quali sono i tre momenti/servizi migliori (professionalmente parlando) che hai vissuto/realizzato fino a questo momento?
Lavorare dietro le quinte (e sul palco) di Sonisphere Festival e Gods Of Metal è, ogni volta che succede, un sogno che si realizza, postando poi al volo qualche foto o filmato in diretta per poi approfondire con un bel live report.
Poi, avendo seguito dal vivo per molti anni molte band, sono fiero di aver “ideato” un formato di intervista diverso dal solito, in cui mostro agli artisti le foto che ho scattato nell’arco di un decennio, e chiedo loro i ricordi che hanno di quelle epoche. Fino ad ora sono venute fuori interviste molto appaganti.
E poi tutti i viaggi fatti all’estero per interviste. I più memorabili rimangono Ozzy Osbourne a Londra (per poi arrivare e NON trovare Ozzy!), i Type 0 Negative ad Amsterdam, i Lacuna Coil in Belgio.

Come vedi il mondo dell’editoria musicale online da qui a tre anni?
Io non me lo immagino tanto diverso, sinceramente. Una mia opinione probabilmente impopolare (o figlia dell’aver scritto oltre mille recensioni) è che delle recensioni dei dischi si potrebbe fare un po’ a meno, perchè ormai tutti possono accedere ad anteprime (si spera legali!) del disco per poterlo valutare e farsi un’idea in prima persona, non c’è più bisogno di dire “ti scrivo io come spendere i tuoi venti euro”.
Non so… caschetti 3D per vivere in streaming dal nostro sito le emozioni del concerto ne avremo?

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