Anastacia presenta Evolution: “Questo disco mi ha ridato indietro tutto quello che avevo perso”

Il 15 settembre è uscito per Universal, “Evolution” il nuovo album di Anastacia. Apripista al disco è stato il singolo “Caught in the Middle”. Un ritorno alle origini per stessa ammissione della cantautrice dalle note “sprock”, incontrata qualche giorno fa per presentare il suo ultimo lavoro. “A lavoro finito, quando ho ascoltato Evolution, ho sentito che se prendi i primi tre dischi e ne fai un mix, è come se fossi evoluta al contrario, ritornando l’artista che ero all’inizio e che ho perso per strada. Avevo perso la mia femminilità da qualche parte, avevo perso la musica. Questo disco mi ha ridato indietro tutto quello che avevo perso. È come se fossi tornata indietro a 10 anni fa, nel 2007, e mi sento come se questo fosse l’album che sarebbe dovuto uscire in quel momento, ma ci è voluto un po”.

Un ritorno dopo la battaglia con il cancro. Un ritorno che implica il fatto di aver superato quegli ostacoli interposti dalla vita:“Sono qui con ogni parte di me. Sono qui con la mia femminilità, sono qui con la mia forza, con la mia scrittura. La mia voce non è mai andata via, per fortuna c’era sempre, grazie a Dio! Ma altre parti di me sono in qualche modo svanite”. Un evoluzione che parte da “Resurrection”. “Dovevo ricostruire me stessa come persona e quell’album aveva bisogno di uscire. Sono andata in tour e mi sono ricongiunta con i miei fan, ho pubblicato il Greatest Hits e ha funzionato. Ho pensato ‘credo che ci siamo’. Sono riuscita a scrivere questo disco, che mi ha fatto pensare ‘Wow, questo mi ricorda qualcosa che avrebbe dovuto essere nel secondo album, questa roba è cool’. È un bel mix eclettico tra sezione di fiati, violini e l’ho creato senza dover sentire la necessità di inserire un certo suono, o l’autotune, o un rapper, o un duetto con chiunque. Si tratta di un album personale, proprio com’è stato il primo disco”.

La cosa disarmante della quasi quarantottenne è la consapevolezza oltre che di se stessa anche dei contorni che occupano prepotentemente il mercato musicale. La consapevolezza di non esser conosciuta in America, sua terra d’origine e la perfetta analisi che ciò ha conseguito “Non conosco il pubblico americano! Molti americani vengono a vedermi in Europa, è davvero strano. Ma non ho davvero una carriera americana. Non posso dire la ragione esatta, ma credo che è successo qualcosa con i big della radio, 20 anni fa. Il mio album stava per uscire, ero una di quelle artiste che ogni etichetta voleva scritturare, ma non è successo, quindi mi hanno lanciato in Europa, dove ho avuto successo. Potevo avere qualsiasi show televisivo, ma non potevo andare in radio, e se non puoi andare in radio in America, non funzioni. E mi sono arresa al fatto che sono davvero grata per aver avuto questa opportunità di imparare e osservare le altre culture. Credo di essere una persona migliore per questo”. La consapevolezza di non fare questo lavoro per hit in programmazione, ma per comunicare qualcosa di sincero – in primis con se stessa. “Non penso alla competizione quando lavoro. Quando scrivo e sento di stare forzando qualcosa, lascio perdere. Non mi piace scrivere gli “album fillers”, non saranno i singoli più potenti, ma devono comunque significare qualcosa”.

Il 2018 la riporterà in Italia: il 6 maggio a Brescia, il 7 maggio a Roma, il 9 maggio a Bologna e chiuderà il 10 maggio a Milano.

Foto copertina Peter Svenson.