Abbiamo contattato Buzz, bassista dei Devotion, l’ottima band italiana da poco sulle scene con il terzo lavoro in studio “VideoStreet“. Ecco cosa ci ha raccontato sulla band e sul nuovo lavoro. Innanzitutto un benvenuto da parte di Outune.net e dei suoi lettori, e grazie per il tempo che ci state dedicando. Siete al vostro terzo disco in studio, oggi giorno si dice che arrivare al terzo disco sia da considerare un successo, vista la breve vita di molte band, che già al secondo lavoro in studio sono considerate finite da critica e pubblico. Cosa ne pensate? Con questo disco vi sentite in qualche modo arrivati ad una svolta importante della vostra carriera?
Buzz (bassita): per quanto ci riguarda come band sicuramente l’intento è stato quello di sperimentare nuovi sound, nuovi metodi compositivi e credo che il risultato sia stato positivo in questo senso. Questa è stata per noi “la svolta”; se sarà stata importante anche per la carriera spero lo scopriremo presto nei prossimi mesi.
Il vostro “battesimo discografico” risale al 2009, da allora avete sempre lavorato con Bagana Records. Com’è stato lavorare negli anni con questa etichetta, che in qualche modo avete visto crescere e che a sua volta vi ha visti crescere?
B: dirti che con Bagana ci siamo trovati bene sarebbe poca cosa…abbiamo la fortuna di lavorare con persone che prima di tutto sono ottimi amici e quindi è un sodalizio che va ben oltre un semplice contratto discografico. Come dicevi tu, siamo cresciuti praticamente assieme e credo fortemente che la cosa sia stato di grande aiuto nel consolidare la collaborazione con l’etichetta, l’ufficio stampa e ora anche la booking agency.
La fase di mastering di “VideoStreet” si è svolta a Chicago, ed è stata seguita da un professionista che ha lavorato per gruppi del calibro di Dinosaur Jr ed Unsane. Discorso analogo per il vostro lavoro precedente “Venus”. Che effetto fa avere a che fare con professioni di questo livello?
B: l’effetto è un po’ come quando entri in studio per registrare, sei sempre gasatissimo, ma al tempo stesso incerto su quello che sarà il risultato finale. Sicuramente appoggiarsi a professionisti di un certo calibro dà lustro e qualità al prodotto quindi non possiamo che esser soddisfatti, soprattutto per questo nostro ultimo lavoro che per noi è stata una scommessa fin dal principio.
Avete, negli anni, condiviso palchi importanti con artisti di caratura mondiale. Le emozioni nel suonare al fianco di band del genere devono essere state molto intese. Avete qualche ricordo particolarmente emozionante?
B: una cosa su tutte che mi colpisce sempre è l’umiltà e la disponibilità di quasi tutti i “grupponi” coi quali abbiamo avuto il piacere di suonare, che per assurdo se la tirano meno di molte bands con le quali ci capita di condividere un palco e che magari non ti si filano nemmeno 5 minuti finché suoni. lo trovo di una tristezza disarmante…
Anche il confronto con l’audience straniera per una band è sempre un’emozione nuova. Qual è il vostro pubblico preferito? Che differenze notate quando suonate all’estero rispetto a quando suonate in Italia?
B: attualmente credo che la nostra migliore esperienza sia stata col pubblico francese, in occasione della nostra apertura ai Pleymo durante un loro tour nel 2007. Siamo stati accolti dal pubblico con un boato pre-concerto che nessuno di noi mai si sarebbe nemmeno immaginato e anche durante il concerto è stato un delirio. Il trattamento della band e dello staff poi è stato altrettanto positivo e amichevole. Credo che in italia abbiamo molto ancora da imparare da altre realtà europee, sia in termini di partecipazione ai live, sia come supporto concreto alle bands.
Ho letto in più articoli su di voi rimandi e riferimenti a Deftones e Tool, mi è capitato di leggere una presentazione della vostra band come “I Deftones italiani”. Quanto condividete un’etichetta del genere? E quanto può essere pesante per una band vedersi paragonata a band così affermate?
B: a me, come credo anche agli altri membri della band, l’etichettatura o il rimando a certe band non dà né fastidio né piacere. Non abbiamo mai fatto mistero delle nostre radici ed influenze musicali, quello è chiaro, abbiamo però sempre cercato un nostro sound ed un nostro stile e devo dire che ultimamente ci vengono anche riconosciuti; se poi quel che ne esce richiama le bands che hai citato non possiamo che esserne ovviamente contenti. Non stiamo inventando probabilmente nulla di nuovo, ma stiamo solo suonando ciò che più ci piace!!!
Parliamo un po’ del vostro nuovo lavoro. Com’è nato “VideoStreet”? Come avete composto i pezzi? Che argomenti vengono affrontati nei testi? Quali sono i brani che trovate siano più rappresentativi del vostro sound odierno?
B: l’album è comunque nato, come i precedenti, con prove su prove a cercare di assemblare dei riff, principalmente nati dalla chitarra, e rifinirli poi con tutto l’ensemble strumentale. Il tema principale è la nostra visione dell’underground e di come lo abbiamo visto cambiare rispetto ad anni fa. Troppo spesso si sente parlare di supportare di qua e di là fine a se stesso, di constatare che moltissima gente va solo ai concerti di band straniere perché in quel momento sono seguite dalla massa e poi quando ti suona la band locale sotto casa manco ti muovi. Fortunatamente c’è ancora del buono e molte bands ancora si supportano fra loro e si aiutano quando possono, non solo a Vicenza chiaramente. Una di loro in particolare, gli Strange Corner (che salutiamo), ci ha dato lo spunto per “Wolf Theory“, opener del disco e dalla quale abbiamo tratto il primo video per quest’album. La canzone prende ispirazione da come i lupi scelgono il loro leader: in un branco non è il leader ad imporsi sugli altri, ma viene da questi riconosciuto come tale. Allo stesso modo noi abbiamo visto in loro un esempio da seguire, perchè sono sempre rimasti fedeli ai loro valori ed ideali e perchè da vent’anni suonano, si divertono e danno lezioni di attitudine a tutti noi. Direi quindi che sicuramente questo è uno dei brani che più ci rappresenta oggi come oggi anche se poi in realtà ci ritroviamo un po’ in tutto l’album a dire il vero.
I progetti per il futuro ora quali sono? Date live in vista?
B: per il futuro abbiamo qualche data già fissata in luglio al Villazza Rock di Vicenza il 5, al “museo” di Legnago (VR) il 13 ed al “Krap invaders” di Schio (VI) il 27. Stiamo comunque lavorando assieme all’agenzia per fissarne delle altre. Contemporaneamente stiamo già abbozzando qualche nuovo riff, perché non ci piace star troppo fermi con la composizione.
Per concludere vi chiederei di lasciare ai nostri lettori i contatti per potervi seguire e mettersi in contatto con voi.
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booking@baganarock.com
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Corrado Riva