Il bluesman Mike Sponza presenta il nuovo disco “Made In the Sixties”

“Made in the Sixties”, sì, perché Mike Sponza negli anni ’60 non solo c’è nato, ma dal mitico decennio è stato plasmato umanamente e musicalmente, tanto che il suo nuovo disco è interamente dedicato ai Sixties e agli avvenimenti che ne hanno segnato il passo, anno dopo anno.

Dieci canzoni – presentate lunedì al Mondadori Megastore di Piazza Duomo a Milano con uno showcase del bluesman, accompagnato da Roberto Maffioli al basso e Moreno Buttinar alla batteria – ognuna delle quali rappresenta un anno della decade con l’evento che, secondo l’artista, l’ha maggiormente rappresentato.

Ci sono la guerra fredda, la crisi cubana, l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, la svolta elettrica di Bob Dylan, la Summer of Love, l’amore libero e il primo trapianto di cuore della storia, il movimento studentesco del ’68 e l’uomo sulla Luna in queste dieci storie “ispirate da eventi, fatti, persone, culture, idee, che si intrecciano per guardare gli anni Sessanta in una duplice prospettiva: il lato glamour e swinging e il lato buio e problematico. Dieci anni controversi che hanno cambiato la cultura giovanile per sempre, il tutto filtrato con linguaggi musicali diversi: dal rock al latin, dal pop all’acustico, dal soul al rock’n’roll”, racconta Mike Sponza.

Registrato, come il precedente “Ergo Sum”, agli Abbey Road Studios, il disco si ispira alla molto alle sonorità londinesi dei Sessanta, un punto di riferimento per la musica del bluesman triestino, che negli anni ha collaborato con grandi nomi della scena britannica di quel periodo, da Georgie Fame a Pete Brown. Proprio quest’ultimo è tra i fiori all’occhiello di questo progetto, per cui ha scritto a quattro mani con Sponza tutti i testi e ha cantato in  “1962 – A Young Londoner’s Point Of View On Cuban Crisis”. Tra i maggiori autori del rock inglese, attivo dai primi ’60 e firma dietro a pezzi leggendari dei Cream come “White Room”, “Sunshine Of Your Love”, “I Feel Free” e molti altri, Brown è stato tirato dentro da Rob Cass (storico producer della scena rock blues inglese e braccio destro di Giles Martin agli Abbey Road Studios, alla voce in“1968 – Just The Beginning” e produttore di un album realizzato con la collaborazione di musicisti di gran pregio.

Abbiamo lavorato molto prima di andare in studio, proprio perché volevo lavorare in maniera molto dettagliata una volta là. Abbiamo registrato prima noi quattro e poi io sono tornato svariate volte nel corso dell’anno a registrare prima la sezione fiati, composta da Chris Storr alla tromba, che attualmente è in tour con Gregory Porter, e Aaron Lidard al sax tenore e baritono, uno che naviga il blues, come me, ma che è nato registrando agli album di Amy Winehouse. Poi i cori e quando uno è a Londra e chiama gente brava arrivano persone che hanno suonato con dei mostri sacri, per cui delle coriste una era con David Gilmour, l’altra con Lisa Stansfield. Insomma tutti musicisti con un background pazzesco che quando aprono bocca o mettono mano a uno strumento dicono cose davvero molto interessanti”.

Interessanti anche le scelte per i featuring:

Eddie Reader in  “1965 – Even Dylan Was Turning Electric”:Quando abbiamo scritto la canzone io e Pete, lui mi ha detto che la canzone era perfetta per Eddie, che era la cantante di un gruppo scozzese molto famoso, i Fairground Attraction, quelli di “Perfect”. Pur essendo una canzone che parla di una cosa legata dal cambiamento della musica dal folk al rock, ho voluto renderla molto più acustica, c’è un coro gospel di trenta elementi, ci sono molte chitarre acustiche, un organo, un piano. A volte bisogna fare le cose un po’ strane”.

Nathan James in “1963 – Day Of The Assassin”: “Lui è un cantante di hard rock e nel momento in cui stavamo lavorando al disco, l’album della sua band, gli Inglorious, è andato al primo posto nella classifica hard rock della BBC. Quindi Pete, che è un suo amico, lo ha chiamato e gli ha detto: “Prima che diventi irraggiungibile, ti va di venire con noi agli Abbey Road a cantare una canzone?”. Ci ha raggiunti al volo e pur avendo una trentina d’anni ha una voce da cantante hard rock vecchia scuola, è stato veramente una sorpresa”.

Dana Gillespie in “1967 – Good Lovin’”: “Suonerà con noi sabato a Trieste. Nonostante il cognome non c’entra niente con Dizzie, lei è una baronessa di Londra, il nome completo è Richenda Antoinette de Winterstein Gillespie, ma nel ’63 ha detto a suo padre: “Sono stufa di questo nome, vorrei che mi chiamassero tutti Dana Gillespie, non solo, vorrei anche cominciare a suonare la chitarra”. Il padre chiama il suo amico Giorgio Gomelsky, manager degli Yardbirds, e a dare lezioni di chitarra a Dana arriva Eric Clapton e così via, il primo disco di Dana è stato prodotto da Jimy Page, poi  le relazioni con Bowie, Dylan, insomma storie di vita incredibili. Noi la adoriamo, anche perché ogni volta ci racconta cose assurde, roba che non si può ripetere, ma c’è un bellissimo libro scritto da un tecnico del suono di Abbey Road, che racconta tutte le sue esperienze con gli artisti di quegli anni e nel capitolo su Dana Gillespie, scrive: “Di tutte le session di registrazione che ho fatto in vita mia, le più selvagge erano quelle con Dana Gillespie, rappresentava l’apoteosi di sesso, droga e rock’n’roll a Londra in quel periodo”.

Molto bello anche l’artwork del disco curato da Romeo Toffanetti, fumettista noto per il suo lavoro in “Nathan Never”, che unisce l’ambientazione londinese alla passione di Mike per i motori e a qualcosa di più: “La targa della macchina in copertina, che risale al 1966, non è soltanto la targa della macchina di mio papà, ma della macchina in cui sono stato concepito, ecco che si spiega il mio amore per le automobili e anche un po’ per i backseat action”, scherza Sponza, che a brevissimo partirà in tour proprio dalla sua città.

Tour 2018:

Sabato 21 luglio – Porto San Rocco – Muggia (Trieste – Italia);

Martedì 24 luglio – Jazz Is Back! – Festival di Groznjan (Croazia);

Martedì 31 luglio – Piazza Verdi – Trieste (Italia);

Venerdì 3 agosto – Kastav Blues Festival – Kastav (Croazia);

Sabato 4 agosto – Dolomiti Blues&Soul Festival – San Vito Di Cadore (Belluno – Italia);

Giovedì 23 agosto – Makarska Jazz Festival – Makarska (Croazia);

Venerdì 24 agosto – Porto San Rocco – Muggia (Trieste – Italia);

Giovedì 6 settembre – Soundtracks Festival – Parabiago (Milano – Italia);

Venerdì 7 settembre – Mannheim Banhof Blues – Mannheim (Germania);

Sabato 8 settembre – Topos – Leverkusen (Germania).