È stato un concerto memorabile, quello di Anna Calvi, ieri sera all’Hiroshima Mon Amour di Torino, per la seconda delle tre date italiane di un tour che l’ha portata il 21 al Barezzi Festival di Parma e che questa sera la vedrà protagonista sul palco del Largo Venue di Roma. Tornata sulle scene a distanza di cinque anni dall’ultimo disco “One Breath” e a quattro dall’EP “Strange Weather”, con l’album “Hunter”, la cantautrice di Twickenham, madre inglese e padre romano, ha regalato un’esibizione difficile da dimenticare.
Il materiale del nuovo disco, sublime già nella versione da studio, ha una resa strepitosa dal vivo. Pulsante, indomito e tratti oltraggioso è il miglior biglietto da visita per una Anna Calvi, apparsa profondamente cambiata nelle sue vesti di performing artist. Se infatti “Hunter” parla di libertà, di una visione edonistica dell’esistenza e di una vita vissuta appieno solo attraverso l’abbattimento delle costrizioni di genere, quella che abbiamo visto ieri sul palco dell’Hiroshima Mon Amour è un’artista senza remore, una cacciatrice libera e affamata, alla ricerca del piacere.
E di piacere ne ha regalato tanto anche al pubblico della storica venue torinese piena, anche se non sold out. La scaletta, di appena dodici pezzi, ruota tutta attorno alla narrativa di “Hunter”, escludendo qualsiasi brano, per quanto classico o dall’ottima resa live, che non entri appieno nella filosofia del nuovo disco. Il resto lo fanno ritmo, stile, mezzi, davvero non comuni, e attitudine nuova, quasi oltraggiosa nel veicolare un chitarrismo e una vocalità estremi, perfettamente in linea con il messaggio di “Hunter”.
Accompagnata sul palco dalla polistrumentista e collaboratrice di vecchia data Mally Harpaz e dal batterista Alex Thomas, Anna attacca con il pulsare della title track, seguita dalla sognante “Swimming Pool” e dall’alternanza di luce e tenebra della super groovy “Indies Or Paradies”, tre pezzi che lasciano intendere quali saranno le atmosfere portanti del concerto.
A seguire è la volta del dittico potentissimo costituito da “As A Man” e “Wish”, forse uno dei momenti più belli del live, con la Calvi che maltratta in una buona quantità di modi diversi la sua inseparabile Telecaster. Ed è lì che ti chiedi: qual è il limite al miglioramento di un’artista arrivata sulla piazza nel 2011 con un disco d’esordio che già faceva gridare al miracolo?
Sulle sei corde Anna Calvi è un mostro, capace di uno stile unico, fondato su una ricerca timbrica davvero unica; la voce è più solida, con un’estensione e una tavolozza di colori notevolmente aumentata rispetto al passato discografico più recente e poi c’è l’atteggiamento sul palco quasi goliardico, ciliegina sulla torta in questo live dai ritmi assatanati.
Prende gli applausi Anna, ma mentre la folla rumoreggia in visibilio lei è già sul nuovo pezzo di una scaletta che non lascia respiro, fino alla strumentale “Rider To the Sea”. È il primo brano tratto da un disco vecchio, seguito da altri due classici come “Suzanne & I” e “I’ll Be Your Man”, a spazzare via l’illusoria sensazione di quiete innescata da “Rider To the Sea”.
Ci lasciamo travolgere con piacere fino al parossismo, raggiunto sul finale con il bellissimo singolo estratto dall’ultimo disco, “Don’t Beat The Girl Out Of My Boy” e “Alpha”, un impressionante condensato di classe e cazzimma. Uscito per qualche istante il trio viene richiamato sul palco da un’ovazione generale e rientrato regala due ricche parentesi di godimento con il brano manifesto del primo disco, “Desire” e la cover di “Ghost Rider” dei Suicide nella versione incendiaria a cui Anna ci ha abituati.
Dall’inizio del concerto è trascorsa poco più di un’ora, forse un’ora e un quarto, ma chiedere di più sarebbe veramente impossibile. Chapeau a una delle migliori cantautrici attualmente in circolazione e alla sua insaziabile fame di bellezza.
Cinzia Meroni, foto a cura di Franco Rodi