Il momento tanto sognato e atteso dal Davide e dai suoi Cauboi finalmente è arrivato. San Siro, il tempio del calcio e della musica, venerdì 9 giugno 2017 alle 20.45 ha spento le sue luci e puntato i riflettori su un grande palco, che ospitava un piccolo grande uomo e il suo sogno, quello di suonare lì, con i suoi fan riuniti tutti insieme in un unico posto. Il pubblico ha salutato rumorosamente e con gioia Davide quando è comparso accompagnato dalla giovane folk band degli Shiver.
Le danze si aprono con “Lo sciamano” e la direzione intrapresa è quella dei pezzi ballabili e tirati, l’audience gradisce e si balla nonostante l’afa milanese. Tutti sorridono, saltano, cantano e ballano, felici di essere lì a celebrare Davide e la sua musica. Il tempo passa veloce, e sul palco i giovanotti lasciano il posto alla seconda delle tre band che accompagneranno il cantautore laghee nel corso della serata.
È il turno della power-folk band de “I luf”, capitanati dall’ex-De Sfroos Dario Canossi, vecchio socio del buon Davide quindi. I lupi sono affamati, e ci danno dentro da subito, il ritmo accelera, ed è ora di fare sul serio con le danze, che si fanno più frenetiche e indiavolate. Vecchi brani prendono forma sul palco, pezzi che non venivano eseguiti da lungo tempo e che hanno reso ancora più speciale la serata milanese, “El diavul”, “E semm partii”, “El mustru” sono alcuni dei pezzi con i quali Davide e I Luf ci hanno deliziati e portati fino al successivo cambio di band.
I lupi salutano, e lasciano un pubblico sudato e assetato. L’ideale, in questo momento, è qualche brano lento, per riprendere fiato e godere dell’atmosfera unica dello stadio. Comincia Davide, da solo con la sua chitarra, ed è la volta di “Ventanas”, poi, pezzo dopo pezzo, a uno a uno, fanno la loro comparsa sul palco i membri della Gnola Blues Band, che accompagneranno il pubblico fino alla fine dello spettacolo, coccolandolo sulle note di “Akuaduulza”, facendolo ballare con “Pulenta e galena fregia”, e scatenando l’immancabile pogo con una selvaggia “Cyberfolk”. Le danze vengono chiuse con “La balera” e con tutte e tre le band che suonano insieme sul palco. Il pubblico chiama a gran voce “La curiera”, ma il tempo tiranno e i rigidi orari di San Siro non concedono la possibilità di eseguire quest’ultimo brano.
Da segnalare inoltre, durante l’esecuzione di alcuni brani, la comparsa sul palco di ospiti a dir poco illustri: le maschere del carnevale di Schignano (che dopo l’esibizione hanno girato fra il pubblico facendo scherzi e concedendo foto); Fabio Treves, il puma di Lambrate, graditissimo all’armonica per “Il paradiso dello scorpione”; il Cimino, protagonista della canzone che porta il suo nome, e lo sciamano azteco Xiukiauitzincheko, “Pioggia di fuoco”, che ci ha deliziato con i suoi balli tradizionali su “Hoka Hey”.
Che dire per concludere? Che tutti avrebbero volentieri aggiunto altri brani alla già lunga scaletta, cosa ovvia e naturalmente impossibile. Inoltre, sono stati eseguiti pezzi che mancavano dagli spettacoli davvero da lungo tempo. Che tanti hanno criticato la scelta della location sbandierando flop annunciati e dichiarando l’inadeguatezza di Davide Van De Sfroos per una location così ambiziosa, e che uno stadio mezzo pieno (poco meno di 20mila persone) e l’entusiasmo di fan e musicisti sono invece le uniche cose che hanno avuto valore ieri sera. Che forse sì, la dimensione migliore di Van De Sfroos sono le piccole location e le sagre di paese, e che il posto così grande ha fatto perdere un po’ quell’intimità che tanto è cara ai fan dell’artista, ma che, per una volta, per realizzare un sogno chiuso da tanto tempo in un cassetto, anche questa cosa può essere messa da parte, in cambio di uno show di oltre 2 ore e mezza di durata, con tante sorprese e soprattutto, tanta passione per la musica.