I Dream Theater, dopo aver dato il via alla sezione italiana del loro tour estivo con la tappa Brescia il giorno precedente, si sono esibiti il 22 luglio a Torino nell’ambito della rassegna GruVillage. “An Evening With Dream Theater” è il nome della serata che ha visto i cinque musicisti protagonisti di ben tre ore di musica ad alto tasso di virtuosismi.
Per la maggior parte dei non-fan, il problema dei Dream Theater sarebbe proprio questo: “sì, tanta tecnica, sono bravissimi, ma trasmettono poco”. Se da un lato il primo atto del concerto avrebbe potuto dare credito a questa tesi, il secondo atto ha sovvertito il sovvertibile. Il concerto inizia con un epico video introduttivo e spetta a “The Enemy Inside” – singolo che ha lanciato il loro ultimo disco – il compito di aprire la scaletta. James LaBrie sfodera una voce dallo smalto dei primi tempi, anche se tra il secondo e il terzo brano pare abbia preso un paio di stecche. Giusto il tempo di carburare e da lì fino alla fine del concerto la sua performance è a dir poco superlativa, con continui cambi di registro gestiti con estrema destrezza. John Petrucci è il solito fuoriclasse disumano che dimostra di saper sottomettere quelle corde per farne uscire il suono che più gli aggrada, mentre Mike Mangini nel suo assolo di “Enigma Machine” sfrutta ogni superficie della sua tentacolare batteria con una maestria sempre sorprendente. Come se Jordan Rudess e John Myung fossero da meno. Il primo ha una presenza scenica enorme e si diverte a danzare sul palco con le sue tastiere, suonate con tecnica sopraffina, mentre il secondo – per i fan “The Silent Man” – rimane nell’ombra a suonare il suo basso come se attorno a lui non ci fosse nessuno. Insomma, che la formazione dei Dream Theater sia un po’ come la scuola per mutanti del Professor Xavier non doveva certo rivelarlo oggi uno scribacchino, però dopo averli visti dal vivo è sempre doveroso rincarare la dose e sottolineare il talento puro che si portano dietro. James LaBrie, evidentemente sentitosi graffiato nell’orgoglio dalla pioggia incessante della sera precedente, ha voluto sfidare il cielo: “questa sera non pioverà!”. Neanche lo immagina quanto sia stata audace una simile affermazione nella città di Torino, eppure così è stato.
Dopo quindici minuti di pausa in cui il pubblico è stato intrattenuto da un simpatico montaggio di video divertenti sulla band (e sui suoi fan) raccolti da YouTube, i nostri si ripresentano sul palco pronti a tirare fuori qualche asso dalla manica, alla faccia di chi li accusa di non trasmettere molto. Essendo ancora in piena celebrazione del ventennale di “Awake”, il loro album capolavoro, non possono mancare alcuni pezzi della colonna portante del repertorio dei Dream Theater, come “Lifting Shadows Off a Dream”, forse il brano in cui il calore del pubblico è stato più tangibile. Le parole di affetto del frontman contribuiscono a rinvigorire l’entusiasmo della platea, nonostate i suoi ripetuti “It’s amazing to be here in this place” suonino un po’ buttati lì a caso. Anche perchè se no al Castello Scaligero di Verona nel 2011 come minimo avrebbe dovuto piangere e dispensare baci come fossero vocalizzi.
Concluso anche il secondo atto c’è il tempo per un’altra breve pausa e ci si prepara per il sostanzioso encore, che si apre con “Overture 1928” e si conclude con una meravigliosa “Finally Free”. L’ultimo brano in particolare viene suonato con immenso trasporto da tutti e cinque i grandi portatori di progressive rock, che dopo l’ultima nota si concedono una lunga passerella per prendersi tutta la meritata ovazione dei fan. Com’era? “Bravissimi, ma trasmettono poco”?
Fotografie a cura di Alessandro Bosio