Il quartetto propone nell’arco di circa un’ora una buona carrellata dei loro classici e una manciata di estratti dal recente lavoro in studio “Legend of the shadowking”.
Lo show risulta tutto sommato godibile, nonostante il power metal proposto dalla band sia piuttosto canonico e non presenti spunti di particolare originalità. In ogni caso il pubblico presente apprezza decisamente questo special guest e si lascia trascinare per i 60 minuti di esibizione, saltando, cantando e acclamando a gran voce la band. In definitiva i Freedom Call ne escono promossi e scaldano a dovere il numeroso pubblico in vista dell’attesissimo show dei connazionali Gamma Ray.
Ore 21.45 circa, le luci si spengono e Kay Hansen, sorridente come sempre, sale sul palco e prende il comando dello show, guidando il cargo Gamma Ray verso l’ennesima esibizione in terra italica.
Si parte con l’ormai classica “Garden Of The Sinners”, seguita da una serie di brani estratti dal nuovo “To The Metal” ed accolti piuttosto bene dal pubblico, ma che in veste live sembra perdano un po’ del tiro che invece hanno su disco.
Si deve quindi arrivare ad “Abyss Of The Void”, preceduta dall’intro strumentale “The savior”, perché il pubblico, sulle note del brano estratto dal grande classico della band, cominci a scaldarsi sul serio. Segue un assolo di batteria eseguito con la solita precisione da un Dan Zimmerman in ottima forma, che, dopo i canonici passaggi ai quali siamo abituati, ci delizia con uno stacchetto divertente, in cui accompagna alla sua maniera prima il Rondò alla Turca di Mozart e poi un Can Can che viene accolto con entusiasmo dai presenti.
Dopo la breve pausa la band torna sul palco e attacca una travolgente versione di “Armageddon”, seguita dall’anthem priestiano “To The Metal” e dalla ballad “No Need To Cry”, conclusa con una parentesi acustica suonata e cantata dal bassista Dirk Schlächter.
A chiudere la prima parte dello show ecco “Rebellion In Dreamland” e “Man On A Mission”, ancora estratte da “Land Of The Free” e accolte da un vero e proprio boato di approvazione dei presenti. Dopo questi due pezzi la band abbandona il palco, per poi tornare per gli encore e la parte conclusiva dello show, affidata a “New World Order”, alla helloweeniana “I Want Out”, dall’impatto live sempre travolgente, e a “Send Me A Sign”.
Uno show nel complesso buono, grazie soprattutto al carisma innato di Kay Hansen e compagni, ma forse un po’ sotto tono dal punto di vista della forma. Mi è sembrato, infatti, che in alcuni momenti Kay abbia faticato a cantare alcune parti, e lo scotto più alto è stato pagato su “Man On A Mission”, velocissima e di non facile esecuzione.
La scaletta, come ci si poteva giustamente aspettare, è stata incentrata sui brani del nuovo disco, ma tolti questi possiamo dire che la band ha peccato di originalità, tralasciando interamente ben cinque dischi della sua discografia, e fra questi è stato inspiegabilmente escluso lo splendido “Somewhere Out In Space”, oltre ai primi due validissimi lavori.
Nonostante tutto, un concerto dei Gamma Ray è sempre un evento da non perdere, dal quale si esce sempre soddisfatti e sorridenti, anche solo per la passione che i quattro di Amburgo ci mettono quando sono sul palco, e per la carica che riescono a trasmettere.
Setlist:
Welcome – Garden of the sinners – Empathy – Deadland – Fight – Mother angel – The savior – Abyss of the void – drum solo – Armageddon – To the metal – No need to cry – Rebellion in dreamland – Man on a mission – New world order – I want out – Send me a sign
Corrado Riva