Ieri sera i Mastodon si sono esibiti al Live Club di Trezzo sull’Adda (Milano). Di seguito, le foto e il report del concerto del 27 novembre 2017.
Serata faro dedicata a quel lato del metal più sofisticato e alternativo. Tanta tecnica, tanta barba ma non nel senso di noia, tanto rumore ma con ordine e struttura. Dallo stoner alla più generica etichetta di post-metal e post rock con un pizzico di prog che rende il tutto più onirico. La data italiana dei Mastodon è un must per i fan del metal che spazia dallo sludge allo stoner, per quelli a cui piace pogare e fare casino ma che hanno un’esigenza di suoni e qualità superiore. Senza nulla togliere agli altri tipi di metal ovviamente. Ci sono anche i Russian Circles e i Red Fang nel menù della serata che si prospetta di indicibile quantità e raffinatezza.
Russian Circle
Attivi dal 2004 sono il gruppo più difficile da inquadrare, spaziano dal noise all’heavy, per poi inframmezzare lunghe digressioni melodiche che sperimentano nei territori del famoso post rock di cui parlavamo nell’atrio. Si sono fatti conoscere seguendo in tour Chelsea Wolfe e in questo 2017 contribuiscono a questa incredibile line up del concerto di Milano. Sono in tre ma fanno un casino immane senza della voce. Particolarmente di impatto visivo e sonoro il bassista Brian Cook, che con il suo barbone e bretelle sembra un boscaiolo e ogni riff accompagnato da movimenti della sua considerevole mole sembrano scudisciate di ascia. Il pubblico è piacevolmente riscaldato.
Red Fang
Da Portland con la loro carica, il loro sludge mischiato con sonorità più classicamente heavy e un pizzico di distorta melodia che rende il tutto più accattivante e in maniera mai banale. Una band poco educata e splendidamente ironica e ve lo dico, il miglior set della serata. Con loro esordisce la vocalità e in maniera maestosa. Aaron Beam al basso offre una prestazione dinamica, straripante. La sua voce energia pura, e la padroneggia con maestria e precisione. Alla chitarra Bryan Giles contribuisce a riff e vocalizzazioni più gore che ampliano lo spettro musicale di un gruppo che mi ha davvero impressionato. Spesso si avvicinano allo stile dei Mastodon ma mantengono quell’irriverenza del non essere i primi della classe e in un genere come il metal alternativo non è una cosa trascurabile ma ci arriveremo, salgono sul palco i pezzi da novanta.
Mastodon
Cosa è rimasto da dimostrare ai Mastodon? Ce lo chiediamo noi come credo se lo stiano chiedendo loro, Troy Brent Brann e Bill. C’è il rischio che i quattro di Atlanta si rispondano da soli con: niente. La presenza è di sicuro impatto, Brann dietro batteria e microfono è forse il più grande fuoriclasse di una band con una miscela di ingredienti unica ma che ormai non può più usare l’arma dello stupore, della novità. Se hai i Mastodon davanti a te sai cosa aspettarti, e i quattro musicisti non possono più sbagliare una virgola. E non lo fanno.
Il set è un manifesto di potenza e professionalità. Ho davanti una band che ha portato un movimento alternativo alla ribalta, al centro dell’attenzione, diventando un riferimento. Se questa non è una contraddizione in termini con la quale convivere, forse non ho capito niente dell’alternative, sia esso metal rock e qualsivoglia. Loro sono sul piedistallo, decine di altre band li seguono e li copiano, hanno una costrizione morale (e commerciale) di rimanere uguali a se stessi d’ora in avanti, con buona pace dei fan di primo pelo. “Once More Around The Sun” e “Emperor Of Sand”, gli ultimi due album di studio sono figli di questa nuova maturità di massa, sono diversi ma intimamente connessi, l’uno l’evoluzione dell’altro. Non sono più un gruppo che ogni volta che entra in studio cancella la lavagna e si rivoluziona totalmente. I Mastodon sono arrivati, e così si pongono ai loro ascoltatori.
Brann padroneggia il set con “Show Yourself” e Roots Remain” offrendo la solita prestazione fuori dalla logica di pelli e voce. Brent appare un attimo più rigido del solito con la solita imprecisa prestazione vocale ma anche lui dà il suo contributo oscuro all’immagine variopinta del gruppo. È la serata della riscossa del bassista, quanto mai nelle vesti di frontman. Perché se è indubbio che i Mastodon sono un movimento corale e con pochi punti di riferimento, è innegabile che l’attenzione viene catalizzata principalmente dall’imponente figura di Troy Sanders e dei suoi movimenti sinuosi dietro al basso.
Nel complesso i Mastodon offrono l’ennesima prova maiuscola di tecnica e potenza, ma mi è sembrata la manifestazione di una fase di involuzione di spirito più che di qualità. Uscissero anche altri mille album come Emperor Of Sand, ma ho paura sia arrivato il momento che qualcun altro debba prendere il testimone di rompere gli schemi del metal. O muori e diventi l’eroe, o vivi abbastanza a lungo per diventare mainstream.
Report a cura di Daniele Corradi.
Fotografie a cura di Mairo Cinquetti.