Sum 41 – Milano, 29 gennaio 2017

Dopo la fulminante partenza da Padova, il mini-tour italiano dei Sum 41 continua. I paladini del pop punk tornano a Milano il 29 gennaio 2017 per il tour in supporto di “13 Voices”, settimo album in studio. Che bello è poter vedere ancora una volta dal vivo una band della propria adolescenza dopo aver pensato di averla persa per sempre?
I Sum appena due anni fa avevano un piede – anche due – nella fossa. Deryck Whibley lottava contro l’abuso d’alcool che l’ha messo in ginocchio, rendendolo l’ombra di se stesso, mentre rimpiazzare il cofondatore Steve Jocz alla batteria sembrava difficile. In più l’ultima prova in studio, quello “Screaming Bloody Murder” dimenticato in fretta, faceva credere che l’ispirazione avesse lasciato la formazione canadese, pronta ad appendere gli strumenti al chiodo. E invece no. I Sum 41 sono tornati, hanno pubblicato un ottimo disco e hanno ricominciato a girare il mondo con i loro show esplosivi.

La tappa del Mediolanum Forum di Assago è molto attesa perché nell’estate 2016 il combo di Ajax ha stregato il Carroponte di Sesto San Giovanni con un concerto eccezionale, perciò in provincia di Milano c’è ancora quella voglia di lasciarsi catapultare nei primi anni duemila, ma soprattutto la voglia di vedere come se la cavano adesso i Sum con un nuovo lavoro da proporre dal vivo. Inutile dire che se la cavano bene, ma proprio bene, nel senso che spaccano di brutto.

Alla batteria, a sostituire l’insostituibile Steve32, c’è il talentuoso Frank Zummo, mentre alla chitarra ritroviamo Dave “Brownsound” Baksh, linfa vitale assolutamente necessaria. Il concerto segue la falsa riga di Padova e propone una scaletta incentrata ovviamente su “13 Voices”, tant’è vero che i primi due pezzi sono “A Murder of Crows” e “Fake My Own Death”, ma anche perfettamente equilibrata nel resto del repertorio. Ampiamente saccheggiati gli storici “All Killer No Filler” e “Does This Look Infected?”, così come “Underclass Hero”. A subire un po’ è invece “Screaming Bloody Murder”, disco del 2011, prima del crollo, del quale viene proposta solo la title-track.

La band sembra a proprio agio nella dimensione del palazzetto sold out, tiene in pugno la platea del tempio milanese con una maturità che quasi stona con il mood della loro musica. La verità però è che i Sum 41 sono cresciuti. Lo dice pure Derick: “difficile crederci, ma questa band esiste da ormai vent’anni”. Vent’anni in cui i Sum 41 hanno collezionato successi e abbattuto stereotipi, per poi arrivare a riempire arene in cui cadere nei soliti tranelli da superstar. Come il “questo è il miglior show di tutto il tour” che fa sempre venire l’orticaria ai frequentatori di concerti.

Sviolinate a parte il combo canadese sembra non aver perso lo smalto dei vecchi tempi, la voglia di spaccare e soprattutto di godersi il lavoro più bello del mondo. Non ci sono le fiamme come nel tour dei Green Day, non ci sono luci scenografie futuristiche e accecanti, ma dietro il gruppo svetta un gran bel teschio con gli occhi rossi luminosi e un dito medio imperante. La perfetta immagine per un magnifico ritorno.