The Winstons, il report del concerto a Milano del 18 dicembre 2016

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Mia madre (e forse anche le vostre) mi ha sempre raccomandato di non fumarmi le canne, ma non di non ascoltare The Winstons. E allora eccoci, pronti per la terza ed ultima data italiana del tour Black Shopping Bag X-mas Escapes, approdato domenica 18 dicembre 2016 al Biko di Milano, felicemente assuefatti e vogliosi di lasciarci trasportare in un non meglio precisato territorio tra l’Inghilterra e il Giappone degli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70.

Il viaggio sulle note lisergiche del (flower) power trio formato da Enro Winston (Enrico Gabrielli alle tastiere, legni, voce, monocordo, batteria, insomma tutto), Rob Winston (Roberto Del’Era al basso, voce e batteria) e Linnon Winston (Lino Gitto alla batteria, voce e tastiere), inizia dal vellutato lato B del loro ultimo 45 giri, “Black Shopping Bag”, seguito a ruota dall’irresistibile cavalcata psichedelica “Diprodoton”.

Due pezzi, tanto basta a trasformare l’Arci Biko – sempre più figo con la sua nuova saletta relax – in una casa degli specchi dove nulla è quel che sembra. Così tra abbacinate proiezioni della realtà ci troviamo a vagare nella nuvola oscura di “On a Dark Cloud…”. Tecnica a palate, un paio di tonnellate di fotta (ma senza perdere aplomb) e una gustosa propensione all’improvvisazione sono il marchio di fabbrica del trio, che prosegue con un appassionato omaggio a Greg Lake, “Moonchild”, seguita da “She’s My Face”.

L’esecuzione è intensa, viaggiante, caleidoscopica: “A Reason For Goodbye”, avvincente avventura tra suggestioni beatlesiane, fiati balcanici e allusioni afro beat; “Play With The Rebels”, carezzevole ballata dagli echi crimsoniani, suonata col Gabrielli alla batteria e Gitto agli organetti; e la jazzistica, o almeno così pare, “Dancing In The Park With The Gun”, tutte tratte dal folgorante ed eponimo disco d’esordio, sono preludio al parossismo strumentale di “Viaggio nel suono a tre dimensioni”, ma è l’acquatica “Tarmac” a chiudere il set prima dell’uscita della band.

Rientrati in scena Rob, Enro e Linnon si calano di soppiatto in un trittico al fulmicotone, che tra l’alfa e l’omega del disco, “Nicotine Freak” e “Number Number”, incastra quella “Golden Brown”, cover degli Stranglers, lato A del 45 giri dal cui lato B aveva preso le mosse il caos ordinato di questo incredibile live.

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