Negli anni Thom Yorke si è ritagliato quello status di artista che può far quello che vuole, non dovendo rendere conto a nessuno della sua arte. E ciò lo ha capito sulla sua pelle anche il pubblico accorso a Villa Manin, che si aspettava un tour di supporto a “Tomorrow’s Modern Boxes” e si è invece trovato davanti come piatto forte della serata “Anima”, ultimo studio album uscito non più tardi di venti giorni fa.
“Può fare quel che vuole” e ciò significa tirar fuori dal cappello una scaletta nella quale è il solo materiale solista a dominare, tolte alcune incursioni negli Atoms For Peace e nella recente colonna sonora incisa per il film “Suspiria”. Nessuna strizzata d’occhio ai Radiohead quindi, che proprio da queste parti suonarono ormai sette anni fa, ma alla fine della fiera tutto ciò ai fan ha importato poco, che hanno accolto con una fedeltà quasi religiosa il musicista inglese in uno dei contesti più caratteristici del Nord Italia che è tornato ad ospitare la musica internazionale dopo qualche anno di esilio.
Il concerto di Thom Yorke è stato un vero e proprio viaggio psichedelico in una delle menti più geniali della musica contemporanea, capace di ridirezionare l’opera della stessa band che lo ha reso famoso in un percorso organico e coerente lungo quasi trent’anni. In quasi due ore di concerto i visual hanno avuto un ruolo pari se non più importante nella resa dell’intera serata: possono essere rilassanti, geometrici (come nei triangoli di “The Axe”) oppure inondare il pubblico di colori accesi, forti e pischedelici. Un ruolo quello visivo legato a quello della musica che, come noto a chi segue Yorke da qualche anno, esula dal classico concerto rock, escluse alcune parentesi nelle quali lo stesso Yorke prende in mano degli strumenti a corda come basso e chitarra elettrica. L’elettronica proposta nel contesto di Villa Manin può essere atmosferica, come nel segmento iniziale dello show, e rallentare il ritmo come in “Has Ended” o, al contrario, può travolgere e coinvolgere con delle bassline quasi dance come ad esempio in “Black Swan”.
Il contatto con il pubblico è ridotto, anche perché una delle scelte artistiche fondamentali sulle quali si regge la serata è quella di non creare tempi morti tra un brano e l’altro, in un viaggio ideale che si interrompe solo prima dell’encore, con un Thom Yorke che ringrazia quasi commosso il pubblico nel ringraziarlo di esser venuto fin qui. Uno Yorke che a cinquant’anni sembra non sentire il peso del tempo che passa: lo vediamo cantare, suonare e anche ballare senza alcun freno o desiderio di staccare la spina.
Un’esperienza visiva e sonora con pochi rivali: così si può riassumere il concerto di Thom Yorke che, pur correndo da solo ed essendo protagonista di ben cinque esibizioni estive, non vede alcun cedimento nel seguito di pubblico.
Nicola Lucchetta – foto di Franco Rodi del concerto di Barolo (CN) del 16 luglio