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Addio Ennio Morricone, tra cinema e musica, l’eroe di due mondi.

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Ennio Morricone non c’è più. Inevitabile la morte, anche per istituzioni che si credono eterne quanto la bellezza che producono. Eppure, il momento di dire addio arriva. Il mondo del suono e quello delle immagini si abbracciano da sempre, entrando per mano nelle nostre primissime esperienze e la morte di Ennio Morricone è un momento di immensa tristezza che unisce entrambi gli universi. Musicisti e cineasti da tutto il mondo hanno speso parole di dolcezza e gratitudine per il lavoro di una carriera immensa e prolifica che ha dato il volto all’espressione artistica della nostra Nazione.

E’ impossibile non ascoltare Ennio Morricone senza vedere con gli occhi della mente il cinema che ha reso grande l’Italia nel mondo. Impossibile non pensare a Sergio Leone, le cui immagini viceversa non si possono vedere senza sentire con la mente le note del compositore romano. Amici da sempre e affetti dallo stesso fuoco ardente, l’uno per le immagini e l’altro per i suoni. Con più di 500 composizioni per colonne sonore Ennio ha costruito il palazzo dell’immaginario dell’Italia nel mondo grazie a una bacheca di sodalizi artistici che oltre a Leone annovera anche Tornatore, John Carpenter, Brian De Palma, Oliver Stone, Quentin Tarantino solo per dirne alcuni tra i maggiori registi della storia.

Lo ricorderemo dolce e ingannato dall’emozione quando a gennaio ha ritirato il premio alla carriera in Senato, ma anche burbero uomo d’altri tempi quando nel periodo di lockdown vedeva con astio e ha criticato la gente che cantava dai balconi, preferendo un atteggiamento più compassato e rispettoso nei confronti della tragedia che il Paese stava e sta attraversando. Concreto e pragmatico, diceva che ciò che conta è la costanza e la serietà, in tutto. Lasciava agli altri intensità fugaci ed effimere come amori fulminanti e manifestazioni soprannaturali. Quegli occhi grandi dietro le lenti spesse degli occhiali, così dolci e consapevoli del passare del tempo, finestre di un mondo interiore fatto di musica, della sua capacità irripetibile di donare composizioni popolari nate e sviluppate però con maestria inarrivabile.

Lo spaghetti western, tanto bistrattato in passato e rivalutato negli ultimi anni, adorato da Quentin Tarantino (dalla cui collaborazione scaturisce uno dei due soli Oscar vinti, uno alla carriera nel 2007 e l’altro per la colonna sonora di The Hateful Eight) è il genere cinematografico che più ha legato a doppio filo le sue sorti alla produzione di Morricone, ma il cinema internazionale è modellato in maniera indelebile dal genio del compositore romano. Solo due Oscar dicevamo, ma innumerevoli nominations e premi di qualsiasi tipo. L’epopea poliziesca di Eliot Ness contro Al Capone in Gli Intoccabili non sarebbe così epica, maestosa, drammatica senza la sua colonna sonora. La poetica malinconia di Nuovo Cinema Paradiso, di Novecento e di C’era una volta in America, magistrale capolavoro di Leone, offre una carrellata di personaggi indimenticabili arricchiti dalle sue note. Ogni emozione, sensazione che lo spettatore prova è marchiata a fuoco alle immagini, grazie alla musica di Ennio. Chi non è stato investito da un carico immenso di emozioni guardando La Leggenda del Pianista sull’Oceano? A lui è legata anche l’estetica del pulp e del trash d’autore del cinema nostrano degli anni’60 e ’70 con decine di titoli che sono diventati cult per milioni di cinefili in tutto il mondo.

La musica deve ad Ennio molto più di quello che si pensa. Non solo nel cinema, Ennio ha contribuito a delineare anche la storia della musica popolare. Dietro a inni generazionali del passato, a capolavori di grande successo c’è lui. Scriveva per Mina, Gino Paoli, Jimmy Fontana, Edoardo Vianello. Pensateci, la prossima volta che ascoltate Se Telefonando o Con Le Pinne, Fucile ed Occhiali.

Le radici delle sue influenze sulla musica contemporanea invece sono così profonde ed estese da essere quasi impossibile rincorrerle e mapparle. Chi non ha visto, tra voi metallari, un concerto dei Metallica? Tutti i loro show iniziano con le note di The Ecstacy of Gold dal film Il Buono Il Brutto e Il Cattivo “Grazie per aver preparato la giusta atmosfera ai nostri show sin dal 1983” han scritto. Il suo dono di unire musica popolare a composizioni sinfoniche maestose ha definito in modo prepotente il sound di gruppi come Muse, Radiohead, persino Nick Cave.

I Mondo Cane di Mike Patton sono molto debitori della cultura di cui Morricone è stato musichiere e ricordo con piacere e affetto la sua Deep Down, dalla colonna sonora di Diabolik di Mario Bava (1968), suonata nell’ultimo concerto della band al Teatro Arcimboldi di Milano un anno fa. Così come ricordo il concerto gratuito di Ennio Morricone in Piazza Duomo a Milano nel dicembre del 2006. Le prime note esplosero con le immagini degli Intoccabili, quel ritmo minaccioso e sincopato che raccontavano una stagione di Proibizionismo, di violenza e di eroi nella Chicago degli anni ’30 dominata da uno dei gangster più famigerati dell’immaginario umano. Quella volta capì quanto la musica si portasse dietro, quanto poteva regalare. Non solo svago momentaneo, ma mondi interi, galassie, vite di ricordi che ti assalgono tutte insieme, tanto da riempirti mente e cuore da lasciarti tramortito.

Questo è il lascito più grande di Ennio Morricone, una delle maggiori eccellenze italiane esportate in tutto il mondo. Uno per cui la vita terrena andava, in effetti, davvero troppo stretta. Il mito e l’eternità è sempre stato il suo posto, ed ora possiamo trovarlo lì, con il suo viso mite che racconta in musica tutte le esperienze del mondo.

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