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Efterklang, il racconto del concerto al Sexto Nplugged del 9 agosto 2020

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L’esperienza live degli Efterklang termina poco prima dell’emergenza Covid in Svizzera e ricomincia dall’Italia, con il ruolo di terzo ed ultimo headliner del Sexto Nplugged. E sembra quasi un caso della vita il fatto che la prima data che i danesi furono costretti a cancellare fu proprio in Italia, al Circolo Ohibò di Milano che per un altro caso della vita è caduto vittima della crisi del settore dovuta alla pandemia.

Gli Efterklang ricominciano da dove avevano terminato la loro attività live, con un tour di supporto all’ultima fatica discografica “Altid Sammen”, uscita quasi un anno fa e che li aveva già visti impegnati in un lungo tour. Una serie di date di questa seconda parte dell’anno ridottissima, che vede oltre a questa unica tappa nazionale un altro concerto europeo in Macedonia e una tournée in Nordamerica sulla quale vige ad oggi un enorme punto interrogativo.

L’energia e la voglia di tornare ad esibirsi dal vivo traspare sin dalle prime battute di un concerto iniziato verso le 21.30 e proseguito per poco più di novanta minuti. Accompagnati da una band al completo, il trio (Caspar alla voce, Mads alle tastiere e Rasmus al basso) ripercorre la loro carriera, caratterizzata da una pausa lunga quasi un decennio, partendo dal più recente capitolo discografico. Un disco che li ha visti spostarsi su una proposta più minimale e, soprattutto, sulla scelta di cantare i testi in danese.

E se all’apparenza la lingua scandinava può sembrare dura, nei pezzi di “Altid Sammen” e grazie alla voce di Caspar la stessa assume un tono quasi sensuale e poetico. Brani come “I Dine Øjne”, uno dei più recenti singoli che ha visto come protagonista la modella Helena Christensen, o “Supertanker” mostrano un collettivo che, anche con l’ausilio di alcune riprese video, vuole trasportare il pubblico in una nuova dimensione; una ricerca di minimalismo che si traduce in una performance a tratti ipnotica.

Ma non di soli tempi dilatati è stato caratterizzato il concerto al Sexto Nplugged degli Efterklang. E se gli episodi di questo tipo sono concentrati sul materiale più recente, molto più variegato e uptempo è quello estratto dai dischi precedenti. “I Was Playing Drums” e praticamente una vasta fetta dell’intero encore (non un bis raffazzonato, ma ben cinque pezzi) mostrano un collettivo di sette elementi che si destreggia in molti più generi di quanto potrebbe sembrare. E se nella voce di Caspar si sente a tratti l’eco di David Bowie (“Monument”), dal lato musicale molte sono le ispirazioni. Dagli U2 ai Joy Division, passando per i Coldplay, la proposta degli Efterklang è caratterizzata da molte anime, all’apparenza diverse ma unite in un collante che ha reso l’esibizione magnetica.

Con una chiusura affidata ad una “Alike”, che ha visto l’intera band esibirsi tra il pubblico con strumenti di fortuna (da una tastiera a fiato a delle pinze per cucina), si chiude anche la quindicesima edizione di Sexto Nplugged. Un’annata anomala, partita con numerose cancellazioni e che è poi arrivata, a sorpresa, a collezionare ben tre sold out, pur con capienze ridotte causa Covid. Un segnale di ottimismo in una stagione che è rimasta in piedi soprattutto grazie a concerti di piccole e medie dimensioni, viste le cancellazioni di tutti gli eventi big estivi.

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