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The Heavy Countdown #118: Chapter and Verse, Oranssi Pazuzu, The Black Dahlia Murder

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Chapter and Verse – Love & Error
Poco più di un anno fa vi avevamo consigliato di tenere d’occhio molto da vicino i Chapter and Verse. Se vi ricordate di “Glow”, non potete aver dimenticato le potenzialità della formazione britannica, che grazie a dio, si sta confermando essere qualcosa di più delle mille meteore che popolano il panorama alternative e underground contemporaneo (anche se, per dirlo con certezza assoluta, bisognerebbe aspettare il primo full-length dei ragazzi, ma vogliamo essere fiduciosi). “Love & Error” sarà meno fulminante e più pop-oriented rispetto al precedente EP (vedi “Beauty Sleep” e soprattutto l’elettronica di “Always”), ma non manca di pezzi estremamente efficaci ed equilibrati (la già citata “Beauty Sleep” e “Bad Blood”).

Oranssi Pazuzu – Mestarin Kynsi
“Mestarin Kynsi” ha tutte le caratteristiche per risultare indigesto e inintelligibile ai più. A partire dalla barriera più evidente, la lingua (finlandese), passando per psichedelia demodè, elettronica e sulfurei elementi black metal. Ma tant’è. La nuova fatica degli Oranssi Pazuzu riesce nell’intento di scavarsi una nicchia profonda nel cervello di chi ascolta, provando ancora quanto questa formazione sia stata e sia tutt’ora seminale per l’evoluzione del “nuovo” black metal (prendete solo la colossale “Uusi teknokratia” e ve ne renderete conto immediatamente).

The Black Dahlia Murder – Verminous
Il cammino nel death (senza –core) prosegue maligno e velenoso per i Black Dahlia Murder, una di quelle band per le quali la quantità va a braccetto con la quantità. Per il loro ottavo album infatti, i Nostri sfoderano tutta la tecnica, la brutalità, la melodia e una nuova maturità acquisita dopo ormai diversi anni di esperienza, che sfociano in un’opera solida, monolitica ma non elefantiaca, in grado di arrivare dritta al punto in poco più di mezzora di running time. Niente di nuovo (soprattutto rispetto al precedente “Nightbringers”), ma tra banchetti di vermi mannari, ratti al comando e parassiti vari ed eventuali, i fan non solo dei TBDM ma anche di un certo death metal di altri tempi troveranno pane per i propri denti.

Dream On Dreamer – What If I Told You It Doesn’t Get Better
Un ultimo regalo ai follower prima di tornare a focalizzarsi sulle proprie vite private, il canto del cigno di una band prolificissima (cinque full-length e due EP in dieci anni di carriera), che ha deciso di ritirarsi dalle scene in pompa magna, lasciando al proprio vasto seguito sui social (soprattutto YouTube) il ricordo di cos’era e cosa avrebbe potuto essere. In realtà, rispetto al precedente “It Comes and Goes” (2018) non cambia molto, i Dream On Dreamer continuano a prediligere la forma alla sostanza e ad approcciarsi al metalcore/post-hardcore con un attitudine decisamente pop (“Spirit Is Moving” e “Sentimental”). Ma è proprio quello che i fan della formazione australiana andranno a rimpiangere negli anni a venire.

We Blame the Empire – Aero
“Aero” è il secondo disco dei We Blame the Empire, giovane combo austriaco che sebbene debba (per forza di cose) farsi ancora un po’ le ossa e trovare una propria impronta personale, ha le idee ben chiare su quale debba essere il proprio messaggio e il proprio percorso. L’ultima fatica dei WBTH, nel suo complesso, nasconde in sé un mood positivo (e molto gradito, soprattutto di questi tempi), sebbene il metalcore proposto dai Nostri si abbandoni spesso a suggestioni malinconiche alla Our Hollow Our Home (leggi alla voce “Impact” e soprattutto “Stay With Me”).

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