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The Heavy Countdown #130: Ihsahn, Movements, Fit For A King

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Ihsahn – Pharos
Se “Telemark” era l’EP che ancora una volta consacrava il matrimonio tra progressive e black metal celebrato da padre Ihsahn, “Pharos” non si limita ad essere un semplice successore del precedente sforzo. La nuova opera breve di Vegard Sverre Tveitan non fatica infatti a guadagnarsi la nomea di EP progressive pop del musicista norvegese (se non contiamo i passaggi più propriamente heavy della title track). Il canto sempre pulito e il feeling tremendamente ottantiano (non è una novità per Ihsahn, lo so, e vi cito solo “Ámr”) si sposano con garbo alle velleità progressive dell’artista, e la cover, fedele ma ispirata, di “Manhattan Skyline” degli A-ha, in collaborazione con il cognato Einar Solberg (Leprous), cade proprio a fagiolo.

Movements – No Good Left To Give
Quando circa tre anni fa i Movements hanno dato alle stampe “Feel Something”, il mio timore era che la giovane band si andasse a invischiare nel calderone del carino ma già sentito. “No Good Left To Give” riesce nell’intento di dare maggiore identità e spessore al combo californiano, puntando tutto sull’introspezione e sui sentimenti, che giocano un ruolo ancor più di primo piano rispetto alla precedente release (ascoltate e sguazzate nelle atmosfere di “Skin To Skin” e “Santiago Peak”, soprattutto se avete una trentina d’anni o giù di lì), mettendo bene in chiaro che i Movements sono pronti per fare il grande passo nel mondo sovraffollato dell’alternative/post-hardcore contemporaneo.

Fit For a King – The Path
Il metalcore è vivo e lotta con noi. Potrebbe benissimo essere lo slogan dei Fit For A King (ma anche di qualsiasi altra formazione simile). Il sesto full-length dei FFAK ha dalla sua la capacità di snocciolare singoli tamarri e talmente catchy da conficcarvisi nel cranio come schegge impazzite (vedi “Breaking the Mirror” e “Locked (In My Head)”), ma d’altro canto, allo stesso modo di tanti altri act della scena dei giorni nostri, manca un po’ di originalità. Escludendo la bestia rara del lotto, “God of Fire”, con la sua elettronica e il sempre inappuntabile Ryo Kinoshita dei Crystal Lake, “The Path” è una bella raccolta di brani piacevoli e orecchiabili, ma non molto di più.

Yours Truly – Self Care
Grazie ai Yours Truly, il (pop) punk si tinge di rosa. Non solo per il colore dei capelli della bella e brava vocalist Mikaila Delgago, ma anche per la sensibilità tutta femminile che la frontwoman riesce a infondere nelle lyrics, negli argomenti trattati e nel suo stile. “Self Care” però non è solo questo. La band di Sydney, pur facendo del pop punk il proprio pane quotidiano (“Composure”), non cade nella facile trappola della nostalgia legata a questo sottogenere, regalando alla propria produzione una carica alt-rock vitaminizzante (“Ghost”).

Threestepstotheocean – Del fuoco
Anche l’italia vanta una scena post rock/post metal strumentale di tutto rispetto, nonostante spesso e volentieri tenda a essere messa in ombra da nomi stranieri altisonanti. Infatti, i Threestepstotheocean sono una formazione non esattamente di primo pelo e una delle più in vista del genere in terra nostrana, avendo all’attivo quattro dischi e 15 anni di carriera. “Del fuoco”, l’ultima opera dei Nostri, si presenta come un quadro espressionista, in cui sono le tinte fosche e (post)apocalittiche (vedi “Fiori immortali”) i colori predominanti, se non contiamo le pennellate orientaleggianti presenti sullo sfondo di alcune composizioni (“Del deserto”, per l’appunto).

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