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The Heavy Countdown #123: The Ghost Inside, Currents, Frost

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The Ghost Inside – The Ghost Inside
“What doesn’t kill you makes you stronger”, recita il singolo “Still Alive”. Certo, sarà pure una delle frasi più abusate della storia, ma nel caso dei Ghost Inside è una verità totale. Dopo il terribile incidente automobilistico che ha colpito la formazione nel 2015, i ragazzi hanno fatto di tutto per mantenersi vivi e attivi, e l’omonimo album del combo losangelino è un inno alla vita, e alle cicatrici che proprio segnandoci e spesso distruggendoci sul momento (il batterista Andrew Tkaczyk ha perso una gamba nello scontro sopracitato) ci rendono ciò che siamo. E infatti il melodic post-hardcore dei TGI non ha perso la smalto di sempre, regalandoci breakdown e refrain assassini in tutto il disco (dalla già citata “Still Alive” passando per “The Outcast”, fino ad arrivare a “Phoenix Rise”).

Covet – Technicolor
Grazie al debutto di un paio di anni fa, i Covet si sono fatti immediatamente un nome nel panorama math rock contemporaneo, nello specifico in quella nicchia strumentale e solare in cui Chon e Plini la fanno da padroni. “Technicolor” non smentisce la fama sei Nostri, ma rafforza le sensazioni che già la precedente fatica era in grado di regalare. Un full-length giocoso e gioioso, ma tutt’altro che semplice e banale, in cui ogni pezzo è una pennellata espressiva di un episodio, o di un momento particolare (se vi dovesse mai capitare di ascoltare “good morning” alle prime luci dell’alba, non troverete mai ascolto più azzeccato). Come se non bastasse, i Covet aggiungono anche qualche parte cantata, concessione della bravissima chitarrista Yvette Young (“parachute”).

END – Splinters from an Ever-Changing Face
Per chi ancora non lo sapesse, gli END sono un supergruppo formato da Brendan Murphy dei Counterparts, Will Putney dei Fit For An Autopsy, Gregory Thomas dei Misery Signals, Jay Pepito dei Reign Supreme e l’ex Structure Andrew McEnaney. E la recensione del nuovo lavoro degli END potrebbe benissimo finire qui. “Splinters from an Ever-Changing Face” è la creatura ibrida che ci si aspetterebbe dall’unione di menti brillanti anche se diversissime tra loro, un urlo feroce, scuro e malato in cui le etichette non hanno alcun senso (ascoltate in particolare “Covet Not”, “Pariah” o “Hesitation Wound”).

Currents – The Way It Ends
Metalcore moderno e dal cuore catchy, ma con un animo oscuro che striscia sotto la superficie, arrivando a galla con prepotenza in diversi momenti, andando oltre le semplici melodie orecchiabili. Come prevedibile dal precedente EP “I Let the Devil In”, i Currents sono cresciuti di molto rispetto all’esordio del 2017, dando appunto maggior retta alla loro controparte “dark” e dimostrando maggior coesione e maturità, due caratteristiche fondamentali per permettere allo ying e yang della natura della giovane band di sopravvivere all’interno dello stesso corpo (la dimostrazione si chiama “A Flag To Wave”).

Frost* – Others
Sono passati quattro anni da “Falling Satellites”, e il mastermind del progressive rock britannico Jem Godfrey allevia l’attesa del nuovo album con questo EP, “Others”, in cui il cantante e tastierista non si smentisce, tra rumorismi e campionamenti vari, ma soprattutto sperimentazioni e travalicazioni folli tra generi. “Others” però è solo un breve assaggio delle potenzialità dell’artista e della sua formazione, ed essendo il fratellastro e naturale proseguimento del precedente lavoro, non cade troppo lontano da quest’ultimo.

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